Mi riferisco a L'amore ha due facce di Barbra Streisand.
Ecco la recensione:
L'amore ha due facce (The Mirror Has Two Faces) di Barbra
Streisand del 1996. Con Barbra Streisand, Jeff Bridges, Lauren
Bacall, George Segal, Mimi Rogers, Pierce Brosnan. (126 min. ca.)
Gregory Larkin
(Bridges) è un affascinante, goffo professore di Matematica alla
Columbia University che non riesce a portare avanti nessuna relazione
con donne altrettanto belle. Così mette un annuncio per conoscere
una donna intelligente che abbia affinità intellettuale con lui ma
che non sia attraente per non rovinare tutto con il sesso. Troverà
quella persona in Rose Morgan (Streisand), insegnante di Letteratura
sempre alla Columbia. Bruttina, insicura, la pecora nera della
famiglia e in competizione con la sorella Claire (Rogers) che ha
sposato l'uomo di cui lei era innamorata perdutamente (Brosnan) e
perennemente in conflitto con l'ancora affascinante madre (Bacall).
Cominceranno a frequentarsi, avranno molte cose in comune, si daranno
consigli e Rose accetterà di sposarlo nonostante il patto esplicito
di non avere implicazioni sessuali (se non su richiesta). Peccato che
si innamorerà davvero, non ricambiata. Almeno così sembra...
Commedia romantica old style con qualche parentesi molto maliziosa e
un linguaggio talvolta lievemente volgare con l'uso di parecchi doppi
sensi (nella norma però, considerando che stiamo parlando degli anni
'90) che riprende in parte il tema del film Lo specchio a due facce di André Cayatte del 1958 e i classici stereotipi di lui
affascinante e lei brutta che si trasforma miracolosamente in un bel
cigno (che poi questa trasformazione messa in atto dalla Streisand
sia un po' ridicola è ovvio, dato che stringi stringi cambia poco.
Ma non è questo il punto) e fa girare la testa a tutti.
Detto così
sembrerebbe qualcosa di inavvicinabile invece è molto divertente.
Certo, c'è la battuta facile studiata a tavolino, ma si ride spesso
e di gusto.
Il problema arriva alla fine, quando, come al solito con
la Streisand, tutto diventa melenso, romantico ad alto tasso di
glicemia e un po' troppo stucchevole (ad esempio durante il bacio
sentiamo - ma lo sentono anche Rose e Greg - il Nessun Dorma
dalla Turandot di Puccini).
Però bisogna ammettere che lei come regista sa quello
che vuole, sa dirigere gli attori, sa come coinvolgere e
arruffianarsi lo spettatore (in particolare nel suo monologo durante
la lezione universitaria svela i "trucchi" che poi
adopererà nel film stesso. In questo è molto narcisista ma è anche
segno di una grande sicurezza in se stessa) e si impegna - come negli
altri suoi due lavori. Letteralmente: anche qui lei è produttrice,
regista, attrice, compositrice del tema portante ed anche della
canzone dei titoli di coda con Bryan Adams I Finally Found
Someone (il resto della colonna sonora è affidata all'amico
Marvin Hamlisch).
Poi la sua Rose è impeccabile. Ancora una volta si
dimostra un'attrice sopraffina, buffa, dalla grande espressività
anche facciale, dai tempi comici perfetti. Quella enorme sicurezza in
se stessa di cui sopra le permette di non aver paura di mostrarsi non
propriamente bella ma sicuramente magnetica e affascinante. Non si
può fare a meno di empatizzare con lei, è adorabile (perfino
troppo).
Jeff Bridges prima di diventare il Drugo (in tutte le sue
forme) che tutti abbiamo imparato ad amare, è stato un bell'uomo in
senso canonico del termine e qui è altrettanto convincente nel ruolo
del genio imbranato con la testa fra le nuvole, quasi idiota in un
certo senso. Con la Streisand c'è chimica, si sente e si vede, fanno
una bella coppia.
La Bacall ha una parte da snob perfettamente nelle
sue corde. Ma riesce ad essere convincente anche durante i dialoghi
più intimi con la figlia sull'amore e sulla bellezza. In effetti
proprio i dialoghi in alcune parti sono ineccepibili e certe scene
particolarmente riuscite ("Mamma, da piccola mi trovavi bella?
Non bella perché tutti i bambini lo sono, ma perché mi vedevi
davvero così?").
Ecco, la Streisand è in gamba a richiamare
esperienze comuni e a scavare nella memoria e nella psicologia del
suo pubblico (nonché dei suoi protagonisti. Sarebbe stata un'ottima
psicologa), non c'è dubbio.
La sceneggiatura è brillante, con molte
banalità e ricca di cliché, ma è così: prendere o lasciare. E' un
film molto femminile, molto newyorkese (i taxi che non si fermano
saranno il lietmotiv), straripante - "effetto diva" forse
-, permeato dall'egocentrismo della protagonista. Ma è godibile.
Da
vedere (rigorosamente in lingua originale. Bridges sembra fintissimo,
nonostante il suo doppiatore notoriamente bravo) in totale relax
nelle giornate tristi. Consigliato.
Voto: **1/2
Barbra mentre dirige sul set:
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento