domenica 22 febbraio 2015

IN SALA - La teoria del tutto di James Marsh, biografia sul fisico Stephen Hawking che si concentra principalmente sulla storia d'amore con la moglie (autrice dell'autobiografia) e tralascia il resto. Bella prova di Eddie Redmayne per un film troppo patinato, finto, che pare realizzato apposta per vincere qualche premio

Oggi vi voglio parlare di un altro film ancora al cinema visto sempre in lingua originale. A differenza delle ultime critiche, questo mi ha deluso moltissimo (ma già sapevo sarebbe andata così).
Mi riferisco a La teoria del tutto di James Marsh.
Ecco la recensione:





La teoria del tutto (The Theory of Everything) di James Marsh del 2014. Con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Emily Watson, Charlie Cox, David Thewlis, Harry Lloyd, Adam Godley, Maxine Peake, Simon McBurney, Enzo Cilenti, Charlotte Hope, Tom Prior, Frank Lebœuf. (123 min. ca.)
La biografia del fisico e astrofisico Stephen Hawking (Redmayne), famoso per gli studi sull'origine dell'universo e sui buchi neri, dal periodo universitario con la conoscenza della sua futura prima moglie Jane (Jones) ai primi segni della sua malattia, l'atrofia muscolare progressiva, alla costrizione sulla sedia a rotelle, il sintetizzatore vocale col quale può comunicare dopo un malore e il necessario intervento di tracheotomia che gli ha tolto l'uso della voce, la nascita dei figli, una nuova moglie, Elaine Mason (Peake) - sua infermiera, - la pubblicazione del suo libro, le conferenze. 





















Tratto dall'autobiografia di Jane Wide Hawking Verso l'infinito, è un film ricattatorio, che usa tutti gli espedienti del caso per smuovere le lacrime allo spettatore. Fin dalla prima scena con la fotografia piena di filtri e l'effetto sfocato. 
Ovviamente parla quasi esclusivamente della storia d'amore tra Hawking e e la moglie, tralasciando - a parte alcuni momenti - la parte teorica e i suoi studi. 
Che dovesse essere romanzato era inevitabile vista la fonte, ma qui è tutto troppo stridente, patinato, perfettino, dalla bella confezione, tanto da divenire perfino insopportabile. 
Eddie Redmayne è davvero molto bravo: una metamorfosi incredibile. Per contro, si percepisce anche una certa freddezza (non per colpa sua, ma per via del taglio che il regista e la sceneggiatura hanno dato a questa pellicola e per il genere stesso: schematico, a compartimenti stagni, con vere e proprie fasi precise). Felicity Jones è molto carina, espressiva e in parte ma, quando il triangolo amoroso diventa troppo ingombrante, anche lei diventa patetica (e Marsh non fa altro che sottolinearlo inquadrando particolari e sospiri d'amore). 
Certe scene sono involontariamente comiche con lei che va in chiesa dopo che Hawking l'ha lasciata per l'infermiera che gli permetteva di leggere Penthouse (altri due momenti forzati) e bacia subito Jonathan (Cox), colui il quale l'aveva aiutata e non vedeva da anni (tra l'altro). In quel punto probabilmente il pubblico si aspettava addirittura la corsa al rallentatore. 
Ma altre scene madri sono talmente finte da far storcere il naso. Ad esempio alla fine della conferenza con tutti che applaudono e la musica che aumenta di volume (la colonna sonora è del pur bravo Jóhann Jóhannsson). 
Oppure i particolari quando nascono i figli, con il neonato che gli tocca il naso, tutto in un vortice di immagini mielose. No, non ci siamo. 
È un film "acchiappa Oscar" (chissà se ne vincerà almeno uno: quest'anno sarà una dura lotta per fortuna) ed anche irrispettoso nei confronti dello spettatore perché strappalacrime, pieno di ricatti emotivi. 
Da vedere per curiosità e solo esclusivamente per vedere il grande lavoro di Eddie Redmayne. Il resto si può tralasciare.


Voto: **1/2 (E sono stata anche troppo buona)









Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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