Mi riferisco a Carol di Todd Haynes.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini SPOILER]:
Carol di Todd Haynes del 2016.
Con Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler, Jake
Lacy, Cory Michael Smith, John Magaro, Kevin Crowley, Carrie
Brownstein, Kk Heim e Sadie Heim. (118 min. ca.)
1952. Therese Belivet (Mara) è una
giovanissima e semplice commessa in un grande magazzino di Manhattan
nel reparto giocattoli (ma aspirante fotografa). Carol Aird
(Blanchett), una donna affascinante e distinta, si avvicina per
chiederle consigli sul regalo di Natale per sua figlia. L'attrazione
reciproca si trasformerà ben presto in innamoramento e piano piano
in amore vero e proprio, appassionato e contrastato (non soltanto per
la questione omosessuale, per i tabù della società dell'epoca, la
differenza sociale – Carol è benestante -, d'età e tutti i
problemi che ne conseguono, ma anche per i problemi che ha Carol con
il quasi ex marito Harge - Chandler - per l'affidamento di Rindy, la
figlioletta). Il loro rapporto sembra destinato a finire...
Grandissimo film che si rifà (come in un altra pellicola-gioiello di
Haynes quale Lontano dal paradiso, che parlava, tra
l'altro, anche della tematica gay) al cinema di Douglas Sirk ed è
tratto dal romanzo di Patricia Highsmith The price of salt
(o Carol).
Un melodramma sentimentale classico e moderno
al contempo. Il periodo di tempo in cui è collocata la storia sembra
quasi un pretesto per raccontare la nascita di un amore, l'amore
universale, un amore che non ha genere, non ha età, è semplicemente
trasporto, affiatamento, affinità, bisogno dell'altra persona.
E
Haynes riesce a sottolinearlo - senza farlo pesare - soffermandosi
sulle mani (con primi piani) che toccano o si ritraggono, sugli abbracci, sugli sguardi
fuori dai finestrini di una macchina, di un treno, tra le due
protagoniste, tra un silenzio ed un altro.
Curato maniacalmente nei
dettagli, con un'attenzione per i particolari d'epoca e di ciò che
sta raccontando, il regista regala con fermezza e dolcezza dei
momenti quasi eterei e di assoluta perfezione.
La meravigliosa
fotografia di Edward Lachman e la chimica tra Cate Blanchett e Rooney
Mara fanno il resto. Ma contano anche le interpretazioni ovviamente.
La Blanchett interpreta un personaggio determinato, una donna che ha
vissuto molte esperienze, fiera, ma che non ha paura di mostrare la
sua fragilità, con la solita classe che la contraddistingue. Ma è
sorprendentemente espressiva come non mai, inebriante, quasi, come
non mai. La Mara - che già di per sé appare timida e riservata -
qui ha il ruolo di una diciannovenne inesperta, che si trova alle
prese con una cosa più grande di lei, ma che vuole a tutti i costi,
ecco perché non sa dire di no. Incantevole anche lei.
Il tutto
condito da una colonna sonora suggestiva composta da Carter Burwell
con l'aggiunta di alcuni brani quali Easy Living cantata
da Billie Holiday. Interessante anche l'interazione tra musica
interna ed esterna cioè, per fare un esempio, la musica che si sente
prima suonata da Therese al piano e che riascoltiamo quando è da
sola nella stanza d'albergo con Carol: piccole cose che rendono la
pellicola più accattivante, più intelligente a livello di
costruzione.
Un film delicato, diretto e scritto benissimo, sentito, emozionante, sfacciato ma non troppo,
erotico ma non troppo e pieno di eleganza - soltanto all'apparenza
patinato, freddo e finto. Anzi, totalmente immerso nell'epoca del
romanzo, nella quale i sentimenti tra due persone dello stesso sesso
dovevano essere discreti, taciti, quasi frenati. Se invece
l'aggettivo fosse riferito alla precisione nella messa in scena,
sarebbe più che corretto - anche durante le scene un po' forti, mai
gratuite ma necessarie: fanno commuovere da quanto sembrano arrivare
nel momento giusto e appaiono al pubblico come una liberazione.
L'atmosfera intrisa di profumi, le suggestioni di quegli anni, le
musiche di cui sopra, i colori, rimangono indelebili nella mente.
Due
attrici che sembrano vivere lo struggimento di un amore quasi
impossibile e con credibilità lo mostrano. E un finale circolare con
sorpresa che riesce, ancora una volta, a far sognare.
Un vero
capolavoro di intensità (e tempi riflessivi non fanno altro che accentuare questa caratteristica), sensibilità e stile - che parla di temi
importanti e ancora attuali - che probabilmente con il tempo avrà i
riconoscimenti che merita (anche se ha avuto parecchie nomination
all'Oscar appare un po' snobbato), esente da qualsivoglia difetto.
Da
vedere assolutamente (in lingua originale per godersi le voci, che
sussurrano quelle parole dolcissime al telefono o al ristorante o,
ancora, rotte dal pianto). Consigliatissimo.
Voto: ****1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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