Mi riferisco a Coco di Lee Unkrich e Adrian Molina.
Ecco la recensione:
Coco di Lee Unkrich e Adrian
Molina (Pixar). (109 min. ca.)
Miguel Rivera, un ragazzino messicano di Santa
Cecilia, nel Día de Muertos (1 e 2 novembre, come qui da noi), per
poter partecipare ad un contest di talent show come
chitarrista/cantante senza dirlo alla sua famiglia contraria da
generazioni alla musica per una brutta esperienza con un loro
parente, decide di rubare la chitarra del suo artista preferito (e il
più famoso in Messico) Ernesto de la Cruz (che capisce essere suo
pro-pro-zio). Ma finisce nella Terra dell'Aldilà, nel Regno dei
Morti, e per ritornare indietro avrà bisogno di una mano dai suoi
parenti defunti e da un apparentemente losco spirito: Héctor.
Film
d'animazione creato dalla Pixar e distribuito dalla Disney davvero
particolare per tematiche e di rara sensibilità e maturità.
Gioca
con il tabù della morte con delicatezza e buon gusto, infrangendolo
come poche altre volte era successo in un film per ragazzi
(sostanzialmente).
Si concentra poi soprattutto sull'importanza della
famiglia e del ricordo dei propri antenati e di quanto sia necessario
andare alla ricerca delle proprie radici, delle proprie origini.
E di non mitizzare i propri idoli, ma di cercare altresì di comprendere la loro storia e poi, semmai, farli propri, non abbandonando mai i sogni.
E di non mitizzare i propri idoli, ma di cercare altresì di comprendere la loro storia e poi, semmai, farli propri, non abbandonando mai i sogni.
Il tutto in salsa
messicana, con lo spirito giusto, senza forzature e con una grafica
eccezionale dai colori sfavillanti, con un uso incredibile della luce
finto-naturale (con candele. Nel cimitero, di sera), delle
panoramiche incredibili, una texture perfetta.
Apprezzabile inoltre
che le canzoni siano poche ed essenziali alla trama.
Ottimo il lavoro
di caratterizzazione dei personaggi principali. Pieno di momenti di
tenerezza, fa sorridere occasionalmente e mai a caso (e i momenti
simpatici, quando arrivano, sono impagabili), fa riflettere e
commuovere.
Gli ultimi minuti mettono a dura prova anche i più
glaciali: impossibile non piangere senza ritegno.
Ma tutto fila e se
la cosa potrebbe apparire ricattatoria, non dimentichiamoci che ha
una funzione ben precisa e la morale è ben chiara (inoltre era
inevitabile, non poteva che terminare così).
Un film dolcissimo e al
contempo brutale, senza giri di parole, che riesce a parlare ad un
pubblico vasto: forse proprio i più piccoli potrebbero non capire
del tutto il significato di certi momenti, perché non hanno ancora
chiaro il concetto di morte e sanno a spanne cosa voglia dire perdere
un proprio caro. Ma offre in ogni caso una grande lezione.
Una gioia
per gli occhi e per il cuore.
Da vedere e rivedere (meglio ora, al
cinema).
Da dimenticare invece - a parte la perfezione grafica
indiscutibile - il cortometraggio eterno (di 22 minuti, troppi) de Le avventure di Olaf (il pupazzo di neve di Frozen*
che parla sì anche questo di tradizioni e fa ridere qua e là, ma è
anche troppo melenso, prolisso e ha delle canzoni imbarazzanti.
*Mia recensione
Voto: ****
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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