Mi riferisco a Room di Lenny Abrahamson.
Ecco la recensione:
Room di Lenny Abrahamson del
2015. Con Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, Sean Bridgers,
William H. Macy, Megan Park. (118 min. ca.)
Jack (Tremblay) compie cinque anni. Vive
con sua madre Joy (Larson) in quella che loro due chiamano "stanza".
In realtà Joy era stata rapita da un pervertito, "Vecchio Nick"
(Bridgers), sette anni prima, rinchiusa dentro ad un capanno per gli attrezzi, e da
uno degli stupri è nato lui. Avendo sofferto abbastanza e,
soprattutto per suo figlio, Joy cercherà un modo per fuggire.
Film
drammatico, tratto dal romanzo di Emma Donoghue Stanza, letto,
armadio, specchio, che con molta facilità riesce descrivere le
esistenze di questi due personaggi e fa percepire allo spettatore
tutta sofferenza che una vita da reclusi (e da vittima di abusi)
causa.
Ricco di tensione soprattutto nel momento della fuga del
piccolo Jack, la pellicola cambia sorprendentemente direzione verso
la metà quando Jack e Joy si ritrovano ad affrontare il mondo reale,
a ritornare alla vita vera, la vecchia vita per Joy, una tutta nuova
per Jack.
Con i sensi di colpa, le paure, la non accettazione di ciò
che è accaduto, forse anche per colpa dell'intrusione dei media che
si intromettono e indagano mediante interviste con domande
provocatorie.
I due personaggi poi devono fare i conti con un altro
tipo di reclusione: quella per sottrarsi dalle insidie dei germi e,
per l'appunto, della stampa/televisione. Il regista riesce a ricreare
anche per questa parte quel clima soffocante. La casa dagli interni
un po' particolari con soppalchi e scale è di aiuto. Bravissimi gli
attori. Brie Larson interpreta perfettamente una ragazza normale,
comunissima, che deve affrontare qualcosa più grande di lei, anzi,
che questa esperienza orribile ha fatto crescere prima del dovuto. E
soprattutto una madre che farebbe qualsiasi cosa pur di proteggere
suo figlio prima dal "Vecchio Nick" e poi dalle altre
persone, anche soltanto la famiglia, ormai estranee per lei. Una
performance sentita, di sottrazione, molto spontanea, sincera negli
intenti. Ma l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista e la quantità di premi ricevuti è alquanto esagerata, considerando le altre nominate che hanno lavorato di finezza, sul non detto, con gli sguardi (la Blanchett e la Rampling). Fantastico il piccolo Jacob Tremblay, che è riuscito ad
immedesimarsi nel suo Jack con convinzione e dolcezza. Bravissima
anche Joan Allen nel ruolo della nonna di Jack. Cameo (poco
simpatico) di William H. Macy nel ruolo del padre di Joy.
Un film
molto curato anche dal punto di vista della sceneggiatura (della
stessa Donoghue), ben fatto. Si respira un'atmosfera da cinema
indipendente che strizza però l'occhio al grande pubblico. Infatti
qualche colpo basso c'è (ed è normale avendo una storia con
un bimbo) e in effetti le ultime battute sembrano un po' telefonate,
seppur plausibili per gli eventi e il contesto.
Tuttavia il rapporto
madre-figlio (esclusivo e di dipendenza) è affrontato in modo così
realistico, così delicato, che cancella anche qualche difettuccio (a
anche alcune forzature narrative).
Colonna sonora mai invadente e
appropriata.
Da vedere. Consigliato.
Voto: ***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento