Mi riferisco a Fine di una storia di Neil Jordan.
Ecco la recensione:
Fine di una storia (The End of the Affair) di Neil Jordan
del 1999. Con Ralph Fiennes, Julianne Moore, Stephen Rea, Ian Hart,
Jason Isaacs, James Bolam, Samuel Bould. Inghilterra, 1946. Lo
scrittore Maurice Bendrix (Fiennes) e Sarah Miles (Moore), sposata
con Henry (Rea), durante la guerra hanno una breve relazione,
terminata dopo un incidente occorso a Maurice, avendo Sarah giurato
pregando Dio, che se l'avesse fatto sopravvivere, non l'avrebbe mai
più rivisto. Mantiene la promessa. Ma due anni dopo Maurice aiuta
Henry a ingaggiare un detective privato per spiare le scappatelle di
Sarah e così le si riavvicina...
Melodramma sentimentale tratto dal
romanzo omonimo di Graham Greene.
Gelosia, fede e miracoli in un
intrigo ambiguo.
Erotico, sensuale, passionale ma elegantissimo, ha
un fascino particolare.
E sono piuttosto singolari, nonostante
l'impianto classico dell'opera, la messa in scena e l'uso
intelligente del montaggio con continui flashback e flashforward che
conferiscono una maggiore complessità alla vicenda.
Anche il fatto
di soffermarsi all'inizio sul punto di vista di lui (che scrive a
macchina) e, successivamente, sul punto di vista di lei (Maurice
legge il diario della donna, passatogli dall'investigatore).
Tutto
ciò sicuramente alza il livello di una storia che appare fin da
subito piuttosto telefonata.
Le scenografie, la fotografia avvolgente, l'epoca in cui è
ambientato, i costumi di Sandy Powell (tra l'altro la Moore indossa
più o meno gli stessi orecchini di Cate Blanchett in Carol*.
Non è un caso, probabilmente, dato che Sandy Powell ne è la
costumista) fanno il resto. E, ovviamente, gli attori.
Julianne Moore
è conturbante, di classe e di una bellezza d'altri tempi e riesce a
interpretare con dignità un personaggio piuttosto bidimensionale
senza risultare una macchietta, ma anzi, arricchendolo. Impeccabile
come al solito. Stessa cosa vale per Ralph Fiennes, sempre così
tormentato e inquieto. Anche lui offre una prova sottile. Stephen Rea
è perfetto nel ruolo del marito tradito e rassegnato.
Jordan è
riuscito a dirigere con polso senza usare troppi sotterfugi e ricatti
emotivi. Certo, un po' patetico lo è, ma è per via della situazione
da romanzo d'amore e per i personaggi che agiscono di conseguenza:
era inevitabile, da mettere in conto.
Eppure si sente la volontà di
andare oltre gli stereotipi, di sublimare una vicenda che, agli occhi
dello spettatore, poteva risultare perfino paradossale. Con abilità,
ci riesce, donandogli contegno e dignità. Ottima anche la colonna
sonora di Michael Nyman che colpisce immediatamente fin dai titoli di
testa.
Un film malinconico, triste, romantico (certe scene sono
meravigliose, ad esempio quella in cui il protagonista immagina di
baciare Sarah tenendola sotto l'impermeabile trovando riparo dalla
pioggia). Nel suo genere è una perla.
Da vedere (quando si è in
vena). Consigliato.
*Mia recensione
Voto: ***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento