martedì 26 aprile 2016

Non lasciarmi di Mark Romanek, film drammatico/fantascientifico straziante e dolorosissimo tratto dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro, in un'ambientazione soffocante e malinconica. Cast azzeccato e in parte. Un gioiello

Oggi vi voglio parlare di un film piuttosto recente. Un film interessante ed inquietante che mi ha colpito tantissimo.
Mi riferisco a Non lasciarmi di Mark Romanek.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini e testi con SPOILER]:





Non lasciarmi (Never Let Me Go) di Mark Romanek del 2010. Con Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Sally Hawkins, Charlotte Rampling, Andrea Riseborough, Domhnall Gleeson, Nathalie Richard, Isobel Meikle-Small, Ella Purnell, Charlie Rowe. (95 min. ca.)
1978. Kathy (Meikle-Small), Tommy (Rowe) e Ruth (Purnell) sono dei ragazzini che vivono e studiano nel collegio di Hailsham, isolato nella campagna inglese. Kathy si innamorerà di Tommy, ma quest'ultimo le preferirà Ruth, la quale fino ad un attimo prima lo prendeva in giro. I tre rimangono ignari per poco del fatto che la loro esistenza è già segnata: sono infatti dei cloni umani creati per donare gli organi ai loro "originali" nei momenti di bisogno. Cercheranno in tutti i modi di vivere una vita serena, ma il destino purtroppo non lascerà loro scampo. 































Dramma fantascientifico tratto dall'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro e ambientato in un "passato distopico". È proprio l'ambientazione contemporanea (curatissima) ad amplificare il senso di realismo: sembra che tutto ciò sia accaduto sul serio. E quella normalità così malinconica crea fin dai primi minuti un senso di stranezza strisciante, che si insinua sottopelle. Il clima austero e tranquillo (con una fotografia fredda tendende al giallino pallido mista ad azzurrino) lascia già intravedere qualcosa di malato e di controllato (inoltre la prima scena mostra Kathy da adulta che guarda attraverso il vetro di un ospedale un ragazzo che viene preparato per un intervento chirurgico). 
Scritto benissimo da Alex Garland (autore di Ex Machina*, altra storia distopica, ambientata nel futuro però) e diretto altrettanto, senza sbavature, ha una potenza visiva ed emozionale/emotiva sorprendente. 
Non c'è nulla di superfluo, tutto ha un suo senso e il finale circolare è l'apice perfetto. 
Il cast è ottimo. Dagli attori che interpretano i protagonisti da giovani, soprattutto Isobel Meikle-Small che pare la sorellina della Mulligan, ai protagonisti da adulti, con un'eccezione per Keira Knightley che pare abbia costantemente l'espressione disgustata (certo, per il tema della pellicola sembrerebbe anche coerente, eppure quella smorfia è proprio insopportabile, ma non è una novità). Carey Mulligan è come al solito invece capace di dare ai personaggi la giusta dose di dolcezza, fragilità e al contempo forza e determinazione. Il tutto anche senza pronunciare parola. Davvero un'interpretazione sentita e vissuta, toccante ed equilibrata, mai stucchevole: impeccabile. Bravo anche Andrew Garfield, che risulta un po' differente dalla sua versione da piccolo, eppure il suo timido e sofferente Tommy si fa ricordare. In due scene in particolare verso l'epilogo lui e la Mulligan regalano allo spettatore dei momenti di grande pathos. Sally Hawkins (che aveva già lavorato con la Mulligan in An Education*) ha un piccolo ruolo, ma determinante, ed è espressiva, con quello sguardo un po' mesto. Charlotte Rampling incute timore: ha dato al personaggio la giusta austerità e durezza. Da brividi nel finale. Piccola parte per un attore giovane che sta avendo un vero successo in quest'ultimo anno e mezzo (protagonista di Ex Machina, guarda caso): Domhnall Gleeson. 
Un film tristissimo, angosciante, che inquieta e strazia lo spettatore (il colpo definitivo è dato dalla canzoncina eseguita con ingenuità dai bambini). 
Come già accennato, i toni sono molto pacati, misurati; nonostante ciò l'oppressione, il senso di soffocamento sono palpabili (anche per questo motivo il ritmo è sempre teso). Il pessimismo della vicenda in sé fa il resto. 
Da vedere assolutamente (solo se si è dell'umore adatto: è un pugno allo stomaco che devasta, tormenta, scuote, nonché di grande sensibilità - e di una dolcezza disarmante, ma senza mai scadere nel melenso - e gusto. Non può lasciare indifferenti). Consigliatissimo. 
(Una pellicola recente racconta una storia "simile", ossia l'altrettanto meraviglioso e forse più disturbante perché crudo e brutale, non che questo non lo sia: The Lobster* di Yorgos Lanthimos). 

*Mie recensioni
Voto: ***1/2/****






Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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