Mi riferisco a Vizio di forma di Paul Thomas Anderson.
Ecco la recensione:
Vizio di forma (Inherent Vice) di Paul Thomas
Anderson del 2015. Con Joaquin Phoenix, Josh Brolin, Owen Wilson,
Katherine Waterston, Reese Witherspoon, Benicio del Toro, Martin
Short, Jena Malone, Joanna Newsom, Maya Rudolph, Eric Roberts, Serena
Scott Thomas, Sasha Pieterse, Michael K. Williams. (148 min. ca.)
L.A. 1970. Larry
"Doc" Sportello (Phoenix), è un investigatore privato
hippie e fattone che viene ricontattato dalla sua ex, Shasta Fay
Hepworth (Waterston), che vuole impedire che il suo nuovo uomo,
Mickey Wolfmann (Roberts), venga internato forzatamente dalla ex
moglie e dall'amante di lei. A quel punto Doc entra in affari più
grandi di lui e finisce subito per essere sospettato di omicidio da
"Bigfoot" Bjornsen (Brolin), ispettore di polizia.
Tratto
dal romanzo omonimo di Thomas Pynchon e girato in modo frammentario e
senza regole di narrazione per far entrare lo spettatore nel mondo
psichedelico da LSD del protagonista. Lo stile è surreale, grottesco
e anche se si tratta di un pseudo giallo/poliziesco (con echi
altmaniani nella messa in scena, nella suggestione ed anche
nell'umorismo), non è tanto la storia in sè che conta, quanto i
personaggi, l'ambiente.
Con un cast strepitoso: un Joaquin Phoenix a
suo agio e divertito, libero di creare e di strafare, ma sempre con
intelligenza (molti hanno rivisto in Sportello una sorta di Drugo de Il Grande Lebowski. Non è del tutto sbagliato come paragone,
ma sono comunque due cose differenti). Josh Brolin è un agente di
polizia convincente, affascinante e simpatico per certi suoi gusti in
fatto di cibo. Gli altri fanno la loro. Una sorpresa ritrovare Martin
Short in un ruolo particolare e in una pellicola d'autore. Owen Wilson è sempre piacevole.
Bizzarro,
svitato e apparentemente senza senso, è un film che coinvolge e
appassiona subito, che gioca sull'atmosfera d'epoca, con un
magistrale uso della colonna sonora (brani conosciuti e altri
composti da Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead).
Paul Thomas
Anderson si conferma un regista che non ha timore di osare. Ha capito che poteva spingersi ancora più in là dopo il
già ostico The Master, ma che poteva anche cimentarsi con qualcosa di più divertente, meno cupo, che travalica i generi,
sconfina ed è realmente originalissimo.
Ostico, indecifrabile,
differente da tutto ciò che si può aver visto.
Può non piacere,
può spiazzare ma sicuramente non lascia indifferenti.
Anche il
finale, per quanto compiuto, destabilizza.
Da vedere (più volte)
assolutamente. Consigliatissimo.
Voto: ***1/2/****
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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