Mi riferisco a The Walk di Robert Zemeckis.
Ecco la recensione:
The Walk di Robert Zemeckis del
2015. Con Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Charlotte Le Bon,
Clément Sibomy, James Badge Dale, César Domboy, Ben Schwartz,
Benedict Samuel, Steve Valentine, Vittorio Rossi, Mizinga Mwinga,
Sergio Di Zio. (123 min. ca.)
Philippe Petit (Gordon-Lewitt), un giovane funambolo
francese va in America per tentare un'impresa impossibile e suo più
grande sogno: percorrere la distanza tra le due Torri Gemelle appena
ultimate su una fune (per l'appunto). Insieme alla sua ragazza Annie (Le Bon), al
gruppo di amici e ai consigli del suo maestro Papa Rudy (Kingsley),
studia il modo per mettere in pratica questa follia. Ovviamente ce la
farà e, seppur, fosse una cosa illegale, avrà il rispetto anche dei
poliziotti.
Commedia drammatica tratta dall'autobiografia dello
stesso Philip Petit To Reach the Clouds. Alternando
momenti più leggeri ad altri di pura tensione, Zemeckis racconta la
favola intramontabile e sempre apprezzata di un artista che ce la fa
contro tutto e tutti. Con la solita morale del seguire i propri sogni
e spingersi oltre i propri limiti.
Interessante soprattutto per la
messa in scena che lascia letteralmente senza fiato.
È un'esperienza
visiva e sensoriale da gustare (certamente in 3D e al cinema sarà
stata più soddisfacente).
Si provano le vertigini e i brividi che
sente anche il protagonista. Anzi, più del protagonista, perché lo
spettatore è come se vivesse la traversata in tempo reale. Gli
effetti speciali (come le scenografie) sono notevoli, utilizzati a
dovere.
E l'omaggio alle Torri Gemelle - perché alla fin fine lo
scopo dell'opera è anche questo - è fatto con dolcezza, senza
strafare. Una tenerezza che fa ripensare al vecchio Zemeckis.
Buono
il cast. Joseph Gordon-Levitt è credibile (ottimo anche l'accento
francese), Ben Kingsley è sempre un sir. Brave le altre spalle.
Charlotte Le Bon è carina, ma scialba.
E infatti arriviamo ai
difetti: la storia d'amore, seppur lasciata in disparte e tirata
fuori al bisogno, è insignificante e tantino forzata (e nel finale
si percepisce maggiormente). Un momento prima Annie è lì a fare il
tifo per Philippe con tante moine (senza le scene con le varie
dichiarazioni. Telefonatissime), un momento dopo, terminata
l'impresa, lo saluta e come se niente fosse e se ne ritorna a Parigi.
Bel rapporto. Ecco, sarà anche successo sul serio, ma è irritante
da sembrare buttata lì senza convinzione.
Il resto funziona (anche
se alcune gag e battute risultano sgonfie o stucchevoli), ha il ritmo
giusto. Anche la colonna sonora del fedele Alan Silvestri sembra un
ritorno al passato con quel tocco leggero.
Un film nostalgico,
malinconico dal sapore quasi retrò, in contrapposizione con il lato
tecnico modernissimo, che coinvolge e appassiona.
Un buon film di
intrattenimento con qualche microscopica - mi si conceda il termine -
caduta.
Da vedere. Consigliato.
Voto: ***
Il trailer:
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