Mi riferisco a Bully di Larry Clark.
Ecco la recensione:
Bully di Larry Clark del 2001.
Con Brad Renfro, Bijou Phillips, Rachel Miner, Nick Stahl, Michael
Pitt, Leo Fitzpatrick, Kelli Garner, Daniel Franzese, Nathalie
Paulding, Jessica Sutta, Edward Amatrudo, Deborah Smith Ford. (113 min. ca.)
Marty
(Rendro) e Bobby (Stahl) sono due ragazzi e migliori amici da sempre
che lavorano insieme in un negozietto di alimentari e passano
il resto del tempo a fumare e a divertirsi in modo estremo con le
coetanee. Bobby qualche volta è violento con l'amico. Quando Marty
si trova una ragazza, Lisa (Miner) e la cosa diventa piuttosto seria,
quest'ultima decide di liberarsi di Bobby e premedita un omicidio con
l'aiuto del resto di amici con i quali sono soliti uscire.
Coinvolgeranno anche Derek (Leo Fitzpatrick) un killer non proprio
esperto e un altro Derek (Franzese), cugino di Lisa, che, giorni dopo
l'assassinio, in preda ai sensi di colpa, confesserà tutto alla
polizia, facendo così arrestare sia Marty che gli altri.
Film duro,
crudo, senza mezzi termini (anche se i protagonisti sono
giovanissimi), con scene di nudo, sesso, droga - e ovviamente violenza
- a volontà, anche psicologica, che racconta la storia vera (cambiano
soltanto i nomi e alcune cose sono state modificate per ragioni
narrative. Ed è comunque anche tratta dal libro Bully: A True
Story of High School Revenge di Jim Schutze che si rifà a
quella storia) di ragazzi sbandati e sulla via - ben avviata - della
perdizione.
Ciò che colpisce è l'abilità del regista di far
entrare subito lo spettatore dentro la vicenda, senza troppi
preamboli. Toni asciutti, niente concessioni al melodrammatico, per
una pellicola che arriva al punto senza strafare.
Gli attori sono
bravi, soprattutto il compianto Brad Renfro e Michael Pitt davvero
credibile nel ruolo del fattone stupido. L'utilizzo di molti
stereotipi (anche musicalmente parlando, ma ben integrati. L'ultimo
pezzo prima dei titoli di coda, quando vengono mostrate le pene da
scontare degli assassini, fa rabbrividire) si fa perdonare grazie alla sceneggiatura molto solida.
Larry Clark sa cosa vuole dire e come
dirlo: quel senso di "malato" è insinuante e vivo.
E' una
pellicola indipendente a tutto tondo, estrema e disturbante ma non
gratuita come potrebbe sembrare con una visione superficiale. Ma si
badi bene: non è di denuncia in senso stretto, racconta e basta.
E'
un film sicuramente controverso che potrebbe far (e ha fatto
all'epoca) storcere il naso, ma riuscito. Forse un difetto è l'essere
troppo prevedibile (si capisce subito che quei ragazzi prendono
troppo sottogamba un crimine del genere).
Da vedere. Consigliato.
(Presentato alla 58a Mostra del Cinema di Venezia).
Voto: ***
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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