giovedì 24 luglio 2014

Il violinista sul tetto di Norman Jewison, musical bizzarro e particolare un po' troppo prolisso ma interessante per le tematiche di fondo

Oggi voglio parlarvi di un film che mi ha un po' deluso e annoiato nonostante gli intenti, l'impegno e il regista che io amo molto. Il problema è che tratta un tema distante da noi ed essendo un musical questa distanza lo rende pesante.
Mi riferisco a Il violinista sul tetto di Norman Jewison.
Ecco la recensione:




Il violinista sul tetto (Fiddler on the Roof) di Norman Jewison del 1971. Con Chaim Topol, Norma Crane, Leonard Frey, Molly Picon, Paul Mann, Rosalind Harris, Michele Marsh, Neva Small, Michael Glaser, Raymond Lovelock. (181 min. ca.)
Nel piccolo villaggio ucraino Anatevka costituito da popolazione ebraica con un violinista che suona sempre sul tetto, si seguono le vicende della famiglia di Teyve (Topol), lattaio, che ha cinque figlie da maritare. Tre decideranno per conto proprio invece che accettare il matrimonio combinato: non senza malumori. Ci saranno anche altri problemi causati dall'improvviso pogrom russo antisemita. Tutto il villaggio dovrà emigrare. 




































Un po' musical un po' commedia dai toni ridanciani e malinconici un po' drammatico, tratto dal musical omonimo di Broadway, con le musiche di Jerry Block e testi di Joseph Stein dirette da John Williams (che ha vinto un Oscar. Il secondo è per la fotografia) e da un racconto di Shalom Aleichem, è un film ibrido, appunto, che ha l'originalità nel mescolare musica tradizionale alla musica creata a tavolino (ma questo è merito dell'opera teatrale) - poche le canzoni veramente trascinanti a parte la simpatica e più famosa If I were a rich man -, dall'impianto piuttosto innovativo e con alcune trovate che si ripetono di volta in volta come un lietmotiv (e alla lunga potrebbero costituire un difetto).
Regia solida che ha avuto l'arduo compito di rendere interessante una storia coinvolgente soltanto a tre quarti. Bella la messa in scena, bravi gli attori - soprattutto Topol - (un po' troppo teatrali forse), sceneggiatura dello stesso Joseph Stein buona. 
Belle e funzionali le scenografie, ottime la fotografia e le luci.
Ma è una pellicola troppo prolissa che a tratti annoia e a tratti, invece, affascina e coinvolge. 
Un film bizzarro, non perfetto ma neanche da buttare che fa riflettere sulla religione (e i dogmi duri a morire della stessa) e sull'antisemitismo. Da vedere per curiosità. Consigliato (soprattutto per chi vuole vedere una commedia musicale diversa dal solito). 


Voto: ***















Il trailer:




If I were a rich man:





Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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