Mi riferisco a Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson.
Ecco la recensione:
Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited) di Wes
Anderson del 2007. Con Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman,
Amara Karan, Wallace Wolodarsky, Waris Ahluwalia, Irrfan Khan, Barbet
Schroeder, Camilla Rutherford, Anjelica Huston, Bill Murray, Natalie
Portman. (91 min. ca.)
Francis (Wilson), Peter (Brody) e Jack (Schwartzman) Whitman
sono tre fratelli newyorkesi che, dopo la morte del padre, partono
per l'India per rivedere la madre (Huston) che nel frattempo è
diventata suora e non si è fatta vedere al funerale del marito. Dopo
un viaggio interminabile finiranno per trovare sì la madre, ma
soprattutto ritrovare se stessi.
Commedia drammatica surreale e
agrodolce – speziata, in salsa orientale - originalissima e, come
al solito con Wes Anderson, bizzarra e colorata.
E quale migliore
occasione per sfruttare questi colori sgargianti in tutte le varie
tonalità se non ambientarla in India così da poter giocare anche
con le scenografie un po' kitsch (ma sempre di gusto fine,
intendiamoci), la fotografia brillante e i costumi?
Tecnicamente è
impeccabile. L'uso sia dei meravigliosi paesaggi che degli interni
(del treno) è eccezionale, con un montaggio altrettanto perfetto. Se
poi ci si abbina una colonna sonora meravigliosa che passa dai Kinks
ai Rolling Stones, da Debussy a Joe Dassin, totalmente coerente
(anche per i testi) con quanto raccontato per immagine, allora
davvero non ci sarebbe più nulla da aggiungere.
Eppure qualcos'altro
bisogna dire: anche la storia - per quanto stralunata - ha una sua
profondità. Il rapporto tra fratelli che inizialmente quasi non si
conoscono e poi finiscono per diventare amici, la condivisione di
momenti sia divertenti che dolorosi, la riscoperta di una madre che
ha lasciato tutto per vivere dell'essenziale.
E queste valigie che
sembrano essere di vitale importanza, ma che in realtà non sono
altro che superflue ed ingombranti in confronto a quello che i tre
hanno creato, è altresì una commovente lezione di vita.
Wes
Anderson è così, spiazza ogni volta in modo diverso.
Ha i suoi
attori feticcio, ossia Wilson (il più simpatico dei tre, forse, con
tutte quelle bende in testa e in faccia), Schwartzman, Huston
(fantastica anche se per pochi minuti: la bravura e il carisma non si
smentiscono mai), Murray (che in questo caso è solo un cameo), ma li
usa a suo piacimento. Ha le sue tematiche ricorrenti (la famiglia, le
relazioni), ma sa come rinnovarle e creare qualcosa di nuovo. Un film
decisamente meno comico e sincopato rispetto al precedente Le avventure acquatiche di Steve Zissou* (che tuttavia non era meno
profondo, solo un po' più leggero), più riflessivo (l'ambientazione
lo richiedeva) e dai tempi più dilatati, eppure così appassionante
e tenero, con qualche scena comunque irresistibile.
Suggestivo,
demenziale, nonsense addirittura e così fantasioso, che lo
spettatore ne rimane rapito, incantato come se, anche stavolta,
stesse assistendo ad una favola in movimento.
Le opere di Wes
Anderson, che unisce abilità, la cura maniacale dei particolari ad
una rara sensibilità (con quel pizzico di malinconia
beffarda), fanno bene sia al cinema che a chi le guarda.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.
*Mia recensione
Voto: ***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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