giovedì 30 aprile 2015

Cake di Daniel Barnz, commedia drammatica non troppo originale ma piacevole. Con Jennifer Aniston ben calata nella parte della protagonista

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Una commedia drammatica non particolarmente originale ma coinvolgente.
Mi riferisco a Cake di Daniel Barnz.
Ecco la recensione:




Cake di Daniel Barnz del 2014. Con Jennifer Aniston, Adriana Barraza, Sam Worthington, Anna Kendrick, Felicity Huffman, William H. Macy, Chris Messina, Mamie Gummer, Rose Abdoo, Camille Guaty, Ashley Crow, Paula Cale. (92 min. ca.)
Claire Simmons (Aniston) è una donna - presumibilmente ex avvocato - che porta cicatrici sul corpo e sull'anima per un incidente stradale in cui ha perso il figlioletto. Diventata dipendente da farmaci antidolorifici, non riesce a frequentare con pazienza il gruppo di ascolto e usa il cinismo anche per commentare la morte per suicidio di Nina (Kendrick), una di loro. Con un po' di coraggio - e quasi morbosamente - si avvicina al marito della giovane, Roy (Worthington), per cercare di trovare un senso a quella scelta estrema per poterla ripetere lei stessa. Troverà un vero appoggio però sia nell'uomo (che ha anche un figlio) che nella sua domestica/infermiera/autista Silvana (Barraza). Inoltre le allucinazioni da medicinali e dolori la fanno interagire con il fantasma di Nina. Diventerà una sorta di coscienza. 











Piccola commedia drammatica dalle giuste intenzioni e dalla storia semplice, forse troppo. Nonostante le situazioni possano apparire viste e strariviste, è stato evitato il solito cliché della storia d'amore per mostrare al suo posto due amicizie sincere e disinteressate (di Roy e Silvana) che aiuterà la protagonista a risollevarsi (anche letteralmente) e ad affrontare i dolori (sia fisici che mentali), recuperando i ricordi che stava mettendo da parte. 
La vera sorpresa è Jennifer Aniston in un ruolo un po' inconsueto per lei. Senza trucco (ma il lavoro pessimo del chirurgo sugli zigomi viene ahimè accentuato), imbruttita, riesce a dare a Claire molte sfumature. Il suo personaggio ha sì la battuta sempre pronta - vera lingua tagliente - (e in questo la Aniston è sempre all'altezza. I tempi comici sono il suo forte), ma è anche una donna sofferente, distrutta e arrivata al limite e ciò viene reso con una spontaneità incredibile, senza filtri, dimostrando di saper recitare un ruolo che non sia sempre simile alla Rachel di Friends. La responsabilità è tutta sulle sue spalle (ed è anche uno dei produttori esecutivi) e lei sembra crederci sul serio. Bisogna ammettere però che la co-protagonista Adriana Barraza le sta dietro. Sam Worthington invece è poco incisivo. E Anna Kendrick non spicca (giustamente).
Si tratta dunque di un film molto piacevole con un bel mix bilanciato di generi, senza troppe scene patetiche (ma qualcuna un po' furbetta c'è) – e con qualche elemento surreale/onirica non disturbante - che scorre velocemente forse senza colpo ferire. 
Comunque da vedere per curiosità. Consigliato.


Voto: **1/2







Il trailer:








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mercoledì 29 aprile 2015

Captain Phillips - Attacco in mare aperto di Paul Greengrass, thriller ad alto tasso d'azione che ripercorre la vicenda del vero comandante Phillips che nel 2009 fu preso in ostaggio da alcuni pirati somali. Ben diretto, ben recitato, dal ritmo sempre teso, è un ottimo film d'intrattenimento

Oggi vi voglio parlare di un film recente basato su una storia vera e su un'autobiografia.
Ben realizzato e ben recitato, è stato davvero una sorpresa per quanto mi riguarda.
Mi riferisco a Captain Phillips - Attacco in mare aperto di Paul Greengrass.
Ecco la recensione:




 
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (Captain Phillips) di Paul Greengrass del 2013. Con Tom Hanks, Barkhad Abdi, Barkhad Abdirahman, Faysal Ahmed, Mahat M. Ali, Catherine Keener, Michael Chernus, David Warshofsky, Corey Johnson, Chris Mulkey, Yul Vazquez, Max Martini, Omar Berdouni, Issak Farah Samatar. (134 min. ca.)
Nell'aprile 2009 il capitano Richard Phillips (Hanks) partito con la nave Maersk Alabama per una spedizione umanitaria (Programma Alimentare Mondiale) nel Corno D'Africa caricata con tonnellate di cointainer, si trova ad affrontare con la sua truppa quattro pirati somali armati di fucili AK-47 con a capo Abduwali Muse (Adbi), i quali dapprima riusciranno a salire rocambolescamente sulla nave e successivamente prenderanno in ostaggio lo stesso Phillips - il quale si era offerto volontario, in pratica - nella scialuppa di salvataggio. La notte successiva Muse verrà convinto a salire nella nave di salvataggio per una fantomatica negoziazione (il 30.000 dollari in contanti ricevuti dal protagonista non sono bastati). A quel punto il capitano rimarrà in balia degli altri tre. La mobilitazione della task force con i cecchini pronti a farli fuori scatenerà un avvincente epilogo. 



















Tratta dall'autobiografia del capitano Richard Phillips Il dovere di un capitano, è una pellicola dallo spiccato realismo pur con qualche minima differenza dalla storia vera. 
Girata in mare aperto a Malta con la nave gemella - Alexander Maersk - di quella assaltata dai pirati (tranne le scene della scialuppa girate in una "piscina") con meticolosità e precisione (tecnicamente è ineccepibile) sfruttando inoltre anche gli spazi interni e angusti, con un'ottima gestione delle luci e delle riprese che conferiscono all'opera delle atmosfere da documentario come se fossero estemporanee, improvvisate (ed invece è stato tutto preparato fino alla nausea). 
Grande importanza ha avuto, come detto, l'impiego di una nave vera e non una ricostruzione nei teatri di posa o soltanto di computer grafica e l'intuizione dello stesso Greengrass (che si capisce essere avvezzo al genere di azione ed inseguimenti) nell'utilizzare attori quasi non professionisti provenienti proprio dalla Somalia (ma che sapessero parlare anche l'inglese). 
Barkhad Abdi (candidato all'Oscar come Miglior Attore Non Protagonista) è straordinario, credibile: riesce a tener testa a Tom Hanks. Gli altri non sono da meno (piccolo aneddoto: hanno girato tutto personalmente, senza stuntmen e si erano ritrovati a faccia a faccia con il resto degli attori nel momento stesso in cui venne girata la scena dell'attacco alla Maersk Alabama). Dal canto suo Tom Hanks è riuscito ad umanizzare un personaggio che poteva risultare il solito stereotipo dell'eroe piatto e monocorde (confrontarsi con il reale Phillips lo avrà aiutato). Un ruolo difficile che invece grazie a lui ha molte sfumature risultando convincente (ed è forse una delle sue migliori prove della sua carriera) sia nel manifestare la sorpresa iniziale - e via via la paura - che lo stato di shock finale in una scena davvero commovente. 
Ritmo teso, incalzante e ansiogeno, montaggio serrato, musica convenzionale che però non prevale sulle immagini - come purtroppo accade spesso - perciò ben bilanciata, per un thriller d'avventura sincero nelle intenzioni che svicola dal film prettamente di genere per raccontare senza tanti fronzoli la vicenda. 
Il solito patriottismo e filoamericanismo (ma era inevitabile a ben vedere. Le cose erano andate così) viene tenuto a bada e non disturba. 
Ottimo intrattenimento intelligente, appassionante dai primi minuti. 
Anche la lunghezza non è un difetto. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.


Voto: ***1/2






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lunedì 27 aprile 2015

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I di Francis Lawrence, terzo capitolo (diviso in due) della famosa saga. Debole, piatto, solo un prologo, un'anticipazione per quello che sarà il film successivo. Cast sprecatissimo (e ultimo lavoro di Philip Seymour Hoffman)

Oggi vi voglio parlare di un film recente che più commerciale non si potrebbe. Terzo capitolo di una saga per i teenager.
Mi riferisco a Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I di Francis Lawrence.
Ecco la recensione:




Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I (The Hunger Games: Mockingjay - Part 1) di Francis Lawrence del 2014. Con Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Willow Shields, Sam Claflin, Jena Malone, Mahershala Ali, Natalie Dormer, Evan Ross, Wes Chatham, Elden Henson, Paula Malcomson, Patina Miller, Robert Knepper, Sarita Choudhury, Stef Dawson. (123 min. ca.)
Terzo film della saga che ha come protagonista Katniss Everdeen (Lawrence) e il suo mondo distopico. Qui si prepara ufficialmente a diventare il capo della rivolta: la Ghiandaia Imitatrice che dal Distretto 13 è pronta a scatenare la guerra a Capitol City e contro il presidente Snow (Sutherland). Ritroverà i suoi amici ed anche il suo Peeta (a cui però è stato fatto il lavaggio del cervello e sottoposto a torture dallo stesso Snow e sottoposti). 















Questa è soltanto la prima parte e si sente, si capisce che ci si trova davanti ad un prologo ed immediatamente diventa un difetto. 
È un'introduzione col culmine nel finale e una brusca interruzione (vero e proprio cliffhanger come nelle serie tv). 
Se l'operazione fosse stata realizzata apposta per creare qualcosa di imperdibile ed evitare troppi tagli della storia, sarebbe stata una scelta discutibile ma non così sbagliata. 
Ma si sanno i motivi - di botteghino - per cui è stata scelta questa strategia. 
E allora si può affermare senza timori che è un film inutile. Non abbastanza appassionante nonostante faccia rimanere con il desiderio (quasi) di vedere la parte successiva con la soluzione e finalmente il trionfo dei buoni. 
Le atmosfere cupe, le ambientazioni, e il lato visivo sono molto centrati e convincenti.
Il cast è ricco ma sprecato (è inolte l'ultimo lavoro del grande Philip Seymour Hoffman che morì proprio durante le riprese): anche Jennifer Lawrence è sottotono (seppur qui si dimostri sempre all'altezza - probabilmente perché deve interpretare una giovane, quale è lei e non una donna vissuta - e sfoderi un'espressività che in altri film non ha. E canticchia pure bene). Anche la "novità" Julianne Moore è piatta. Il migliore del gruppo rimane sempre Donald Sutherland: credibile in ogni singola parola che dice e in ogni sguardo. Davvero inquietante. 
Carina anche la colonna sonora curata da Lorde (sua anche la canzone nei titoli di coda, Yellow Flicker Beat), ma è tutto senza mordente.
La regia non è malvagia e neanche la sceneggiatura a dire il vero, ma - per l'appunto - è tutto un girare intorno alla questione senza mai arrivarci. 
Certo, se si dovesse considerare il target a cui è destinato, il livello non sarebbe così mediocre, anzi. Se lo si prende come una qualsiasi altra pellicola allora proprio non ci siamo. 
Fin da subito non si vede l'ora termini. 
Probabilmente se fosse stato realizzato interamente accorciando tutta questa parte il risultato sarebbe stato godibile (com'era successo con gli altri due. Avranno avuto mille altri difetti ma scorrevano lisci). 
Film non necessario (o utile solo per chi lo ha fatto e per il ritorno economico).
Da vedere solo per curiosità (e per continuità).

Voto: **







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sabato 25 aprile 2015

CULT: Ferro 3 - La casa vuota di Kim ki-duk, film suggestivo e affascinante dapprima crudo e realistico ed infine sognante e surreale. Ottimi attori, regia e sceneggiatura solide

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa diventato già di culto. Un film coreano molto suggestivo.
Mi riferisco a Ferro 3 - La casa vuota di Kim Ki-duk.
Ecco la recensione:




Ferro 3 - La casa vuota (Bin-jip) di Kim Ki-duk del 2004. Seung-yeon Lee, Hee Ja, Hyuk-Ho Kwon, Jin-Mo Joo, Jeong-Ho Choi. (88 min. ca.)
Tae-Suk (Ja) è un giovane che entra nelle case vuote e si comporta come se fosse a casa propria. Non ruba ma cucina, semmai dorme, lava la biancheria dei proprietari, aggiusta oggetti guasti. Un giorno viene sorpreso da Sun-Hwa (Lee), una ragazza sposata con un uomo violento. Il ragazzo lo mette fuori combattimento momentaneamente usando come arma una mazza da golf (ferro 3 per l'appunto) e palline. Diventerà l'amante (ma prima di tutto tenero amico) di lei, che lo seguirà dappertutto nelle sue "bravate". Un equivoco li allontanerà. Ma non per sempre. O almeno, così pare. 












Una storia affascinante narrata con lucidità, intelligenza e in modo scorrevole e conciso. 
Il finale onirico/sognante (da non svelare) - e surreale - dà una svolta alla trama realistica e cruda spiazzando lo spettatore che probabilmente si sarebbe aspettato ben altro (magari usando molta azione). 
Non è una fine positiva, anzi. Ma può avere più chiavi di lettura e in questo sta il bello. 
Sguardo attento e preciso sugli ambienti, tempi riflessivi e non troppo dilatati, attori espressivi, sceneggiatura solida (come del resto la regia, manco a dirlo) per un film suggestivo, appassionante e romantico. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.


Voto: ***1/2







Il trailer:







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