venerdì 26 gennaio 2018

#Oscar2018 #AcademyAwards2018 - Scappa - Get Out di Jordan Peele, thriller/horror che non riesce del tutto a fare una satira sottile, nonostante gli intenti. La tensione, che effettivamente spesso è presente, non basta. Bravissimo ed espressivo il protagonista Daniel Kaluuya

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un thriller/horror coinvolgente che si perde nel finale. Ha avuto molto successo per la tematica satirica al suo interno e ha ricevuto ben quattro nomination all'Oscar.
Mi riferisco a Scappa - Get Out di Jordan Peele.
Ecco la recensione [Attenzione: immagini SPOILER]:






Scappa - Get Out (Get Out) di Jordan Peele del 2017. Con Daniel Kaluuya, Allison Williams, Bradley Whitford, Catherine Keener, Caleb Landry Jones, Lil Rel Howery, Betty Gabriel, Marcus Henderson, Lakeith Stanfield, Stephen Root, Erika Alexander. (103 min. ca.)
Chris Washington (Kaluuya) è un fotografo di colore che deve andare a conoscere i genitori della sua fidanzata Rose (Williams), bianca. Già la giornata non inizia bene dato che i due investono un cervo (e ciò turba Chris e lo riporta all'incidente in cui perse la vita sua madre), poi, arrivati alla tenuta in mezzo ad un bosco, le cose sembrano andare meglio. I rapporti con i suoceri sembrano ambigui ma cordiali. Eppure i due domestici - di colore, tra l'altro - appaiono stranissimi e Chris comincia a insospettirsi. Inoltre la madre di Rose (Keener), psichiatra, lo ipnotizza... 























Thriller/horror che fa ironia e satira grottesca sul perbenismo e liberalismo della società bianca borghese. 
Regge bene i tempi, con la tensione sempre più crescente man mano che i i minuti passano: lo spettatore vive praticamente l'esperienza del protagonista insieme a lui. 
Molto ansiogeno, ha delle scene realmente impressionanti e morbose che inquietano e turbano. 
Il cast è in parte: su tutti spiccano il bravo ed espressivissimo protagonista Daniel Kaluuya, Lil Rel Howery, la componente comica (sempre presente in questo genere di film e forse in questo caso è anche l'elemento che stride con il resto) e Betty Gabriel che interpreta la sinistra domestica Georgina.
Nonostante tutti i pregi, spiccano anche dei grossi difetti: tutto funziona più o meno perfettamente fino ai tre quarti, quando viene svelato l'ingranaggio e il motivo per cui Chris si trova lì. 
Il finale è telefonato, da horror e thriller ingenuo e di bassa lega, che manda in malora tutti gli intenti iniziali, facendo risultare l'opera come poco coraggiosa, pulitina, corretta. 
Peele (autore anche della sceneggiatura) avrebbe potuto osare e non l'ha fatto. Un peccato. Le quattro nomination all'Oscar (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Attore Protagonista) sono eccessive. 
Comunque da vedere, dato che in molte parti è convincente e coinvolge. Consigliato. 


Voto: **1/2/***

 





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giovedì 25 gennaio 2018

#Oscar2018 #AcademyAwards2018 - Baby Boss di Tom McGrath, film d'animazione intelligente e simpatico con una storia avvincente (dal finale un po' telefonato)

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film di animazione DreamWorks che ha avuto la nomination come Miglior Film di Animazione (ovviamente) per i prossimi Oscar.
Mi riferisco a Baby Boss di Tom McGrath.
Ecco la recensione:





Baby Boss (The Boss Baby) di Tom McGrath del 2017. Tim è un ragazzino di sette anni e mezzo felice con i suoi genitori che gli raccontano le storie e gli cantano la sua canzone preferita (Blackbird dei Beatles) prima di andare a letto. Un bel giorno arriva in casa sua un "fratellino". Ma non è un bambino qualsiasi: è un Baby Boss dell'azienda Baby Corp, nella quale sono preoccupati che i cuccioli sostituiscano i bambini... 












Film d'animazione DreamWorks intelligente e simpatico, che riesce non solo a mostrare la gelosia che spesso i bambini più grandi hanno per i fratelli più piccoli, ma che riesce a fare un ritratto della società (edulcorato, ovviamente) impietoso per l'attaccamento agli animali, i quali davvero diventano dei sostituti di figli e vengono umanizzati e adorati più del dovuto.
Pieno di citazioni cinematografiche, Mary Poppins, Il Signore degli Anelli, ecc..., è un Toy Story che incontra Inside Out* che incontra James Bond, richiamato anche dalle bellissime musiche di Hans Zimmer. Il problema è che non si sa fin dove finisca l'ispirazione e inizi il "plagio". 
Rimane un film divertente, qualche volta forzato. Le scene d'azione sono ben fatte e funzionali. 
La storia è avvincente e ben costruita: complessa al punto giusto, con un finale prevedibile, ma con vari colpi di scena qua e là. 
Certo, non è la Pixar (anche come grafica ovviamente). Ma il risultato non è da buttare. Tom McGrath (regista dei due Madagascar) sa come dirigere una vicenda particolare e piena di ironia.
Nomination come Miglior Film di animazione? Sì e no. Rimane un prodotto per famiglie valido. 
Da vedere. Consigliato.

*Mie recensioni
Voto: ***




Il trailer:







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mercoledì 24 gennaio 2018

IN SALA #Oscar2018 #AcademyAwards2018 - L'ora più buia di Joe Wright, film biografico/storico/guerra che parla del periodo di insediamento di Wiston Churchill come Primo ministro della Gran Bretagna e del suo pugno fermo contro Hitler. Gary Oldman magistrale: l'opera sta tutta lì

Oggi vi voglio parlare di un film nei cinema in questi giorni. Un film biografico/storico diretto sì da un bravo regista, ma che ha come punto di forza l'interpretazione dell'attore protagonista.
Mi riferisco a L'ora più buia di Joe Wright.
Ecco la recensione:





 
L'ora più buia (Darkest Hour) di Joe Wright del 2017. Con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Ben Mendelsohn, Lily James, Ronald Pickup, Stephen Dillane, Nicholas Jones, Richard Lumsden, Jeremy Child, Samuel West, David Schofield, Adrian Rawlins, David Strathairn, Charley Palmer Rothwell. (114 min. ca.)
1940. Dopo le dimissioni di Neville Chamberlain (Pickup), Wiston Churchill (Oldman) diventa Primo ministro della Gran Bretagna. Malvisto inizialmente, dovrà decidere se continuare la guerra (insieme alla Francia) contro la Germania nazista o aprire delle trattative di pace con Hitler. 















Film biografico/storico/guerra piuttosto convenzionale - e romanzato - che in mano a Joe Wright diventa elegante e ha una certa misura, una certa dignità e compostezza. 
Ovviamente è retorico, pulitino, corretto e patriottico (d'altronde il regista è inglese). 
Il ritratto di Churchill è senza sconti da una parte, dall'altra si cerca di farlo risultare simpatico, di puntare sul suo essere goffo, sul suo - per l'appunto - umorismo inglese. 
Ben sceneggiato, avvincente, dal ritmo sempre teso, è un film realizzato con criterio e in linea col genere. 
La regia del suddetto Wright è sempre molto fine e qui è probabilmente più incisivo rispetto ad altre sue opere piatte e freddine (non che questo brilli per calore, tuttavia ha decisamente più intensità), benché appaia più impersonale. 
Il cast è ottimo: su tutti, come è ovvio, Gary Oldman (già vincitore del Golden Globe ed in odore di Oscar. La nomination è tra le sue mani). Magistrale, riesce a raggirare il pericolo di far diventare il suo personaggio una macchietta e di essere sopra le righe: diventa Churchill, vive nella sua pelle, espressivissimo persino sotto il magnifico trucco (altra nomination all'Oscar meritatissima). Ottimo anche Ben Mendelsohn nei panni di re Giorgio VI. 
Un film che, viste le altre pellicole già uscite (ed in uscita, almeno qui da noi), non meriterebbe la nomination all'Oscar come Miglior Film (invece avrebbe meritato una nomination la stupenda colonna sonora armoniosa e vibrante di Dario Marianelli, compositore fidato di Wright, che aveva vinto l'ambita statuetta per Espiazione*). 
Sa intrattenere senza dubbio e non è prolisso, ma a parte la vera chicca, cioè l'interpretazione di Oldman, non si può considerare così eccellente (o addirittura un capolavoro, come viene dipinto per spingere la gente al cinema). 
Comunque da vedere (in lingua originale, vi prego. Doppiato non ha senso). Consigliato. 

*Mia recensione
Voto: ***




 Il trailer:







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