Mi riferisco a High Art di Lisa Cholodenko.
Ecco la recensione:
High Art di Lisa Cholodenko del
1998. Con Ally Sheedy, Radha Mitchell, Patricia Clarkson, Tammy
Grimes, Gabriel Mann, Anh Duong, Bill Sage, David Thornton. (101 min. ca.)
Syd
(Mitchell) è un'assistente redattrice presso la rivista di
fotografia "Frame" e vive con James (Mann). Per una perdita
d'acqua dal soffitto, conosce l'inquilina del piano di sopra, Lucy
Berliner (Sheedy), una fotografa famosa qualche anno prima che per
vari problemi ha lasciato perdere le pubblicazioni e adesso si
barcamena come può facendosi di cocaina, con l'intenzione però di
venirne fuori e di tirar fuori anche Greta (Clarkson), ex attrice e
sua amante. Tra le due è subito sintonia. Syd le procura anche un
ingaggio per la rivista, fanno un viaggio per un weekend insieme e
sembrano essere seriamente innamorate. Ma ritornare alla "normalità"
sarà difficile.
Film drammatico/sentimentale che parla di una storia
d'amore omosessuale dalle prime fasi di questo innamoramento.
Le
dinamiche sono simili al recente capolavoro di Todd Haynes Carol*
sia per il lavoro di una delle due protagoniste (la mora Sheedy vs.
Mara) che per le dinamiche: Syd ancora non aveva avuto esperienze di
questo tipo e ha una relazione di circostanza con un uomo,
esattamente come Therese. In più c'è una bella differenza d'età
anche tra Syd e Lucy. Inoltre la "scoperta", i litigi col
fidanzato sono più o meno uguali.
Ovviamente questa pellicola è
molto più grezza (nel senso buono del termine), più naturale (con
scene - non di sesso in verità, quanto di consumo di droga -
decisamente più esplicite), sanguigna e davvero realistica durante
la prima ora: si percepiscono esattamente le sensazioni delle due, si
capiscono i turbamenti, le indecisioni.
Ally Sheedy regala forse una
delle sue migliori performance (lei stessa ha affermato che è il
ruolo che sente più suo, più vicino): viscerale, appassionata,
senza imbarazzo, molto spontanea. Più impacciata Radha Mitchell. La
sua interpretazione è altalenante, eppure in alcune scene è molto
intensa. Ottima come sempre Patricia Clarkson, nel ruolo di una donna
ormai del tutto irrecuperabile che finisce per compromettere anche
Lucy.
Ed è appunto il finale la parte meno riuscita. Se fino a poco
prima la vicenda era stata rappresentata senza sotterfugi e con
l'utilizzo di cliché in modo intelligente, ecco che avviene il
crollo: la separazione forzata, la sofferenza, il pessimismo e
addirittura la morte che per cercare di sublimare la storia. O forse,
è il caso di ammettere, come è stato detto più volte nei vari
panel con il cast di Carol, che allora non si era ancora
pronti per un happy end per una coppia lesbica (o gay che fosse): era
necessario che il rapporto venisse troncato sul nascere. Le logiche
commerciali non c'entrano, essendo una pellicola smaccatamente
indipendente (anche se è stata presentata a Cannes).
La Cholodenko
si rifarà con I ragazzi stanno bene* (lì il finale
invece era un po' troppo edulcorato) del 2010.
Insomma, la regista
(autrice del soggetto e della sceneggiatura) non è riuscita a
bilanciare del tutto le due parti.
Un peccato, perché pareva un film
libero e anticonvenzionale al primo impatto.
Certo, rimane comunque
coraggioso, coinvolge davvero e non è neanche così ricattatorio, ma
qualcosa stride.
Comunque da vedere. Consigliato.
*Mie recensioni
Voto: ***
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento