Mi riferisco a Splendore nell'erba di Elia Kazan.
Ecco la recensione:
Splendore nell'erba (Splendor in the Grass) di Elia Kazan
del 1961. Con Natalie Wood, Warren Beatty, Pat Hingle, Audrey
Christie, Barbara Loden, Zohra Lampert. (124 min. ca.)
In Kansas, nel 1928, Deannie
Loomis (Wood) e Bud Stamper (Beatty), liceali, vivono la prima vera
storia d'amore, contrastata però dalle due famiglie: lei di ceto
sociale basso ha una madre bigotta che le proibisce, incutendole
timore, di avere rapporti completi, inneggiando alla verginità prematrimoniale e un padre passivo. Lui ricco, ha un padre
(industriale, interpretato da Hingle) rozzo, libertino, una madre
passiva e una sorella poco seria (Loden). La mancata consumazione del
rapporto farà sì che Bud voglia prendersi una pausa di riflessione
(anche perché il padre gli ha consigliato di trovarsi qualche
ragazza facile. E infatti andrà con un'altra pur essendo ancora
innamorato) che causerà un forte esaurimento nervoso a Deannie, la quale finirà per essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Nel
frattempo, nel periodo del crollo della Borsa a Wall Street, dopo il
suicidio del padre, il ragazzo si sposerà con una cameriera e avrà
due figli. Uscita dalla clinica dopo quasi tre anni, Deannie lo
reincontrerà per un'ultima volta.
Elia Kazan tratta un tema dolente
e più argomenti tabù come l'emancipazione sessuale, il sesso fra
adolescenti (che non riescono a ribellarsi dalla prevaricazione genitoriale), il bigottismo di un'America perbenista. Ambientato
durante la Grande Depressione come scusa per parlare di depressione
fisica e dei cambiamenti dei valori che si cominciavano a sentire già alla fine degli anni '50 ed inizio degli anni '60, è un film avanti (anticipa le correnti
cinematografiche - e sociali - del '68, la storia poi, nonostante i
temi è universale), avanti addirittura per i nostri giorni
(linguaggio particolare, scene ossessive e malate di denuncia, baci
alla francese - il primo, mi sa, della storia del cinema. Non so come
abbia fatto a passare la censura).
E' un film struggente e realistico
seppur romanzato e recitato molto sopra le righe.Natalie Wood è fragile, indifesa, succube: fa male vederla così turbata e in preda degli eventi. Beatty, al suo primo film ha la faccia giusta da immaturo, ingenuo, apatico e debole: il suo ruolo è talmente scritto bene che la sua monoespressività è qui il punto di forza. Pat Hingle che interpreta il padre è da prendere a schiaffi: convincente e ripugnante (come sono ripugnanti le situazioni proposte che fanno sentire a disagio lo stesso spettatore, impotente e sulle spine).
Gli ultimi minuti sono strazianti da star male per la drammaticità di questo amore perduto seppur ancora vivo. Bellissima la poesia di William Wordsworth (Ode all'immortalità) che viene citata a metà circa e alla fine (e che richiama il titolo).
La regia è sapiente e di polso con primi e primissimi piani nei momenti clou dei dialoghi. I tempi sono dilatati, lentissimi ma riflessivi e motivati. La sceneggiatura di William Inge (premiata con l'Oscar) è puntuale, con una caratterizzazione dei personaggi perfetta e approfondita.
Valida anche la fotografia (bei colori per l'epoca).
Una pellicola geniale che come poche ha saputo trattare l'amore - il primo amore - tra giovani così bene.
Commovente senza essere strappalacrime. Duro, crudo, con un finale non consolatorio, che non accontenta il pubblico ma continua a farlo arrabbiare per la sorte dei protagonisti (soprattutto di Deannie).
Capolavoro, un classicone da vedere assolutamente. Cult. (Si comprende perché Scorsese in Viaggio nel cinema americano l'ha messo nella cerchia delle sue fonti d'ispirazione).
Voto: ****1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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