giovedì 19 maggio 2016

La contessa di Hong Kong di Charles Chaplin, commedia sentimentale/degli equivoci e ultimo film del grande regista-attore. Dalla trama banale, dalle gag un po' sgonfie e con un Marlon Brando goffo. Si salvano poche situazioni e, sorprendentemente, Sophia Loren

Oggi vi voglio parlare di un film di molti anni fa. L'ultimo film diretto da un grande regista ed autore, qui però sottotono.
Mi riferisco a La contessa di Hong Kong di Charles Chaplin.
Ecco la recensione:





La contessa di Hong Kong (A Countess from Hong Kong) di Charles Chaplin del 1967. Con Marlon Brando, Sophia Loren, Sydney Chaplin, Tippi Hedren, Patrick Cargill, Margaret Rutherford, Bill Nagy, Angela Scoular, Carol Cleveland, Geraldine Chaplin, Charles Chaplin, Victoria Chaplin. (120 min. ca.)
Ogden Mears (Brando), un diplomatico americano, è in viaggio di ritorno in nave. Durante uno scalo ad Hong Kong, conosce la "contessa" Natasha Alexandroff (Loren), una prostituta esiliata e senza passaporto che vorrebbe stabilirsi negli Stati Uniti per cambiare vita. La donna decide di nascondersi nella sua lussuosa cabina e lui, che all'inizio sembra detestare l'idea di averla lì, cambierà idea e se ne innamorerà. Ricambiato. Tanto è quasi in fase di divorzio... 












Commedia sentimentale/degli equivoci e ultimo film di Chaplin e il suo minore. La storia è banalissima, esile esile e tutta giocata sull'uso degli interni. 
Aperture e chiusure di porte come in una pièce teatrale (e come altre pellicole di questo genere), dialoghi veloci. Ecco, queste sono le uniche due cose che funzionano sul serio. 
Pieno di errori di montaggio, risulta piacevole a tratti e, sebbene il ritmo sia coinvolgente, il finale troppo telefonato, tirato via, lascia lo spettatore un po' deluso e disorientato. 
L'happy end arriva infatti senza pathos, senza quel climax necessario. 
Il cast è di tutto rispetto. Peccato che sia mal sfruttato. Se Sophia Loren sorprende sia per l'espressività (e alcune pose ricordano quelle dei personaggi dei film muti, di Chaplin, per l'appunto) che per il carisma e l'energia, se Sydney Chaplin appare credibile nel ruolo dell'amico e consigliere del protagonista. Se Patrick Cargill nella parte del "maggiordomo" che verrà coinvolto in un matrimonio lampo è a tratti divertente e se Tippi Hedren è perfetta nel ruolo della mogliettina sulle spine, è proprio Marlon Brando a risultare spaesato, fuori parte. Non sembra crederci neanche un secondo, apparendo al contrario goffo ed imbolsito e solo a tratti affascinante. 
Colpa della trama che, come accennato, è risibile e che, a parte i siparietti dentro e fuori dagli scompartimenti e qualche battuta simpatica, non è incisiva, è troppo fine a se stessa. Qualche gag è piacevole, senza dubbio, ma siamo lontanissimi dalla profondità delle vere opere del grande Chaplin e dalla sua poetica ancora oggi attuale. 
È un film che nonostante sia stato realizzato alla fine degli anni '60 pare più datato di un Monsieur Verdoux (che è un capolavoro, non si discute), seppur mostri la voglia del grande regista inglese di cimentarsi con una commedia sentimentale spensierata e di far vedere questo suo lato leggero. Tuttavia non gli si può non voler bene e, quando appare per il suo piccolissimo cameo di uno steward, ci si intenerisce. (Inoltre, a dir la verità, ha composto una colonna sonora carina ed appropriata). Comunque è da vedere anche solo per curiosità. Consigliato a metà. 


Voto: **1/2 (Non posso dargli meno, anche se lo meriterebbe)






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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