mercoledì 16 marzo 2016

Riflessi in uno specchio scuro di Sidney Lumet, film su un poliziotto che diventa più violento del criminale che ha sotto torchio. Intelligente, provocatorio, con un cast eccezionale (Sean Connery così cattivo non si è mai visto)

Oggi vi voglio parlare di un un film di parecchi anni fa. Un film piuttosto crudo e brutale diretto da un autore sempre (o quasi) fantastico.
Mi riferisco a Riflessi in uno specchio scuro di Sidney Lumet.
Ecco la recensione:





Riflessi in uno specchio scuro (The Offence) di Sidney Lumet del 1972. Con Sean Connery, Trevor Howard, Vivien Merchant, Ian Bannen, Peter Bowles. (112 min. ca.)
Il sergente Johnson (Connery) mette sotto torchio Kenneth Baxter (Bannen), presunto pedofilo che avrebbe mandato poche ore prima in ospedale una ragazzina e avrebbe ucciso e abusato di altre minori. La sua sete di giustizia, la sua rabbia verso quei criminali, ma soprattutto la troppa violenza vista in tutti quegli anni di lavoro, lo fanno esplodere in un raptus altrettanto violento, tale da rendere in fin di vita l'uomo. 




















Interessante e controverso film a metà tra poliziesco e dramma che tratta dei temi delicatissimi usando dei toni brutali, dei modi quasi ripugnanti. 
Chi ha ragione fra i due? Johnson fa bene a malmenare quell'essere disgustoso, oppure è diventato lui stesso tanto deviato e malato di mente che si può considerare suo pari? Si parte con il ralenti straniante del momento clou dello sfogo allucinato, per poi ritornare indietro con flashback e terminare con un finale circolare. 
Tutto per spiegare di volta in volta qualcosa in più su quell'interrogatorio (le scene vengono ripetute nella versione più estesa). 
Sidney Lumet ancora una volta non fa sconti a nessuno. Il suo stile tagliente e duro di narrare, il suo modo perfetto di dirigere gli attori rendendo credibile la vicenda, fanno capire allo spettatore che c'era soltanto un modo per raccontarla, ossia così come ha fatto lui. 
Con lucidità, cinismo, cattiveria, senza falsi moralismi. 
Unico difetto è il ritmo che in alcuni momenti cala leggermente. 
Il cast è eccezionale: uno Sean Connery così ambiguo e odioso non si è mai visto, ma anche Ian Bannen gli tiene testa (la sua risata è sconvolgente e sembra vera). Anche Trevor Howard non ha bisogno di presentazioni ed è credibile nel ruolo del detective sovraintendente che cerca di capire - senza riuscirci - le motivazioni che hanno spinto Johnson ad agire in modo così estremo. 
Violenza contro la violenza: ma è giusto? 
Provocatorio, morboso, intelligente. Un'opera minore e semisconosciuta di un grande autore che sa sempre e comunque stupire.
Da vedere. Consigliato. 


Voto: ***/***1/2







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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