giovedì 11 febbraio 2016

The Aviator di Martin Scorsese, biografia sulla vita dell'imprenditore, aviatore, regista, produttore Howard Hughes. Il mito ma anche i difetti di un uomo megalomane e pieno di manie. Ottimo DiCaprio, in gamba Cate Blanchett nel ruolo di Katharine Hepburn

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa. Un film che ha avuto molto successo di un regista famoso e amato, con un protagonista bravissimo: Leonardo DiCaprio.
Mi riferisco a The Aviator di Martin Scorsese.
Ecco la recensione:





The Aviator di Martin Scorsese del 2005. Con Leonardo DiCaprio, Cate Blanchett, Gwen Stefani, Kate Beckinsale, John C. Reilly, Alec Baldwin, Alan Alda, Ian Holm, Danny Huston, Jude Law, Adam Scott, Matt Ross, Kelli Garner, Josie Maran, Frances Conroy, Brent Spiner, Stanley DeSantis, Edward Herrmann, Willem Dafoe, Kenneth Welsh. (170 min. ca.)
La vita dell'imprenditore, aviatore, regista e produttore cinematografico Howard Hughes, famosissimo dagli anni '20, in tutto il suo smisurato ego, con tutte le sue manie. Successi ed insuccessi (e l'indagine dell'FBI per aver intascato i soldi del Governo per costruire i suoi aeroplani) - anche privati - per un personaggio davvero bizzarro, sopra le righe. 


























Biografia che racconta il mito di Hughes in maniera molto romanzata - con qualche licenza e inesattezza - senza però fare sconti alla sua figura. Affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, megalomane, ma anche generoso, onesto e imprevedibile, era una contraddizione in termini: affascinante ed inquietante (se non ripugnante) al contempo. 
La caratterizzazione del personaggio è riuscita su tutti i livelli. La sceneggiatura ha la sua parte, così come la regia ha seguito la sua particolarità, con scene quasi stranianti e stralunate. 
Ma è Leonardo DiCaprio che fa il resto. Il suo è stato un grande lavoro sui tic, sulle varie ripetizioni verbali, i rituali scaramantici, la paura dei germi, di venire a contatto con gli altri, ecc...., l'accento texano marcato, le posture, le espressioni facciali. Non poteva far meglio così: un'interpretazione notevole, credibile, nonostante i toni dell'opera siano grotteschi. Da menzionare - ovviamente - anche la performance di Cate Blanchett (premiata con l'Oscar) nei panni di Katharine Hepburn (amante e quasi moglie di Hughes). Anche qui vale lo stesso discorso fatto per DiCaprio: un lavoro certosino sulla voce (diventata più stridula, lei che ce l'ha così scura e bassa, con accento pesante del New England), con una ricerca e una riproduzione delle posture, della gestualità (il modo di muovere le mani ad esempio davvero inconfondibile), i vezzi, la camminata, la grinta. Fermo restando che Katharine Hepburn era un'altra cosa (non per la Blanchett in sé, che come attrice è al pari e forse anche al di sopra per versatilità e naturalezza soprattutto, di Great Kate, quanto perché la Hepburn aveva una luce propria, aveva un carisma tutto suo, come di certo ce l'ha la Blanchett - vera diva, in senso positivo del termine - ma in modo diverso), ad un certo punto ci si dimentica perfino che la stia quasi imitando per quanto ci crede, da quanto la sua presenza buca lo schermo. Peccato che il personaggio sia presentato (almeno all'inizio, poi si riprende) quasi vanitoso, in cerca di fama, quando alla Hepburn si poteva contestare solo il suo essere un po' brusca e altera. Di certo lo stile, l'anticonformismo e quel senso dell'umorismo contagioso (di una mente brillante) sono colti nel segno. Brava davvero. 
Qualche riserva invece sulla somiglianza e attendibilità degli altri attori che non hanno un briciolo del carisma degli originali. Kate Beckinsale Ava Gardner? Gwen Stefani Jean Harlow? No, non ci siamo. La prima poi in quanto ad espressività è messa male. Peccato, perché il suo personaggio ha un'importanza quasi cruciale per la vita di Hughes. Bravo Alan Alda nei panni del Senatore Brewster, ma fa poco. Gli altri sono di contorno. 
Tutto il resto è molto curato: dalle scenografie - di Dante Ferretti - alla fotografia con effetto invecchiato, dagli effetti speciali e la riproduzione dei modellini degli aerei. Spettacolare la scena dell'incidente con l'aereo che precipita in mezzo alle case. Bello anche il trucco. La musica di Howard Shore fa il suo dovere ma è anonima. Meglio la scelta dei brani famosi.
Pellicola interessante, solida e complicata da realizzare: mostrare la "follia" anche creativa - l'ostinazione nel voler portare a termine a tutti i costi i suoi film Gli angeli dell'inferno e Il mio corpo ti scalderà (la scena di Hughes davanti alla commissione di censura è da sbellicarsi) o i suoi velivoli - era una vera e propria sfida. Invece Scorsese ci è riuscito, girando quasi un colossal. 
Alla fine quasi si compatisce Hughes: tanta foga per essere il numero uno, diventando però completamente squilibrato (problemi che derivano dall'infanzia, ma alimentati negli anni). 
Un film interessante non tanto per la storia in sé, quanto per come viene raccontata, cercando di distaccarsi dai canoni di genere (inoltre, come sempre, si percepisce l'amore di Scorsese per il cinema classico, per quel tipo di mondo e di ambiente). 
Certo, nonostante sia puro intrattenimento, ha bisogno di una certa concentrazione da parte dello spettatore per essere compreso (stilisticamente) appieno. 
Da vedere assolutamente (in lingua originale. Le voci italiane sono inascoltabili. La Hepburn non sembra la Hepburn: almeno avessero ripreso il doppiaggio del passato...). Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2












Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











  
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento