Mi riferisco a Dancer in the Dark di Lars von Trier.
Ecco la recensione:
Dancer in the Dark di Lars von
Trier del 2000. Con Björk, Catherine Deneuve, David Morse, Peter
Stormare, Joel Grey, Cara Seymour, Vladica Kostic, Jean-Marc Barr,
Vincent Paterson, Siobhan Fallon, Udo Kier. (140 min. ca.)
Stati Uniti. Selma
Jezkova (Björk) è una donna povera immigrata dalla Cecoslovacchia
che lavora come operaia in una fabbrica, condannata alla cecità per
una malattia ereditaria, che sfugge dalla triste realtà fantasticando
di essere in un musical (tipicamente americano). Anche il figlio Gene
se non verrà operato d'urgenza con gli anni perderà la vista. Selma
perciò ha risparmiato un bel gruzzolo quando un finto amico e
poliziotto (Morse) riesce a rubarglieli. Selma lo va a trovare e
accidentalmente gli spara ma poi si accanisce. Verrà arrestata e
condannata a morte.
Film girato con le regole del Dogma 95: camera a
spalla, musica interna. Regole che non vengono rispettate quando
compaiono d'improvviso gli originali numeri musicali (con i brani
scritti dalla stessa Björk e con l'uso talvolta di elementi interni
e "musica concreta": macchine della fabbrica che cigolano,
piedi che battono il tempo, ecc...): soprattutto nel finale viene
adoperato sapientemente il dolly.
Bizzarro e crudele, considerato a
ragione un anti-musical, le scene di canto e ballo sono frutto
della mente fragile ed evidentemente disturbata della tenera Selma.
Una pellicola che gioca con molti stereotipi (nella
trama stessa c'è un'esasperazione negli avvenimenti sfortunati che
deve passare la protagonista) e sovverte l'idea stessa del musical
pur mettendo in scena balletti coreografati, ma sempre nel bel mezzo
di momenti drammatici.
Gli attori sono molto bravi: Björk è una
rivelazione. Perfettamente calata nella parte. E' così dolce che lo
spettatore non può non simpatizzare per lei. Catherine Deneuve, che
interpreta l'amica Kathy, è convincente, bel ruolo. David Morse è
altrettanto perfetto con i suoi modi subdoli, ambigui. Cameo di Joey
Gray.
Interessanti i vari richiami ai musical hollywoodiani. Più
volte la protagonista canta My Favourite Things da Tutti insieme appassionatamente; il figlio si chiama Gene (in onore
di Gene Kelly?) e compare verso la fine, per l'appunto, Grey,
famossimo per Cabaret di Bob Fosse.
Tutto è molto
coerente: se le altre opere di Von Trier sono ostiche
anche per la freddezza, qui invece ci si emoziona perché è tutto
spinto a far leva sulla commozione mediante scene patetiche e
altamente drammatiche. Il finale è devastante.
Perciò ci si trova
di fronte ad un film di fruizione media: le canzoni e la voce della
protagonista potrebbero non piacere e le tematice trattate sono
forti, inverosimili e i toni come sempre singolari, ma si lascia
guardare con piacere anche da un pubblico meno "allenato" a
questo genere - e alle pellicole di von Trier - per una certa tensione e i tempi non troppo dilatati.
Originale e angosciante (e depressivo per lo spettatore, il quale in
alcuni momenti proverà rabbia per le ingiustizie subite da
Selma).
Da vedere assolutamente (meglio in lingua originale, anche se
l'edizione italiana ha i sottotitoli integrati sotto le canzoni)
quando si è dell'umore giusto. Consigliatissimo. (Palma d'Oro a
Cannes al film e alla Miglior Attrice, Björk).
Voto: ***1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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