sabato 28 febbraio 2015

St. Vincent di Theodore Melfi, commedia divertente con un Bill Murray più istrionico che mai. Dialoghi brillanti e intelligenti, un po' di furbizia e qualche momento stucchevole per un film piacevole

Oggi vi voglio parlare di un film recente molto simpatico. Una commedia brillante, dai dialoghi intelligenti e divertenti. Non manca qualche momento stucchevole ma è davvero una pellicola meritevole.
Mi riferisco a St. Vincent di Theodore Melfi.
Ecco la recensione:




St. Vincent di Theodore Melfi del 2014. Con Bill Murray, Melissa McCarthy, Jaeden Lieberher, Naomi Watts, Chris O'Dowd, Kimberly Quinn, Scott Adsit. (103 min. ca.)
Vincent (Murray) è un uomo di mezza età brusco, cinico, brontolone che passa la giornata per i bar e si è trascurato poiché l'adorata moglie Sandy è ricoverata in una clinica da ben otto anni. Farà irruzione nella sua vita Maggie (McCarthy), divorziata, madre di un bambino, Oliver (Lieberher) e che per forza di cose deve fare gli straordinari al lavoro come radiologa. A quel punto si ritrova ad aver bisogno proprio di Vincent come baby sitter (anche perché per un incidente lui e il bambino erano già rimasti insieme mezza giornata). Tra i due si instaurerà un rapporto speciale (non privo di incomprensioni fino alla fine). Oliver conoscerà anche Daka (Watts), una prostituta russa che aspetta un figlio da qualche suo cliente e sorta di "amante" di Vincent. 

















Commedia brillante dai dialoghi freschi e acuti (alcune frasi sono davvero intelligenti, altre permeate da un umorismo nero) che fortunatamente soltanto verso il finale vira sui toni melensi e strappalacrime (l'intento è più che riuscito) tutto al servizio di un Bill Murray protagonista assoluto più ispirato che mai. 
Con i personaggi come Vincent (simile a quello che ha nella serie Olive Kitteridge) ci sguazza: è a suo agio e lo spettatore ne rimane come al solito affascinato e si diverte con lui. Melissa McCarthy compare non tantissimo ma è molto convincente e in parte. Naomi Watts con l'accento russo e il pancione ha fatto capire che sa anche essere ironica (ma già lo si sapeva) e simpaticissima. Il bambino Jaeden Lieberher è un'autentica sorpresa. Sa tenere testa a tutti, anche a Bill Murray. Non è per niente lagnoso. Anzi, ha i tempi comici giusti, è molto carismatico e sembra credere in ciò che dice. 
Per il resto, se la storia è trita e ritrita e ricorda molti altri film, il ritmo è sempre costante e non ci sono vere e proprie cadute di tono. E se il finale, per l'appunto, può infastidire per la solita scena di applausi all'"eroe per caso" che fa tanto commedia all'americana, l'ironia del'ultima scena e soprattutto i titoli di coda con Bill Murray che gioca per circa cinque minuti con la pompa dell'acqua cantando Shelter From the Storm di Bob Dylan, fanno sorvolare anche i difetti. 
Un film leggero che intrattiene in modo intelligente senza pretese e strappa numerose risate. 
Diretto bene, con una sceneggiatura più che buona e interpretato divinamente. 
Da vedere. Consigliatissimo.


Voto: ***






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giovedì 26 febbraio 2015

Foxcatcher di Bennett Miller, film biografico/sportivo su due fratelli campioni di lotta libera e un coach con problemi esistenziali. Bravissimi attori (anche Steve Carell che si conferma all'altezza anche in ruoli non comici) per una pellicola un po' noiosa e didascalica

Oggi vi voglio parlare di un film recente - anche questo candidato agli Oscar - che a detta di molti è un ottimo film ma che io ho trovato un po' noioso. Sarà forse l'argomento, l'ambiente a non piacermi molto, ma tante pellicole pur trattanto un tema a me ostico mi hanno coinvolto. Questo non troppo. Comunque ha dei momenti veramente validi e degli attori bravissimi.
Mi riferisco a Foxcatcher di Bennett Miller.
Ecco la recensione:




Foxcatcher di Bennett Miller del 2014. Con Channing Tatum, Mark Ruffalo, Steve Carell, Sienna Miller, Anthony Michael Hall, Vanessa Redgrave. 1987. (134 min. ca.)
Mark Schultz (Tatum) è già un campione promettente di lotta libera, allenato da suo fratello maggiore Dave (Ruffalo), anche lui campione con una grande carriera. La vita gli cambia quando John du Pont (Carrell), milionario, lo vuole con sè nel team Foxcatcher. All'inizio vorrà anche suo fratello, poi accetterà il fatto che Dave abbia scelto di stare di più in famiglia. Nonostante le vittorie di Mark, in un impeto di rabbia e sfida, du Pont convince a Dave a trasferirsi nella sua tenuta con palestra, ecc..., annullando di fatto le dichiarazioni che gli aveva fatto sul non essere più l'ombra del fratello. A quel punto Mark sarà in enorme conflitto con tutti e due. Ma anche du Pont non sopporterà di essere messo da parte, fino all'uccisione con più colpi di pistola di Dave. 












Film biografico (Miller ormai è un esperto) - perciò storia vera - e sportiva che parla di famiglia, amicizia. E di una persona sola, John du Pont, sempre in cerca dell'approvazione della madre (Vanessa Redgrave) che proprio non riesce a capire il suo mondo. 
Stile registico molto introspettivo, per una pellicola dalla lentezza riflessiva. Ben girato, ben curato negli ambienti e con attori veramente bravissimi. 
Steve Carell è una sorpresa: che fosse bravo anche nei ruoli drammatici ne aveva dato prova, ma qui si è superato e complice il bel trucco, è riuscito a creare un personaggio complesso senza mai superare il limite. Molto misurato e in parte. Ruffalo è ogni volta una conferma. Channing Tatum molto credibile.
Purtroppo però, quando un autore si confronta con il genere biografico, deve fare i conti sempre con i soliti limiti: la didascalicità e una certa schematicità. Succede anche qui, tanto che verso la metà si percepisce una caduta di ritmo che perdura fino alla conclusione. Probabilmente la durata non aiuta (ma non è questo il problema principale). Il finale poi viene praticamente troncato, quasi come se non avessero avuto più voglia di girare. 
Rimane comunque un buon film con alcuni momenti crudi e forti, con un'intensità narrativa molto centrata. Peccato per la sceneggiatura un po' da snellire e qualche lungaggine di troppo. 
Comunque da vedere anche soltanto per le prove attoriali (bello rivedere Vanessa Redgrave). Consigliato.


Voto: **1/2/***






Il trailer:








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mercoledì 25 febbraio 2015

Lo sciacallo - Nightcrawler di Dan Gilroy, thriller ad altissima tensione che parla di giornalismo da quattro soldi e del potere dei media sulle notizie di cronaca nera. Con un Jake Gyllenhaal perfetto protagonista (da Oscar). Una rivelazione, un gioiello

Oggi vi voglio parlare di un film recente passato in sordina ma veramente fantastico. Parla di un tema sempre attuale in modo diretto e originale.
Mi riferisco a Lo sciacallo - Nightcrawler di Dan Gilroy.
Ecco la recensione:




Lo sciacallo - Nightcrawler di Dan Gilroy del 2014. Con Jake Gyllenhaal, Bill Paxton, Rene Russo, Riz Ahmed, Ann Cusack. (117 min. ca.)
Louis Bloom (Gyllenhaal) è un ladruncolo che vive di espedienti. Un giorno è testimone di un incidenti stradale vede dei tizi, tra cui Joe Loder (Paxton), reporter freelance, riprendere la scena senza farsi scrupoli, decide che può farlo anche lui. Compra una prima videocamera e una radio sintonizzata sulle stazioni della polizia e si fionda sui posti in cui avvengono incidenti, furti e sparatorie, prima delle unità. Con sè ha Rick (Ahmed), disadattato, che ha assunto come "stagista", che paga una miseria e che sfrutta e sottomette con dei discorsi e paroloni motivazionali e la promessa di una carriera futura. È in contatto con Nina (Russo), capo del reparto di cronaca nera di una piccola emittente televisiva. Comincerà a guadagnare sul serio, spingendosi sempre più oltre per uno scoop esclusivo. 























Grandissimo thriller ad altissima tensione che riesce a parlare in maniera lucida, diretta e non banale dell'etica giornalistica (un giornalismo di bassa lega) e televisiva. 
Il personaggio viscido, arrampicatore, arrivista e sciacallo - per l'appunto - di Lou, è l'emblema del reporter speculatore fomentato dall'emittente di turno. Jake Gyllenhaal, dimagrito dieci chili, dallo sguardo spiritato e furbo, è assolutamente eccezionale e soprattutto credibile nel suo ruolo di persona qualsiasi diventata ricca e importante soltanto sfruttando le occasioni drammatiche. Folle, freddo e senza dignità anche nelle situazioni più estreme e crude. Nessuno poteva rendere così bene una personalità così malata. Incredibile non sia stato almeno nominato agli Oscar come Migliore Attore. Rene Russo è altrettanto perfetta nell'interpretare una donna non più troppo giovane che sta aspettando una svolta. 
Tutto è ineccepibile: dal soggetto alla sceneggiatura (da Oscar. Probabilmente anche più meritevole di quella di Birdman*) dello stesso Gilroy (sceneggiatore, tra l'altro di The Bourne Legacy, diretto da suo fratello Tony) - qui al suo debutto (e che debutto!) dietro la macchina da presa - al montaggio, alla fotografia notturna e come detto, alla regia solida. 
Un film dalle tematiche sempre attuali (trattate più e più volte al cinema, è vero. Da Quinto potere di Lumet a Mad City di Costa-Gavras ad esempio) e realizzato con intelligenza e originalità. Di un cinismo raccapricciante, che riesce perfino a nauseare lo spettatore da quanta verità viene rappresentata. Un vero gioiellino. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 

*Mia recensione

Voto: ****








Il trailer:







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