A proposito di Davis dei Fratelli Coen.
Ecco la recensione:
A proposito di Davis (Inside Llewyn Davis) di Joel e
Ethan Coen del 2013. Con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin
Timberlake, John Goodman, Garrett Hedlund, F. Murray Abraham, Ethan
Phillips, Robin Bartlett, Max Casella. (105 min. ca.)
1961. Storia dello sfortunato
cantante e musicista folk Llewyn Davis (Isaac), ispirata alla vita di
Dave Van Ronk, che bazzicava nella New York del Greenwich Village, il
quale, messo alle strette, tenta di cambiare la sua esistenza andando
rocambolescamente a Chicago per un provino con il produttore Bud
Grossman (Abraham). Gli andrà male anche quell'occasione e non potrà
neanche ritentare l'arruolamento in marina perché non se lo può
permettere (licenza perduta e pochi soldi in tasca).
Una serie di
eventi negativi (un po' come in A Serious Man) con un
gatto rosso che ricorre di frequente e lo accompagna nelle varie tappe, per un film che si svolge come una
canzone folk - come è stato
detto anche nel dietro le quinte - in maniera circolare dunque.
Peccato che però la
storia non sia interessante perché non è una biografia: le vicende
sono accadute davvero ma in modo diverso, con personaggi diversi. Lo
spettatore si trova quindi di fronte ad un ibrido. Un bell'ibrido,
costruito bene, girato benissimo (in pochi giorni, quarantadue) -
seppure abbia avuto un budget piuttosto limitato - ma alla fine vuoto
di contenuti e con un finale sbrigativo e poco realistico che stona
con il realismo che aveva avuto fino a poco prima.
La vita dura di un
artista, i casi della vita (altro elemento che ricorre nella
filmografia coeniana). Vita che boccia LLewys e promuove un giovane
che suona nello stesso locale (Bob Dylan). Non è sufficiente. Non
bastano i personaggi fuori dagli schemi e volutamente antipatici di
Goodman - che interpreta il musicista jazz Roland Turner - della
Mulligan (che interpreta la cantante del duo Jim - Timberlake - e
Jean, che è andata a letto con Llewys ed è anche rimasta incinta ma
non sa chi sia il padre) e in parte di Abraham. Tra l'altro, anche
questi vengono abbandonati a se stessi e non sappiamo che fine
faranno: non ci viene dato neanche un indizio.
Strano per i Coen, i
quali solitamente sono così minuziosi e precisini nella
sceneggiatura.
Di contro, Oscar Isaac è davvero in gamba nell'interpretare un
"signor nessuno": la sua faccia anonima e poco
caratteristica è perfetta così come lui è un musicista e cantante
convincente.
Gli altri fanno il loro senza grandi lodi (Goodman e
Abraham però sono sempre sopra la media). Molto, molto buona la
colonna sonora, bella la fotografia a tratti sbiadita (ottimo l'uso della luce).
E' una pellicola amara e malinconica. Si ride pochissimo, appena, delle disgrazie del protagonista (il
quale a volte risulta addirittura antipatico, per quanto lo si possa
capire perché esasperato).
E' senza dubbio il film minore dei due
fratelli. Le altre opere avevano sempre un loro perché pur essendo
bizzarre e fuori dagli schemi (anzi, diciamo che è proprio per
questo che avevano ragione di esistere). Qui la trama non è
avvincente, non si entra mai in empatia con nessuno (pur a volte,
ascoltando qualche canzone, ci si possa commuovere).
Spiace dirlo (la
sottoscritta ama i Coen: tutta la loro filmografia in pratica, a
parte quest'ultimo) ma è un film inutile. Bella ricostruzione
dell'ambiente newyorkese ma si percepisce una superficialità che rende poco
convincente tutto l'insieme e fa svanire la suggestione.
Non si può
dire neanche che sia noioso: è proprio scialbo. Un gran peccato.
Consigliato a metà (non c'entra l'essere amanti della musica folk.
La sottoscritta la ama eppure non ho apprezzato la pellicola in sè).
Voto: **1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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