Mi riferisco a Suburra di Stefano Sollima.
Ecco la recensione:
Suburra di Stefano Sollima del
2015. Con Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Alessandro Borghi,
Elio Germano, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Adamo Dionisi,
Giacomo Ferrara, Antonello Fassari, Jean-Hugues Anglade, Nazzareno
Bomba, Marco Zangardi, Andrea Pennacchi, Pascal Zullino, Davide
Iacopini, Simone Liberati. (135 min. ca.)
2011. La corruzione a Roma tra politica,
Chiesa, mafia. Il Papa si vuole dimettere, c'è la crisi di Governo e
nei sette giorni precedenti si scatena una guerra tra bande per il
controllo della città e periferia (Ostia). Tutto parte quasi
involontariamente da un "incidente" accaduto all'Onorevole
Filippo Malgradi (Favino), che rimane coinvolto nella morte
accidentale di una delle due escort, minorenne tra l'altro, con cui
aveva passato una notte di sesso e crack... Ma le storie parallele finiscono per intrecciarsi.
Film di mafia/noir
ambientato in una Roma - quasi sempre - piovosa, tratto dal romanzo
omonimo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, autori anche della
sceneggiatura insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia.
Atmosfere
affascinanti, grande abilità nel girare scene di sparatorie e
vendette varie (fantastica quella nel supermercato) e nel dirigere
gli attori.
Pierfrancesco Favino è eccezionale, convincente nel ruolo del politico corrotto. Elio Germano sempre
una conferma anche se in verità fa poco. Alessandro Borghi una delle scoperte di quest'ultimo
anno - anche in Non essere cattivo*, insieme ad un'altra
scoperta: il fuoriclasse Luca Marinelli - con quel suo sguardo
allucinato e il suo modo di recitare molto moderno, "americano",
naturale e dall'espressività eccezionale. Il suo "Numero Otto",
un pesce piccolo che pagherà il suo atteggiarsi da proprietario di
Ostia, è uno dei personaggi più belli del film e lui uno dei più
bravi del cast. Claudio Amendola di recente sembra aver imparato a
recitare e ha la fisicità giusta per il pacato "Samurai",
altro boss della zona. Tutti gli altri sono una buona spalla.
Quello
che lascia un po' a desiderare è la caratterizzazione di questi
stessi personaggi, che risultano bidimensionali.
Inoltre la
sceneggiatura appare fallace: gli avvenimenti si susseguono con
pressapochismo - cosa che va bene per un libro, lasciando
all'immaginazione del lettore il compito, ma in un'opera
cinematografica così complessa e per niente astratta, la precisione
è tutto. Che fine fa il bambino di Malgradi? E la storia del Papa
viene ripresa solo per pochi secondi. Sono una sorta di MacGuffin per
far procedere la storia, ma avrebbero dovuto avere un'importanza
maggiore.
Poi appare stereotipato, forzato in alcuni punti.
Pare
proprio uscire così com'è dal romanzo; è patinato e caricato
dall'inizio alla fine: di conseguenza risulta piatto e non gode di un
vero climax narrativo (forse per i troppi omicidi sparsi in tutta la
vicenda).
L'epilogo arriva brutale e freddo, ma senza sconvolgere,
nonostante abbia un gran significato e la scena in sé abbia la
giusta suggestione.
Tuttavia, mettendo mettendo in secondo piano questi
difetti, è un film coinvolgente (alcuni momenti sono di grande
impatto), che mescola con sapienza la realtà e la fiction.
Probabilmente risente di una fattura televisiva e del suo essere così
"esasperato", oltre al raccontare cose già viste.
Se lo si
prende per quel che è, un film di genere, si rimarrà soddisfatti.
Se invece si vuole la brutalità diretta, senza filtri (parlando di
filtri, anche qui come in Gomorra, il solarium è un
luogo nefasto) e del "neorealismo", allora si rimarrà
inevitabilmente delusi. Comunque da vedere. Consigliato.
*Mia recensione
Voto: **1/2
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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