lunedì 7 luglio 2014

CULT CLASSICO da recuperare: Splendore nell'erba di Elia Kazan, film drammatico che raramente ha saputo raccontare l'amore adolescenziale (soffocato) e il bigottismo così lucidamente. Con due interpreti in parte quali Warren Beatty e (una meravigliosa) Natalie Wood

Con un po' di ritardo sulla tabella di marcia, vi voglio parlare di un film eccezionale. Un autentico capolavoro molto avanti per il linguaggio, per i contenuti, pur mantenendo un impianto classico.
Mi riferisco a Splendore nell'erba di Elia Kazan.
Ecco la recensione:




Splendore nell'erba (Splendor in the Grass) di Elia Kazan del 1961. Con Natalie Wood, Warren Beatty, Pat Hingle, Audrey Christie, Barbara Loden, Zohra Lampert. (124 min. ca.) 
In Kansas, nel 1928, Deannie Loomis (Wood) e Bud Stamper (Beatty), liceali, vivono la prima vera storia d'amore, contrastata però dalle due famiglie: lei di ceto sociale basso ha una madre bigotta che le proibisce, incutendole timore, di avere rapporti completi, inneggiando alla verginità prematrimoniale e un padre passivo. Lui ricco, ha un padre (industriale, interpretato da Hingle) rozzo, libertino, una madre passiva e una sorella poco seria (Loden). La mancata consumazione del rapporto farà sì che Bud voglia prendersi una pausa di riflessione (anche perché il padre gli ha consigliato di trovarsi qualche ragazza facile. E infatti andrà con un'altra pur essendo ancora innamorato) che causerà un forte esaurimento nervoso a Deannie, la quale finirà per essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Nel frattempo, nel periodo del crollo della Borsa a Wall Street, dopo il suicidio del padre, il ragazzo si sposerà con una cameriera e avrà due figli. Uscita dalla clinica dopo quasi tre anni, Deannie lo reincontrerà per un'ultima volta. 





























Elia Kazan tratta un tema dolente e più argomenti tabù come l'emancipazione sessuale, il sesso fra adolescenti (che non riescono a ribellarsi dalla prevaricazione genitoriale), il bigottismo di un'America perbenista. Ambientato durante la Grande Depressione come scusa per parlare di depressione fisica e dei cambiamenti dei valori che si cominciavano a sentire già alla fine degli anni '50 ed inizio degli anni '60, è un film avanti (anticipa le correnti cinematografiche - e sociali - del '68, la storia poi, nonostante i temi è universale), avanti addirittura per i nostri giorni (linguaggio particolare, scene ossessive e malate di denuncia, baci alla francese - il primo, mi sa, della storia del cinema. Non so come abbia fatto a passare la censura).
E' un film struggente e realistico seppur romanzato e recitato molto sopra le righe.
Natalie Wood è fragile, indifesa, succube: fa male vederla così turbata e in preda degli eventi. Beatty, al suo primo film ha la faccia giusta da immaturo, ingenuo, apatico e debole: il suo ruolo è talmente scritto bene che la sua monoespressività è qui il punto di forza. Pat Hingle che interpreta il padre è da prendere a schiaffi: convincente e ripugnante (come sono ripugnanti le situazioni proposte che fanno sentire a disagio lo stesso spettatore, impotente e sulle spine).
Gli ultimi minuti sono strazianti da star male per la drammaticità di questo amore perduto seppur ancora vivo. Bellissima la poesia di William Wordsworth (Ode all'immortalità) che viene citata a metà circa e alla fine (e che richiama il titolo).
La regia è sapiente e di polso con primi e primissimi piani nei momenti clou dei dialoghi. I tempi sono dilatati, lentissimi ma riflessivi e motivati. La sceneggiatura di William Inge (premiata con l'Oscar) è puntuale, con una caratterizzazione dei personaggi perfetta e approfondita.
Valida anche la fotografia (bei colori per l'epoca).
Una pellicola geniale che come poche ha saputo trattare l'amore - il primo amore - tra giovani così bene.
Commovente senza essere strappalacrime. Duro, crudo, con un finale non consolatorio, che non accontenta il pubblico ma continua a farlo arrabbiare per la sorte dei protagonisti (soprattutto di Deannie).
Capolavoro, un classicone da vedere assolutamente. Cult. (Si comprende perché Scorsese in Viaggio nel cinema americano l'ha messo nella cerchia delle sue fonti d'ispirazione).


Voto: ****1/2














Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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