lunedì 7 marzo 2016

Miss Julie di Liv Ullmann, film di forte impianto teatrale, versione cinemtografica della tragedia dello svedese August Strindberg. Passionale, viscerale, audace, con (solo) tre bravi attori. Spicca la protagonista Jessica Chastain che regala una performance geniale

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film particolare diretto da una grande attrice che si dimostra anche una grande regista. Qui dirige con maestria soltanto tre attori. (Che performance!)
Mi riferisco a Miss Julie di Liv Ullmann.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini SPOILER]:





Miss Julie di Liv Ullmann del 2014. Con Jessica Chastain, Colin Farrell, Samantha Morton. (120 min. ca.)
In una mezzanotte di mezza estate di fine ottocento, Julie (Chastain), venticinquenne, figlia di un barone, mentre il padre è in trasferta, cerca di sedurre John (Farrell), da sempre innamorato di lei ma ormai impegnato con Kathleen (Morton), la cuoca. 























Tratta dalla tragedia dello svedese August Strindberg e sceneggiata dalla stessa Ullmann, è una pellicola di forte impianto teatrale, anzi, vero e proprio teatro filmato, con molte concessioni però visivamente d'impatto ed esteticamente poetiche (vedasi la scena finale). 
Dramma d'atmosfera, ha un pathos che mano a mano cresce sempre più e non molla lo spettatore. 
Il rapporto ambiguo e malato servo-padrona è messo in scena in modo impeccabile, soprattutto perché gli attori si prestano. Jessica Chastain regala forse una delle - non soltanto sue - performance migliori degli ultimi anni. C'è del genio nella sua recitazione. Anche se - volutamente - sopra le righe, la sua è una recitazione senza filtri, viscerale, totalmente immersa nel personaggio di questa folle ragazza. Il modo di pronunciare le battute e di coglierne tutte le sfumature e le sfaccettature fa venire i brividi: si rimane completamente senza parole ad ammirarla. Magnifica. Ma anche Colin Farrell sorprendentemente si rivela un'ottima spalla che sa tenerle testa. Così come Samantha Morton è credibile nel suo ruolo di donna innamorata ma tradita. 
Un triangolo da applausi a scena aperta. 
I dialoghi e le situazioni poi fanno il resto: serrati, duri, paradossali. È un continuo affermare e ritrattare, un volere e non volere che sottolinea le convenienze e le differenze sociali ai quali i protagonisti non si possono sottrarre. 
La Ullmann dirige con polso, rendendo l'opera accessibile e coinvolgente, sapendo cosa dire e come dirlo, riuscendo a sottolineare quello che più le interessa: i volti stravolti, sfiniti, il senso di abbandono del castello. Sa utilizzare bene gli interni. C'è molto Bergman - soprattutto all'inizio, con le pareti rivestite di rosso come in Sussurri e grida* - anche stilisticamente: l'eleganza che non diventa mai trivialità neanche nelle scene più forti. E di queste scene ce ne sono eccome: violente (su animali, tra l'altro). 
Un film che inizialmente sembra voler raccontare la classica storia d'amore impossibile, ma piano piano scatena tutta la sua brutalità. 
Cupo, straziante, sofferente come i suoi stessi personaggi che non trovano pace. L'angoscia attanaglia anche chi lo guarda e lo terrà imbrigliato anche dopo la visione. Davvero notevole. Incantevole e suggestivo l'uso della musica classica (sempre di gusto "bergmaniano". Schumann, Schubert, Bach). Un gioiello passionale e audace, dalle immagini ispirate (quasi dei dipinti).
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2









Il trailer:





Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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