venerdì 8 febbraio 2019

#OSCAR2019 #AcademyAwards2019 - Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità di Julian Schnabel, biografia atipica ma non del tutto riuscita, sostenuta dall'incredibile metamorfosi di Willem Dafoe

Nuovo film consigliato da guardare in vista degli Oscar. Bravissimo il protagonista.



 Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità di Julian Schnabel è un film biografico atipico, che cerca di prendere le distanze dagli schemi di genere, ma viene paradossalmente fagocitato dalle inizialmente interessanti invenzioni stilistiche, di regia e di fotografia.
La macchina mano, lo sfocato, i filtri, se nell'incipit promettevano bene e rendono l'idea del disagio mentale del pittore, poi risultano ormai consolidati all'occhio dello spettatore, che si aspetta di più, ma quel di più non arriva. Resta soltanto il tentativo di averci provato e una certa prolissità e ridondanza miste alla ripetizione (voluta) di parole e situazioni.
Encomiabile in ogni caso la performance di Willem Dafoe: dolente, intensissima e sentita. Tutto il suo volto parla da solo ed è credibilissimo nei panni del pittore olandese Vincent Van Gogh, è lui, completamente immerso nel personaggio. Un'interpretazione effettivamente da nomination all'Oscar. Ma perfetti anche, tra gli altri, Oscar Isaac nel ruolo di Gauguin (che parla in francese) e Rupert Friend in quello del fratello Theo. 

Un'opera particolare, non del tutto riuscita ma che in alcuni momenti colpisce. 
Da vedere per curiosità e in vista degli Academy Awards.

mercoledì 6 febbraio 2019

Wildlife di Paul Dano, opera prima dietro la macchina da presa di un grande attore che riesce a dimostrare di poter essere anche un autore consapevole, misurato e dallo sguardo acuto. Bravissimi i tre protagonisti

Salve a tutti. Vi voglio parlare di un film recente che è passato in sordina, purtroppo. Purtroppo perché il regista è Paul Dano.




Wildlife di Paul Dano, presentato al Sundance e allo scorso Festival di Cannes, è un dramma intimista che rende bene il senso dell'oppressione e del soffocamento (l'incendio che viene mostrato e di cui si parla è un'azzeccata metafora).
Sguardo sui luoghi e il contesto, sguardi e grandi primi piani sui protagonisti e sul protagonista (e anche qui non è un caso che il ragazzo diventi fotografo e ritrattista) che osserva la vicenda forse con un alito di speranza e che con la sua giovane età cerca di trovare un suo posto nonostante viva in quella che oggi viene chiamata "famiglia disfunzionale".
In questa prima prova del grande attore Paul Dano dietro la macchina da presa ciò che si sente di più è proprio la regia. Sempre presente, con scelte ben precise e talvolta anche inconsuete e curiose per come cerca di raccontare questa storia.
Storia che sa di già visto ed è basata sul romanzo omonimo di Richard Ford, ma che è ben sceneggiata dalla come sempre bravissima Zoe Kazan, compagna di Dano, e da quest'ultimo.
E se forse tutto sembra piatto e non si sa dove voglia andare a parare, rimane quell'ultimo fotogramma a chiudere un'opera coerente e toccante. Con tre ottimi attori.
Carey Mulligan e Jake Gyllenhaal (che figura anche tra i produttori) non hanno bisogno di presentazioni. Soprattutto lei tra i due offre un'interpretazione così dolente e così puntuale che lo spettatore arriva a pensare: "Ma non sbagli mai, Mulligan?".
Tuttavia la vera sorpresa è Ed Oxenbould, che si mette totalmente nelle mani del regista e riesce a tirar fuori una prova di misura con grande intelligenza ed espressività.
Un Revolutionary Road (l'epoca è la stessa, tra l'altro) visto dalla parte di un figlio.

Non un capolavoro, ma un film delicato e realizzato con grande impegno.
Da vedere (in lingua originale) aspettandosi di uscire dalla visione con un senso di tristezza. È una pellicola che "lavora" e si insinua inconsciamente. Consigliatissimo.




Voto: ***/***1/2







lunedì 28 gennaio 2019

#OSCAR2019 #AcademyAwards2019 - A Star Is Born di Bradley Cooper storia vecchia come il mondo (e remake sostanzialmente del film del 1976 con Barbra Streisand) dagli ottimi intenti ma dallo scarso e falsissimo risultato. Ovviamente è nominato (e vincerà) una valanga di premi (ne ha già vinti tanti fino ad ora)

Nuovo film candidato all'Oscar. Altra delusione cocente.
Andrò controtendenza, dato che è un film che ha riscosso e sta riscuotendo successo in ogni parte del globo, ma a certe operazioni non ci casco, soprattutto se gli originali erano di un altro livello.





A Star Is Born, remake del film del '76 con Barbra Streisand e Kris Kristofferson di Frank Pierson*, remake del film del '54 con Judy Garland e James Mason diretto da George Cukor (e vero capolavoro tra i quattro) il quale a sua volta era remake del film del '37 di William A. Wellman (che a sua volta... ma tagliamo corto), è una storia dall'impianto classico messo in scena con taglio moderno, grandi primi piani e scene madri melense. 
Non che non ci siano scene forti e d'impatto, non che Shallow non sia una grande hit e sì, siamo tutti consapevoli di trovarci di fronte ad un'opera realizzata per compiacere e colpire alla pancia lo spettatore. 
E il risultato è un film finto, stucchevole e poco sincero, troppo impegnato a far sembrare grandiosa la sguaiata Lady Gaga, che ogni tanto convince, ogni tanto dà sui nervi con quegli occhi sbarrati o l'espressione perennemente schifata. Bradley Cooper, capello unto e barba da vero rocker vissuto non è credibile neanche per un secondo. 
C'è da ammettere però che il doppiaggio è pedestre (perché devono tutti parlare scandendo le sillabe? Odioso) e in originale guadagnerà di sicuro dei punti. In ogni caso è un film che non ha neppure la metà del fascino che aveva la già discutibile pellicola del '76 (che a questo punto bisogna esaltare, dato che il paragone non regge). 
Le otto nomination all'Oscar sono vergognose. Comunque da vedere giusto per capire cosa ci troveranno quasi tutti di così bello. 
In ogni caso Bradley Cooper come regista si impegna (belli i titoli di testa). Rimandato a... tra un po' di tempo.


*Mia recensione
Voto: **1/2

giovedì 24 gennaio 2019

#OSCAR2019 #AcademyAwards2019 - Green Book di Peter Farrelly, storia vera romanzata che piace e sa di piacere. Bella prova interpretativa per Mahershala Ali

Ritorno dopo tanto tempo per parlarvi di un film che sta riscuotendo molto successo al cinema, com'era prevedibile, per la trama e il suo essere creato a tavolino per scaturire un certo tipo di reazioni.
Mi riferisco a Green Book di Peter Farrelly con Viggo Mortensen, Mahershala Ali e Linda Cardellini.





Green Book di Peter Farrelly, storia vera - romanzata - sul pianista di colore Don Shirley e del suo autista bianco Tony Vallelonga, è buonista e di maniera, fin troppo furbo e prevedibile, con quelle sue battutine puntuali e il suo essere così posato. 
Ma tra un Viggo Mortensen ghignoso e dall'italiano (o)stentato (in lingua originale sanguinano le orecchie) e un Mahershala Ali che dimostra ancora una volta di essere al di sopra dei film che interpreta (ricordate quell'obbrobrio acclamato che fu nel 2016 "Moonlight" di Barry Jenkins?), tra la bella musica dell'epoca e l'atmosfera natalizia, la suggestione vintage, quel "sa di già visto", cattura, coinvolge, rende partecipi: i buoni sentimenti e l'ironia facile intontiscono tutti, ammettiamolo. 
Il punto è che ci troviamo davanti ad una pellicola di intrattenimento. 
Intelligente, talvolta acuta, a volte ingenuotta (sembra che il coraggio iniziale si annacqui in qualcosa di molto più formale e politicamente corretto di quanto non sembrasse) non è assolutamente meritevole di un Oscar come Miglior Film ad esempio, a prescindere dagli altri concorrenti. 
Ma è quel tipo di opera che sembra chiamarli, i premi popolari. 
Una bella operazioncina che piace e si autocompiace. 
Merita comunque una visione, sapendo in anticipo che si verrà "ricattati".





venerdì 7 dicembre 2018

IN SALA - Bohemian Rhapsody. Film che si sofferma sui primi quindici anni di carriera della famosa band inglese Queen che aveva come frontman il "mito", l'animale da palcoscenico, l'istrionico, Freddie Mercury (nato come Farrokh Bulsara). Un'occasione persa

Salve a tutti. 
Dopo molto tempo rifaccio la mia apparizione per parlare di un film in questi giorni nelle sale, che sta avendo molto successo e critiche sia positive che negative.
Mi riferisco ovviamente "alla pellicola sui Queen" o, per meglio dire, "su Freddie Mercury". Pellicola che ha avuto una produzione travagliatissima, cambiamenti all'ultimo secondo (anche di regia). E alla fine il mischione è stato assicurato.
Quella che trovate sotto non è una recensione canonica e formalmente corretta, ma soltanto un'opinione a caldo (ma che dopo un giorno è rimasta tale, quindi così è, se vi pare :D):







Bohemian Rhapsody di Bryan Singer è un'occasione mancata.
E Rami Malek, checché si dica, non riesce a sostenere il peso di una figura carismatica come quella di Freddie Mercury. Bravo nell'aver riproposto la gestualità e le pose del frontman dei Queen e in alcune scene di averlo reso molto "reale". Ma, oltre ai denti, che sembrava stesse per sputare da un momento all'altro, manca quel qualcosa in più che lui non è riuscito a dare e che il film stesso non è riuscito a supplire (la regia di Singer con l'aiuto soccorso di Dexter Fletcher, non accreditato, è confusa e non riesce ad avere uno stile preciso né prendere una direzione precisa).
Ottimo invece Gwilym Lee nei panni di Brian May, come perfino tutti gli altri.
Poi, mi si corregga, spesso era fuori sincrono e questa è una cosa fastidiosissima da vedere.
Poi gli "errori" voluti di cronologia (chiamiamoli "licenze poetiche" o "forzature narrative", meglio), intollerabili per chi conosce per filo e per segno la storia vera

Punti a favore:

- il modo in cui è stata trattata la sua sessualità e il rapporto con Mary, davvero toccante (e si sa che era così ed anche più di così) anche se è tutto romanzato e poco veritiero. Non hanno mai litigato, ecc...
- La ricostruzione del Live AID (con la pecca di essere fuori sincrono a volte e gli stacchi del montaggio, anche sonoro davvero tagliati con l'accetta).
- In lingua originale la parlata di Freddie con tutti i suoi "darling".
- L'ironia e le molte battute.
- I gatti. 😂😅

Per il resto l'ho trovata una pellicola mediocre, che è rimasta in superficie e se mi ha dato qualcosa, se mi ha fatto esaltare, è soltanto per la colonna sonora (tra l'altro i brani sono stati inseriti e tolti nei momenti sbagliati).
Il Live AID ha fatto commuovere anche me. Anzi, mi è venuto il magone. Ciononostante guardavo Rami Malek e pensavo: "Sì, ma non è Freddie".

Quando sono arrivati i titoli di coda e finalmente è apparso il filmato di repertorio di Don't Stop Me Now sullo schermo si è proprio vista, palesissima, la differenza.
Perdibile.


Voto: **/**1/2







Anyway the wind blows...

mercoledì 6 giugno 2018

La festa prima delle feste di Josh Gordon e Will Speck, commedia demenziale dall'umorismo di bassa lega e dalle trovate trite e ritrite. Kate McKinnon e Jennifer Aniston sono realmente simpatiche però

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film demenziale piuttosto inutile, ma talvolta simpatico.
Soprattutto per il cast.
Mi riferisco a La festa prima delle feste di Josh Gordon e Will Speck.
Ecco la recensione:






La festa prima delle feste (Office Christmas Party) di Josh Gordon e Will Speck del 2016. Con Jason Bateman, T.J. Miller, Olivia Munn, Jennifer Aniston, Kate McKinnon, Courtney B. Vance, Jillian Bell, Vanessa Bayer, Rob Corddry, Karan Soni, Sam Richardson, Randall Park, Abbey Lee, Matt Walsh, Jamie Chung. (105 min. ca.)
Clay (Miller), dirigente di un'importante filiale di un'azienda informatica, dà una festa natalizia all'interno degli uffici per salvare baracca e burattini e dal licenziamento del personale, previsto dalla sorella, la cattivissima amministratrice delegata Carol (Aniston). Ne succederanno di tutti i colori. 



















Commedia demenziale trash dall'umorismo di bassa lega, piena di stereotipi, che si riprende quando interviene lo humor dalle battute veloci e frizzanti da SNL (Saturday Night Live) ed in particolare quanto entra in scena la grandissima Kate McKinnon. 
Ovviamente anche Jennifer Aniston dà quel giusto apporto di comicità. Il suo personaggio somiglia un po' troppo però, non a Rachel di Friends questa volta, quanto a quello di Come ammazzare il capo.... Ma non fa nulla, la Aniston è sempre piacevole e simpatica qualsiasi cosa faccia. 
Inoltre bisogna ammettere che alcuni momenti fanno realmente - e colpevolmente - ridere. Ma il tutto è annegato da una sceneggiatura poco curata e da una musica truzza troppo presente. 
Un film da vedere essendo consapevoli che si verrà solo intrattenuti. 
Le belle commedie sono altre, ovvio. In lingua originale tuttavia, alcuni giochi di parole sono riusciti per quanto volgari o scontati (l'adattamento italiano, come sempre in questi casi, è sgonfio). 


Voto: *1/2/**




Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












  
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