Mi riferisco a I migliori anni della nostra vita di William Wyler.
Ecco la recensione:
I migliori anni della
nostra vita (The Best Years of Our Lives) di William Wyler del 1946. Con Myrna Loy, Fredric
March, Dana Andrews, Michael Hall, Teresa Wright, Virginia Mayo,
Harold Russell, Hoagy Carmichael, Cathy O'Donnell, Ray Collins, Steve
Cochran. (172 min. ca.)
Le vicissitudini di tre reduci di guerra (seconda guerra
mondiale) e delle loro famiglie. Il sergente Al Stephenson (March),
sposato con Milly (Loy) e padre di Peggy (Wright) e Rob (Hall). Il
capitano d'aviazione Fred Derry (Andrews), sposato con Marie (Mayo),
ma non ha mai vissuto la vita matrimoniale. Homer Parrish (Russell),
un giovane che dopo l'incendio della portaerei ha dovuto subire
l'amputazione delle mani ed ora ha due protesi con ganci.
Film
drammatico tratto dal libro di Mackinley Kantor che spiega bene la
difficoltà di inserimento nella società e nel mondo del lavoro che
hanno avuto i reduci.
Come ne La signora Miniver*, anche in questo caso Wyler è patriottico ed esalta l'eroismo di chi vi ha partecipato, senza però dimenticarsi il risvolto amaro e le implicazioni affettive e psicologiche. C'è molta amarezza.
Ma i toni sono brillanti, i dialoghi salaci e acuti. Ovviamente il moralismo del tempo la fa da padrone, ma non dà fastidio, anzi, in alcuni casi sembra addirittura progressivo, molto avanti per l'epoca, narrato con uno spirito nuovo, moderno e lasciandosi andare a frasi addirittura ambigue (ma senza troppo perbenismo) e a certi momenti piuttosto "controversi" (la moglie che fa compagnia al marito mentre questo beve, oppure proprio Al che rutta senza problemi, chiedendo scusa come se niente fosse. Piccoli particolari che fanno capire quanto si sia cercato il realismo).
Il cast è davvero meraviglioso. Tutti, nessuno escluso, riesce a dare un'impronta al proprio personaggio, ma è doveroso fare una menzione speciale per Harold Russell, vero reduce di guerra e vero mutilato, con gli arti finti esattamente come il suo Homer. Attore non professionista, la sua interpretazione è toccante, sentita e non solo credibile - come è ovvio - ma davvero notevole. Vinse l'Oscar come Migliore Attore Non Protagonista e l'Oscar Onorario, meritatamente.
Dalla regia solida e dalla sceneggiatura molto, molto buona, offre una caratterizzazione dei personaggi invece ottima, ricca di sfumature. Inoltre, la descrizione dell'ambiente e delle differenze di classe sociale delle tre famiglie è ineccepibile, attentissima.
Anche se la lunghezza potrebbe spaventare (172 minuti), è pieno di ritmo, le vicende si snodano con fluidità senza risultare retoriche o finte. Fino a tre quarti.
Ebbene, purtroppo, verso la fine, per dare un happy end a tutti (anche ai personaggi secondari), la trama comincia a prendere dei toni un po' melensi e pare tirata via. Anche la recitazione, fino a poco prima così calibrata, diventa svenevole. Il risvolto strappalacrime da melodramma classico era probabilmente doveroso vista l'epoca, la grande produzione e l'aspetto commerciale, ma ne va della qualità, anzi, dell'integrità dell'opera.
Rimane un film però davvero piacevole, girato benissimo e con un montaggio davvero notevole per l'epoca.
Alcune scene poi sono memorabili (i vari abbracci - diversi - dei tre che incontrano i loro familiari. Myrna Loy che gioca con la sua abilità da attrice generalmente da commedia durante la parte più scherzosa in cui esce col marito e la figlia e poi deve mettere a letto il marito ubriaco e addormentato. Oppure tutte quelle con Russell, che fanno capire il significato di "pietismo" e quanto sia odiato da chi ha qualche forma di disabilità). Vincitore di ben otto Premi Oscar.
Da vedere. Consigliatissimo.
Come ne La signora Miniver*, anche in questo caso Wyler è patriottico ed esalta l'eroismo di chi vi ha partecipato, senza però dimenticarsi il risvolto amaro e le implicazioni affettive e psicologiche. C'è molta amarezza.
Ma i toni sono brillanti, i dialoghi salaci e acuti. Ovviamente il moralismo del tempo la fa da padrone, ma non dà fastidio, anzi, in alcuni casi sembra addirittura progressivo, molto avanti per l'epoca, narrato con uno spirito nuovo, moderno e lasciandosi andare a frasi addirittura ambigue (ma senza troppo perbenismo) e a certi momenti piuttosto "controversi" (la moglie che fa compagnia al marito mentre questo beve, oppure proprio Al che rutta senza problemi, chiedendo scusa come se niente fosse. Piccoli particolari che fanno capire quanto si sia cercato il realismo).
Il cast è davvero meraviglioso. Tutti, nessuno escluso, riesce a dare un'impronta al proprio personaggio, ma è doveroso fare una menzione speciale per Harold Russell, vero reduce di guerra e vero mutilato, con gli arti finti esattamente come il suo Homer. Attore non professionista, la sua interpretazione è toccante, sentita e non solo credibile - come è ovvio - ma davvero notevole. Vinse l'Oscar come Migliore Attore Non Protagonista e l'Oscar Onorario, meritatamente.
Dalla regia solida e dalla sceneggiatura molto, molto buona, offre una caratterizzazione dei personaggi invece ottima, ricca di sfumature. Inoltre, la descrizione dell'ambiente e delle differenze di classe sociale delle tre famiglie è ineccepibile, attentissima.
Anche se la lunghezza potrebbe spaventare (172 minuti), è pieno di ritmo, le vicende si snodano con fluidità senza risultare retoriche o finte. Fino a tre quarti.
Ebbene, purtroppo, verso la fine, per dare un happy end a tutti (anche ai personaggi secondari), la trama comincia a prendere dei toni un po' melensi e pare tirata via. Anche la recitazione, fino a poco prima così calibrata, diventa svenevole. Il risvolto strappalacrime da melodramma classico era probabilmente doveroso vista l'epoca, la grande produzione e l'aspetto commerciale, ma ne va della qualità, anzi, dell'integrità dell'opera.
Rimane un film però davvero piacevole, girato benissimo e con un montaggio davvero notevole per l'epoca.
Alcune scene poi sono memorabili (i vari abbracci - diversi - dei tre che incontrano i loro familiari. Myrna Loy che gioca con la sua abilità da attrice generalmente da commedia durante la parte più scherzosa in cui esce col marito e la figlia e poi deve mettere a letto il marito ubriaco e addormentato. Oppure tutte quelle con Russell, che fanno capire il significato di "pietismo" e quanto sia odiato da chi ha qualche forma di disabilità). Vincitore di ben otto Premi Oscar.
Da vedere. Consigliatissimo.
*Mia recensione
Voto: ***1/2
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento