Mi riferisco a Rachel sta per sposarsi di Jonathan Demme.
Ecco la recensione:
Rachel sta per sposarsi (Rachel Getting Married) di
Jonathan Demme del 2008. Con Anne Hathaway, Sebastian Stan, Roslyn
Ruff, Bill Irwin, Anna Deavere Smith, Rosemarie DeWitt, Mather
Zickel, Tunde Adebimpe, Debra Winger, Jerome Le Page. (113 min. ca.)
Kym (Hathaway)
esce dal centro di riabilitazione per partecipare al matrimonio della
sorella (DeWitt). Tornando a casa si scontrerà con la famiglia,
sfogando rancori, riuscendo a parlare anche di un incidente accaduto
anni prima.
Ancora una volta l'occasione di festa con riunione familiare viene sfruttata per mostrare quello che solitamente viene nascosto sotto il tappeto. Rifacendosi al filone europeo e americano (Altman ad esempio), Demme (Il silenzio degli innocenti, Philadelphia, ma anche il leggero Una vedova allegra... ma non troppo fra i suoi lavori) con l'uso di camera a spalla per dare maggiore realismo alla vicenda, racconta qui una storia corale ma con un occhio sempre puntato sulla protagonista (una convincente, davvero credibile nella sua fragilità e sponataneità, Anne Hathaway).
Bella varietà di personaggi (il matrimonio
interraziale è una buona trovata) che però non sono più di tanto
approfonditi: la psicologia soltanto abbozzata - non di Kym ma del
resto del gruppo - è uno dei difetti della pellicola.
Qualche
lungaggine nelle scene del ricevimento e dei vari festeggiamenti con
balli e canti (ma che indubbiamente rende il tutto più vero, più
"qui e ora"), qualche situazione non risolta (la madre
delle due sorelle - una magnifica, espressiva e in parte anche se
compare poco, Debra Winger - avrà perdonato Kym per lo schiaffo?
Cos'è successo dopo che la figlia se n'è andata dalla sua
abitazione?) per una vicenda che sa di già visto.
La sceneggiatura
della figlia di Sidney Lumet, Jenny Lumet, ha, come detto sopra,
qualche buco. Il montaggio è (fintamente, volutamente, credo)
imperfetto. Fotografia luminosa o sfocata all'occorrenza.
Nonostante
tutto però non è un film da buttare. Si lascia guardare senza
intoppi soprattutto per l'interpretazione e il personaggio
accattivamente (capro espiatorio di tutti i mali della famiglia e valvola di sfogo) della Hathaway.
La presunta sincerità del prodotto si
percepisce poco: sembra più uno scimmiottare un certo filone, un
certo cinema sperimentale (come per dire: "Vedete? Lo posso fare
anch'io! Von Trier, Vinterberg, Altman, guardatemi!") che ha poco a che fare, per forza di cose, con il pur
sempre bravo Demme. Riuscito a metà, probabilmente piacerà
maggiormente se non si è guardato prima qualche lavoro simile di
altri registi).
Da vedere per curiosità (in lingua originale, per
carità. Anne Hathaway in italiano sembra una soltanto una sciocchina,
non un'ex tossicodipendente).
Voto: **1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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