martedì 21 giugno 2016

Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, commedia drammatica diretta ma soprattutto scritta benissimo, con un cast ben amalgamato. Cosa succederebbe se durante una cena fra amici tutti mettessero il cellulare sulla tavola e si leggessero pubblicamente i messaggi o si ascoltassero le chiamate in vivavoce? Acuto, brillante, amarissimo

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film italiano diretto ma soprattutto scritto benisismo, un cast ben amalgamato.
Mi riferisco a Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, SPOILER parziali nei testi]:






Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese del 2016. Con Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak. (97 min. ca.)
Lele (Mastandrea) e Carlotta (Foglietta), sposati, con due figli e la madre di lui che vive in casa con loro; Bianca (Rohrwacher) e Cosimo (Leo), lei veterinaria, lui tassista, sposini freschi; Peppe (Battiston), insegnante in pausa che doveva portare a far conoscere la fidanzata Lucilla, sono tutti sulla quarantina, tutti amici e tutti invitati a cena da altri amici, la coppia Eva (Smutniak) e Rocco (Giallini): lei una terapeuta, lui un chirurgo plastico che stanno affrontando un periodo difficile sia dal punto di vista matrimoniale che con la figlia diciassettenne. Proprio ad Eva, ad inizio portate, viene l'idea di un "gioco"-provocazione: mettere i cellulari sul tavolo e rispondere in tempo reale davanti agli altri ai messaggi e alle chiamate. Le conseguenze saranno devastanti. 













Commedia drammatica, ambientata tutta negli interni, di impianto teatrale, diretta ma soprattutto scritta benissimo, che parla di quanto il cellulare sia parte delle nostre vite, di quanti segreti si nascondano in esso, di quanto sia la nostra rovina (ad esempio, nel caso specifico, se il partner andasse a spiarne il contenuto), con i social che appesantiscono il carico. Ma anche quanto non si conosca mai veramente la persona con cui si sta insieme. 
È una pellicola che all'inizio fa ridere di gusto per il clima di convivialità, molto naturale (ed in questo gli attori sono stati impeccabili: sono davvero spontanei). Poi il sorriso diventa amaro. I toni cambiano progressivamente in modo fluido, senza sbalzi, da commedia a quasi (anzi, senza il "quasi") tragedia. 
Ed è forse la cosa più apprezzabile e azzeccata insieme al fatto che gli eventi arrivino come continui colpi di scena, come schiaffi in faccia allo spettatore che al principio si stava divertendo, era rilassato: esattamente come i protagonisti. Il cast, come accennato, è ben amalgamato e tutti sono convincenti. Forse i ruoli più belli sono quelli di Bianca - un'Alba Rohrwacher finalmente in un ruolo meno da bipolare, anzi, di persona dolcissima, pacificatrice e, in sostanza, la più "pura" del gruppo. Una bellissima performance la sua, che fa emozionare - e di Peppe - un Giuseppe Battiston misurato, mai sopra le righe e davvero incisivo. 
Il clima piano piano si scalda, diventando surreale, pesantissimo coerentemente con il gioco diventato ormai pericoloso e senza controllo. Ed ecco che il finale particolare (che cambia le carte in tavole ed è un "cosa sarebbe successo se") è altrettanto in armonia con la piega che ha preso la pellicola e non disturba. Al contrario stupisce, offre di che pensare e, in termini cinematrografici, serve a non far cadere l'opera nella banalità, nello scontato e ad evitare la moralina spicciola. 
Ciò non toglie che il senso di ansia non lasci mai lo spettatore neanche a visione finita. Anzi, ci si sente toccati, punti sul vivo e colpevoli anche soltanto come "testimoni" di quanto successo a dei personaggi di finzione (anche se non sono lontani dalla realtà e le situazioni messe in scena non sono poi così improbabili). 
Se si deve per forza trovargli un difetto, si può ammettere che certe coincidenze che capitano proprio esattamente durante l'arco della serata appaiono forzate (ad esempio la telefonata ricevuta da Carlotta), eppure è un film per niente stupido (anzi, acuto e tagliente. I dialoghi sono ineccepibili) che funziona, ha un ritmo in crescendo, coinvolge (in qualche scena fa addirittura commuovere) e il mix di toni e di generi è ben calibrato, soppesato. 
Non è prolisso e sa quando fermarsi per non rovinare l'atmosfera che si è creata. 
Amicizia, rapporti di coppia, famiglia: quanto marcio c'è dietro anche se non lo vediamo? Quanta falsità e ipocrisia? Un quadretto agghiacciante. 
Paolo Genovese con semplicità riesce a scavare più a fondo rispetto a tante altre pellicole cosiddette "intellettuali". (La canzone-tema omonima è cantata - e scritta insieme a Bungaro e Cesare Chiodo - da Fiorella Mannoia). 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.


Voto: ***1/2










Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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