Mi riferisco a L'inganno di Sofia Coppola.
Ecco la recensione:
L'inganno (The Beguiled) di Sofia Coppola del
2017. Con Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning,
Angourie Rice, Oona Laurence, Emma Howard, Addison Riecke, Wayne
Pére. (94 min. ca.)
1864, durante la guerra di Secessione. John McBurney (Farrell), soldato nordista, viene trovato nel bosco dalla giovane Amy (Laurence). Ferito, viene accompagnato da lei nel convitto femminile diretto da Martha Farnsworth (Kidman). Quest'ultima inizialmente non è convinta a volerlo salvare o, quantomeno, lo vorrebbe consegnare ai sudisti. Ma il fascino irresistibile dell'uomo la farà desistere. Fascino che conquisterà anche le altre ragazze, soprattutto Edwina Morrow (Dunst) e Alicia (Fanning), scatenando gelosie, competizioni tra di loro per avere la sua attenzione. Il malcontento e una strisciante morbosità porterà ad un terribile epilogo.
Film drammatico/sentimentale basato sul romanzo di Thomas P. Cullinan che aveva ispirato precedentemente, nel 1971, il film diretto da Don Siegel La notte brava del soldato Jonathan* con Clint Eastwood.
Più scarno e minimale (caratterista specifica del cinema della regista e questa volta funzionale all'opera) di quest'ultimo ed anche più trattenuto, meno ostentato e decisamente meno viscerale e violento, è però in questo caso coerente con i toni pacati dell'opera e coerente con il periodo nel quale è ambientato.
Per contro mostra in modo efficace quella snervante pruderie e il turbamento che porta il protagonista all'interno del convitto tutto preghiere e cucito.
Questo, in una cornice scenografica incantevole, con una fotografia che è una gioia per gli occhi, con un uso eccezionale della luce (naturale, spesso mediante candele), una composizione dell'immagine impeccabile e maniacale. Sorprendente la cura dei dettagli, gli accostamenti cromatici (anche dei costumi stupendi, altra cifra stilistica della Coppola).
Il cast è ottimo. Colin Farrell è perfetto nel ruolo, anche se talvolta sembra abbia poca verve. Ma le donne, loro sì sono eccezionali. Una Kidman etera e affascinante (nuovamente, dopo anni, per fortuna) ed espressiva, una Kirsten Dunst svenevole - ma al contempo piena di contegno - e accattivante come non lo era da tempo. Una Elle Fanning civettuola che parla con lo sguardo ed estremamente in parte. (Queste ultime sono le attrici feticcio della regista).
Con meno scene provocatorie ed erotiche - ebbene sì, la pellicola di Siegel osava e molto per l'epoca - ha dalla sua una classe e un'eleganza che mancava non solo al cinema di Sofia Coppola (che ritorna agli antichi splendori de Il giardino delle vergini suicide e Marie Antoinette), altresì al cinema in generale.
Tempi dilatati, trama meno complessa, ma il risultato è lì, che parla da solo, per merito di una regia consapevole, di polso (che ha meritatamente vinto a Cannes).
Un film affascinante, suggestivo, di una raffinatezza estetica raffinata, non privo di una sottile e cinica ironia.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. (Tra l'altro il doppiaggio non è per niente male).
*Mia recensione
Voto: ****
Il trailer:
1864, durante la guerra di Secessione. John McBurney (Farrell), soldato nordista, viene trovato nel bosco dalla giovane Amy (Laurence). Ferito, viene accompagnato da lei nel convitto femminile diretto da Martha Farnsworth (Kidman). Quest'ultima inizialmente non è convinta a volerlo salvare o, quantomeno, lo vorrebbe consegnare ai sudisti. Ma il fascino irresistibile dell'uomo la farà desistere. Fascino che conquisterà anche le altre ragazze, soprattutto Edwina Morrow (Dunst) e Alicia (Fanning), scatenando gelosie, competizioni tra di loro per avere la sua attenzione. Il malcontento e una strisciante morbosità porterà ad un terribile epilogo.
Film drammatico/sentimentale basato sul romanzo di Thomas P. Cullinan che aveva ispirato precedentemente, nel 1971, il film diretto da Don Siegel La notte brava del soldato Jonathan* con Clint Eastwood.
Più scarno e minimale (caratterista specifica del cinema della regista e questa volta funzionale all'opera) di quest'ultimo ed anche più trattenuto, meno ostentato e decisamente meno viscerale e violento, è però in questo caso coerente con i toni pacati dell'opera e coerente con il periodo nel quale è ambientato.
Per contro mostra in modo efficace quella snervante pruderie e il turbamento che porta il protagonista all'interno del convitto tutto preghiere e cucito.
Questo, in una cornice scenografica incantevole, con una fotografia che è una gioia per gli occhi, con un uso eccezionale della luce (naturale, spesso mediante candele), una composizione dell'immagine impeccabile e maniacale. Sorprendente la cura dei dettagli, gli accostamenti cromatici (anche dei costumi stupendi, altra cifra stilistica della Coppola).
Il cast è ottimo. Colin Farrell è perfetto nel ruolo, anche se talvolta sembra abbia poca verve. Ma le donne, loro sì sono eccezionali. Una Kidman etera e affascinante (nuovamente, dopo anni, per fortuna) ed espressiva, una Kirsten Dunst svenevole - ma al contempo piena di contegno - e accattivante come non lo era da tempo. Una Elle Fanning civettuola che parla con lo sguardo ed estremamente in parte. (Queste ultime sono le attrici feticcio della regista).
Con meno scene provocatorie ed erotiche - ebbene sì, la pellicola di Siegel osava e molto per l'epoca - ha dalla sua una classe e un'eleganza che mancava non solo al cinema di Sofia Coppola (che ritorna agli antichi splendori de Il giardino delle vergini suicide e Marie Antoinette), altresì al cinema in generale.
Tempi dilatati, trama meno complessa, ma il risultato è lì, che parla da solo, per merito di una regia consapevole, di polso (che ha meritatamente vinto a Cannes).
Un film affascinante, suggestivo, di una raffinatezza estetica raffinata, non privo di una sottile e cinica ironia.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. (Tra l'altro il doppiaggio non è per niente male).
*Mia recensione
Voto: ****
Il trailer:
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