Mi riferisco a L'uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet.
Ecco la recensione:
L'uomo del banco dei pegni (The Pawnbroker) di
Sidney Lumet del 1964. Con Rod Steiger, Geraldine Fitzgerald, Brock
Peters, Jaime Sánchez, Thelma Oliver, Marketa Kimbrell, Baruch
Lumet, Juano Hernandez, Eusebia Cosme, Warren Finnerty. (116 min. ca.)
Sol Nazerman
(Steiger), è un ebreo tedesco di mezza età sopravvissuto ad un
lager che gestisce un banco dei pegni ad Harlem, sotto il racket di
un boss di colore. I suoi modi sono bruschi con tutti, non dimostra
empatia, come se avesse un cuore di pietra anche a chi tenta di
avvicinarlo con le più buone intenzioni come Marilyn Birchfield
(Fitzgerald), assistente sociale e donna sola. L'unico a cui sembra
tenere è Jesus Ortiz (Sánchez), il giovane aiutante portoricano.
Jesus ha un giro di amici sbandati che vogliono rapinare il
negozio...
Pellicola drammatica che ben racconta le ripercussioni
psicologiche di chi è stato nei campi di sterminio nazisti. Infatti
il protagonista continua a ritorvarsi a pensare a certe situazioni, a
risentire rimbombare certe parole: in questi casi vengono utilizzati
dei veri e propri flash di immagini crude più o meno lunghe a
seconda dello stato d'animo di Nazerman. Un plauso al montaggio.
Ogni
cosa fin dall'inizio è volutamente sgradevole. Anche i personaggi lo
sono: Nazerman stesso lo è per come tratta gli altri, Ortiz è
petulante e davvero assillante, per non parlare dei clienti.
Il
bianco e nero è stupendo e la musica jazz composta da Quincy Jones
sottolinea e aumenta lo straniamento e il malessere di questi poveri
derelitti in una città, New York, fantasma.
Sidney Lumet va contro
tutte le regole e non ha paura di mettere in mostra l'orrore, il
disagio ed anche una sessualità malata dettata dallo sfruttamento.
L'interpretazione di Rod Steiger è dolente, fisica, palpabile,
davvero sentita. Geraldine Fitzgerald bravissima.
Un film quasi
d'avanguardia per la composizione delle scene (molte immagini si
ripetono come si ripetono nella mente di Nazerman), per la struttura
della narrazione (ed anche - appunto - per la colonna sonora) e per
la recitazione così sopra le righe. E soprattutto violentissimo,
intollerabile, perfino irritante, un vero pugno sullo stomaco.
Doveroso. Un cult imperdibile.
Da vedere assolutamente.
Consigliatissimo.
(Unico appunto negativo e poco credibile: Rod
Steiger nei flashback nel campo di sterminio appare pelato ma ancora
troppo robusto per il contesto. Si poteva trovare una controfigura o
lasciare all'immaginazione, magari riprendendo di spalle un altro
attore).
Voto: ***1/2/****
Il trailer:
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