lunedì 21 luglio 2014

Il paziente inglese di Anthony Minghella, polpettone strappalacrime sopravvalutato dalla bella confezione e dal cast azzeccato. Nove Oscar esagerati

Oggi vi voglio parlare di un film pluripremiato ma che a me ha (come avevo previsto) deluso tantissimo. L'ho trovato poco interessante e non un capolavoro come tanti hanno detto.
Mi riferisco a Il paziente inglese di Anthony Minghella.
Ecco la recensione:






Il paziente inglese (The English Patient) di Anthony Minghella del 1996. Con Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Willem Dafoe, Kristin Scott Thomas, Naveen Andrews, Colin Firth, Julian Wadham, Jurgen Prochnow, Nino Castelnuovo, Kevin Whately. (161 min. ca.)
In un convento abbandonato in Toscana, verso la fine della seconda guerra mondiale, Hana, un'infermiera canadese (Binoche) che ha perso il fidanzato durante il conflitto e ha visto morire una sua amica per lo scoppio di una mina al passaggio dell'auto, si prenderà cura di, Almasy, un paziente particolare (Fiennes), rimasto bruciato quasi totalmente in un incidente aereo. Questi, tramite le letture (fatte da Hana) di Erodoto, ricorderà la sua storia d'amore travagliata con Katherine (Scott Thomas), sposata con il lord inglese Geoffrey Clifton (Firth). Nella casa alloggeranno anche un'ex spia canadese (Foe) che aveva conosciuto Almasy per alcune strane vicende di spionaggio e un artificiere indiano (Andrews), che diverrà per poco, amante di Hana. 





























Storie d'amore che si intrecciano, ripicche, guerra e spionaggio, per un film che attira, commuove forzatamente con scene e dialoghi strappalacrime e risulta alquanto patetico. 
La confezione è patinata, la regia è buona, così come il montaggio (anche se i continui flashback - necessari a dir la vertà - risultano macchinosi e pesanti), scenografie e ambienti ottimi (è stato girato in Italia - in Toscana, a Forte dei Marmi, Cinecittà e a Venezia - e in Tunisia per le scene nel deserto) e ottima fotografia. 
Pellicola molto europea. C'è da dire che in questo caso la lentezza non è un difetto (anzi, è "riflessiva"). Anche la lunghezza è sopportabile perché c'è abbastanza ritmo e tutto è studiato a tavolino per piacere al pubblico. Ma il risultato finale è un "polpettone" finto di situazioni viste e riviste (a partire dal triangolo amoroso). 
Gli attori sono bravi: su tutti Kristin Scott Thomas (che per quanto stia antipatica alla sottoscritta, qui è molto in parte e credibile) e come sempre la splendida Juliette Binoche (anche se l'Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista francamente è un po' sprecato). Fiennes è sempre troppo arrabbiato, poco espressivo anche se il suo è un ruolo intenso (ovviamente non è da contare quando è tutto truccato come se fosse ustionato), Colin Firth fa il suo dovere, Foe fa una comparsata. 
Nove Oscar esageratissimi. Soprattutto per Miglior Film e Miglior Regia che dovevano andare obbligatoriamente a Fargo dei Coen. Per fortuna è stata premiata la McDormand al posto della Scott Thomas, altrimenti sarebbe stato uno scandalo bello e buono (nonostante ci fosse in lizza anche la bravissima Brenda Blethyn di Segreti e bugie). 
Un bell'esercizio di stile "acchiappa premi" e un'opera stilisticamente troppo classica, ridondante e "ricattatoria" per poter essere definita capolavoro. Sopravvalutato.
Da vedere per curiosità.


Voto: *** (Sono buona, troppo)











Il trailer:









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento