Mi riferisco a 45 anni di Andrew Haigh.
Ecco la recensione:
45 anni
(45 years) di Andrew Haigh del 2015. Con Charlotte Rampling, Tom Courtenay,
Geraldine James. (85 min. ca.)
Kate (Rampling) e Geoff Mercer (Courtenay), sono una
coppia di mezza età, sposati da molti anni e vivono nella campagna
inglese. Proprio una settimana prima del loro quarantacinquesimo
anniversario di matrimonio Geoff riceve l'improvvisa lettera del
ritrovamento nel fondo di un ghiacciaio in Svizzera, della sua
vecchia fidanzata Katya. Lo shock e il turbamento sia di Geoff che di
Kate, farà incrinare l'equilibrio di coppia e rischierà di mettere
in dubbio anche la festa preparata per il sabato successivo.
Dramma
sentimentale di impianto quasi teatrale che sostanzialmente parla del potere dei
ricordi. In un clima rarefatto, in quella parte di Inghilterra
nebbiosa e uggiosa, viene messa in scena una storia semplice ma
efficace, che sa via via coinvolgere e stravolgere lo spettatore, il
quale però deve mettersi in condizione di lasciarsi trasportare, dal
lasciarsi avvolgere dai ritmi lenti, dai tempi dilatati, da quei
piani sequenza altrettanto lenti che seguono un battello o la
camminata di Kate a zonzo per le strade.
I due protagonisti sono
perfetti. Charlotte Rampling è come sempre all'altezza del ruolo: sul suo
volto passano tutte le emozioni e le rimanda al pubblico. Così
sostenuta, così austera e chiusa, tranne in alcune scene realmente
toccanti e più enfatiche, ma sempre con grande misura. Tom Courtenay
(che molti ricorderanno come il fidanzato di Julie Christie ne Il dottor Živago*) forse stupisce ancora di più, con
quell'andamento pesante, quel suo modo di parlare da persona un po'
acciaccata, non più molto lucida, che ha sulla coscienza un peso
difficile da portarsi dietro e da svelare alla moglie.
Interpretazione sentita, davvero notevole. Meritati i due Orsi
d'Argento a Berlino e meritata anche la nomination all'Oscar per lei
(ma l'avrebbe meritata anche lui, sinceramente. Troppi candidati
validi quest'anno). Due interpretazioni talmente forti che fanno star
male.
La regia che sembra così silente, così invisibile, che sembra
quasi osservare e nulla più, ha un exploit nel finale (insieme
ovviamente alla sceneggiatura) con una tensione alle stelle, anche se
non succede un granché - ma ce lo si aspetta - e una specie di
liberazione amplificata dalla scelta della canzone di sottofondo (non
casuale. Mai quel famoso brano dei Platters Smoke gets in
your eyes era stato utilizzato così bene, in un modo quasi
straniante, con una tale forza espressiva).
Un film di sensazioni, di gesti, di silenzi, sul potere del non detto.
Malinconico, angosciante, addirittura straziante (ma al contempo
delicato, un po' trattenuto e psicologico), eppure onesto e sentito,
mai plateale o strappalacrime (anzi, all'apparenza calmo, distaccato, quasi freddo).
Una bella rappresentazione dell'amore
senile e di un matrimonio fatto di abitudini, con il passato che
trascina i suoi detriti fino al presente.
Non un capolavoro o chissà
quale novità sul tema, ma i due protagonisti, le atmosfere e le
suggestioni, meritano.
Da vedere. Consigliato.
Voto: ***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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