Mi riferisco a Fair Game - Caccia alla spia di Doug Liman.
Ecco la recensione:
Fair Game - Caccia alla spia (Fair Game) di Doug Liman del 2010.
Con Naomi Watts, Sean Penn, Sam Shepard, David Andrews, Noah
Emmerich, Michael Kelly, Bruce McGill, Brooke Smith, Tim Griffin, Ty
Burrell, David Denman. (104 min. ca.)
La vita di Valerie Plame (Watts), agente della
CIA sotto copertura e del marito Joe Wilson (Penn) viene distrutta
quando fanno luce sulla presunta presenza di armi di distruzioni di
massa in Iraq: motivazione che ha fatto iniziare la guerra. Dovranno
lottare contro tutto e tutti per farsi credere.
Tratta dalle memorie
della vera Plame Fair Game: My Life as a Spy, My Betrayal by
the White House, è una pellicola di spionaggio/thriller d'azione con una trama complicata e molto interessante.
L'intento è
lodevole, la storia, a noi pressoché sconosciuta, è giusto sia
fatta conoscere a tutto il mondo.
I protagonisti sono credibili.
Naomi Watts e Sean Penn (ancora una volta insieme dopo 21 grammi e The Assassination) sono perfetti: funzionano bene e le loro liti sono
appassionanti.
Il problema però è che non riescono a salvare
l'opera.
La struttura e i toni sono da film di azione alla buona
(quasi da telefilm. Anzi, Homeland, per dirne uno con
tematiche simili, ha una fattura decisamente migliore), la regia con
poco polso e poco curata (come il montaggio), tutto sembra un po'
incolore, senza nerbo.
È il taglio che si è voluto dare ad essere
forse sbagliato (ma anche la sceneggiatura). Si è voluto realizzare
un qualcosa che arrivasse trasversalmente e ciò ha penalizzato la
sua serietà. Una vicenda così grave e così importante si sarebbe
meritata ben altro trattamento.
Doug Liman - il quale aveva diretto il primo Bourne Identity e quindi il genere d'azione dovrebbe essere il suo campo - non è certo un Lumet o un
Pollack (anche se quest'ultimo, con The Interpreter* altro
spy sempre con Sean Penn, non era stato per niente convincente e più
o meno si riscontravano gli stessi difetti). Anche per il ritmo.
Parte in modo soporifero e si riprende verso i tre quarti, quando è
troppo tardi.
Carino il mostrare nei titoli di coda il filmato
originale di Valerie Plame che testimonia pubblicamente i fatti.
Un'altra occasione sprecata per smontare il mito dell'America e
parlare di tutti i sotterfugi e gli interessi che vanno a cozzare con
gli ideali di cui si fa portavoce.
Il risultato è un'accozzaglia di
generi (ovviamente è anche una biografia e drammatico) e alcune belle
riflessioni annaspano, stentano ad emergere per ciò che sono.
Comunque da vedere per curiosità. Consigliato a metà.
Voto: **1/2
I veri Plame e Wilson
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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