Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa. Un film diventato subito un cult per le scene memorabili, i contenuti e il protagonista.
Mi riferisco ad American Psycho di Mary Harron.
Ecco la recensione:
American Psycho di Mary Harron
del 2000. Con Christian Bale, Willem Dafoe, Jared Leto, Justin
Theroux, Bill Sage, Josh Lucas, Chloë Sevigny, Reese Witherspoon,
Samantha Mathis, Matt Ross, Cara Seymour, Guinevere Turner, Stephen
Bogaert, Monika Meier, Reg E. Cathey. (102 min. ca.)
1987, New York. Patrick Bateman
(Bale) lavora a Wall Street, vestito con abiti firmati, curato nel
fisico: uno yuppie fino al midollo. Sempre con le sue cuffiette,
appassionato di musica pop/rock, è una persona sfuggente,
misteriosa. Ed arrivista. Di notte però prende il sopravvento la sua
personalità da serial killer: uccide senza batter ciglio senzatetto,
prostitute e quasi anche la sua segretaria Jean (Sevigny). L'omicidio
a colpi d'accetta del suo collega Paul Allen (Leto) e il conseguente
scambio di persona per crearsi un alibi lo metterà - temporaneamente
- nei pasticci anche con il detective Donald Kimball (Dafoe).
Thriller - che sfocia nell'horror - tratto dal romanzo omonimo di
Bret Easton Ellis che per l'ambientazione, lo stile e i toni
surreali, si potrebbe avvicinare ad un Cronenberg.
Diretto e scritto
benissimo, è però tutto nelle mani di un Christian Bale
convincente: ha la faccia giusta, il piglio giusto, è ambiguo,
perfettamente in parte, sempre madido di sudore dopo i vari raptus
omicidi. Fa paura da quanto è entrato nel ruolo. Ma anche gli altri
attori fanno la loro. (Jared Leto è la sua controparte un po' più giovane).
Molte scene diventate già cult. All'epoca fece
discutere moltissimo per le scene di violenza.
Certo, è un film che
non va troppo per il sottile, ma non è gratuito. Il personaggio di
Patrick agisce a quel modo forse perché non ne può più della
routine che si è creato da solo: è ingabbiato. E comunque gli
omicidi sono il fulcro della storia. Eliminando le immagini crude
cosa sarebbe restato? Che poi in verità non è che si veda così
tanto: spaventa di più il cinismo, quell'umorismo nero strisciante,
quella cattiveria del protagonista che serpeggia dall'inizio alla
fine.
Inquietante, malato, disturbante e dal ritmo teso, funziona,
coinvolge, affascina. Forse in verità la critica nei confronti di un
certo rampantismo (o dell'alta società) e la trama di per sé non
sono neanche così originali, ma sono messe raccontate bene.
Ottima
la colonna sonora, elemento fondamentale di tutta l'opera.
Da vedere.
Consigliato.
Voto: ***/***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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