giovedì 3 luglio 2014

CULT da recuperare: Lettera da una sconosciuta di Max Ophüls, melò elegante, sontuoso ed emozionante per una storia d'altri tempi. Con una magnifica Joan Fontaine

Oggi voglio parlarvi di un film cult. Elegante, girato benissimo, con una indimenticabile protagonista.
Mi riferisco a Lettera da una sconosciuta di Max Ophüls.
Ecco la recensione:




Lettera da una sconosciuta (Letter from an Unknown Woman) di Max Ophüls del 1948. Con Joan Fontaine, Louis Jourdan. (86 min. ca.) 
La storia di Lisa Berndle (Fontaine), la quale, nella Vienna dei primi del '900, fin da adolescente, ama - di nascosto - il pianista donnaiolo Stefan Brand (Jourdan), tanto da negarsi ad altri ragazzi, arrivando anche a rifiutare un buon matrimonio. Tempo dopo riesce ad avvicinarlo. Iniziano a frequentarsi. L'amicizia iniziale si trasforma in amore (o almeno così sembra), ma lui deve partire per Milano per sole due settimane. Non tornerà più e lei non o cercherà nonostante abbia avuto un figlio da lui. Anni dopo lo rivede e decide di troncare bruscamente il matrimonio con un aristocratico. Mentre sta riaccompagnando il figlio di dieci anni in collegio, salgono per sbaglio nella carrozza messa in quarantena per un caso di tifo. Nel frattempo Lisa riesce a parlarci ancora, questi la corteggia ma non si ricorda bene di lei. La donna allora scappa. A Stefan arriverà poco più tardi una lunga lettera da lei ormai morente (il figlio è già deceduto) nella quale gli racconterà ogni cosa. Lui, dapprima sconvolto dal dolore e poi commosso e allietato dalle belle parole, si reca ad un duello con la pistola con Johann Stauffer, il marito di Lisa. 
























Melò tratto dal racconto di Stefan Zweig. Elegante, sontuoso, emozionante e molto molto ingenuo e in alcuni momenti paradossale (Stefan che non si ricorda di Lisa: come può, dopo aver passato una notte e molti giorni insieme?). Ma se si accettano alcune condizioni e alcuni elementi oggi involontariamente ridicoli, ci si rende conto dell'abilità di Ophüls nel dirigere una storia strappalacrime sulla carta in un modo molto asciutto e diretto. 
Privo di lungaggini, pieno di ritmo e perfino di tensione nonostante la narrazione circolare (ma forse è proprio per questo che viene voglia di sapere dove si va a parare) - certamente il merito va anche al montaggio - dai movimenti di macchina dolci e dalle riprese impeccabili sia negli interni che negli esterni, con una stupenda fotografia in B/N con luci e ombre perfette, è un piacere anche per gli occhi. 
La Fontaine è graziosa e davvero in parte (anche se la sottoscritta le preferisce la sorella Olivia De Havilland), sofferente senza essere stucchevole. Lo stesso Jourdan (che a dir la verità non fa niente di che ma ha una bella faccia), anche se lui sembra un po' più distaccato. Lo struggimento e la dedizione di Lisa per quest'uomo appare assurda ma è pur sempre attuale e colpisce anche lo spettatore odierno. Un film malinconico, dolce e inquietante per un certo verso - a causa dell'ambientazione prevalentemente notturna che si presta all'umore dei protagonisti e ai toni della vicenda. 
Ottima pellicola da vedere obbligatoriamente se si ama il genere e senza fare paragoni con i nostri giorni. E' film di quei tempi, ispirato ad un certo tipo di letteratura: se fosse diverso non avrebbe lo stesso fascino, la stessa suggestione, non potrebbe esserci quella carica drammatica. 
Cult a ragione. 


Voto: ****















Il trailer:




Il film intero in lingua originale:








 Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)

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