Mi riferisco a L'anno del dragone di Michael Cimino.
Ecco la recensione:
L'anno del dragone (Year of the dragon) di Michael
Cimino del 1985. Con Mickey Rourke, John Lone, Ariane Koizumi,
Leonard Termo, Raymond Barry, Caroline Kava, Eddie Jones, Joey Chin,
Victor Wong, Dennis Dun. (134 min. ca.)
A Chinatown le bande criminali comandati
dalla mafia cinese stanno mettendo a soqquadro il quartiere
provocando morti e disordini in particolare per la spartizione del
traffico di droga. Il nuovo capitano di polizia Stanley White
(Rourke), polacco, reduce del Vietnam, decide di prendere in mano la
situazione stando alle costole del nuovo boss Joey Tai (Lone).
Comincerà anche una relazione con la reporter cinese Tracy Tzu
(Koizumi) che diventerà sua fonte di informazioni. La situazione
rovinerà definitivamente il suo rapporto con la moglie Connie
(Kava), oltre che metterla in serio pericolo (ma anche lui e i suoi
collaboratori rischieranno la vita).
Commistione riuscita tra
poliziesco/thriller e azione. Basato sul romanzo omonimo di Robert
Daley, è un film molto solido, diretto con intelligenza.
Mette tanta
carne al fuoco ma sa anche come gestirla. Crudo, molto violento (le
scene delle sparatorie sono eccezionali, di grande impatto), sa
andare a fondo, scava nella psicologia dei personaggi (la cui
caratterizzazione è perfetta).
Il cast è in parte. Mickey Rourke
riesce sempe con disinvoltura ad interpretare i ruoli complessi di
uomini forti che nascondono fragilità, solitudine e sofferenza.
Grande performance sentita e toccante. John Lone è come al solito
impeccabile. Tutti gli altri sono un buon supporto.
Uscito cinque
anni dopo il flop del meraviglioso I cancelli del cielo*,
non è la solita pellicola di mafia cinese un po' macchiettistica.
Il
recentemente compianto Michael Cimino (che ha scritto la
sceneggiatura insieme ad Oliver Stone), sembra realmente capire
l'ambiente nel quale si aggira e con fascino, suggestione e senza
mezzi termini lo riporta sul grande schermo.
C'è addirittura spazio
per una storia d'amore (anzi, due, comprendendo anche il rapporto di
Stanley con la moglie Connie. Bellissima la scena della discussione
che sfocerà in tutt'altro): anomala - come si conviene nelle sue
opere - tormentata e, alla fin fine, tenera.
Intrattenimento d'autore
per un film mai banale o scontato nonostante il cliché poliziesco
del giustiziere contro il mafioso di turno. Al contrario, alcuni
colpi di scena sono azzeccati e fanno sobbalzare.
Da vedere
assolutamente. Consigliatissimo.
*Mia recensione
Voto: ***1/2/****
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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