giovedì 3 marzo 2016

IN SALA - Room, film drammatico che parla delle implicazioni psicologiche che devono passare madre e figlio rinchiusi per anni in un capanno per gli attrezzi. Il rapporto madre-figlio è portato in scena realisticamente. Brava Brie Larson (che ha anche vinto l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista), ma ancora più bravo il piccolo Jacob Tremblay

Vi voglio parlare anche di un film che esce oggi al cinema. Un film toccante e delicato. Sicuramente non un capolavoro, ma godibile, ben fatto (anche se strizza l'occhio allo spettatore troppe volte). L'attrice protagonista ha vinto l'Oscar pochi giorni fa (come Miglior Attrice Protagonista per l'appunto).
Mi riferisco a Room di Lenny Abrahamson.
Ecco la recensione:





Room di Lenny Abrahamson del 2015. Con Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, Sean Bridgers, William H. Macy, Megan Park. (118 min. ca.)
Jack (Tremblay) compie cinque anni. Vive con sua madre Joy (Larson) in quella che loro due chiamano "stanza". In realtà Joy era stata rapita da un pervertito, "Vecchio Nick" (Bridgers), sette anni prima, rinchiusa dentro ad un capanno per gli attrezzi, e da uno degli stupri è nato lui. Avendo sofferto abbastanza e, soprattutto per suo figlio, Joy cercherà un modo per fuggire. 















Film drammatico, tratto dal romanzo di Emma Donoghue Stanza, letto, armadio, specchio, che con molta facilità riesce descrivere le esistenze di questi due personaggi e fa percepire allo spettatore tutta sofferenza che una vita da reclusi (e da vittima di abusi) causa. 
Ricco di tensione soprattutto nel momento della fuga del piccolo Jack, la pellicola cambia sorprendentemente direzione verso la metà quando Jack e Joy si ritrovano ad affrontare il mondo reale, a ritornare alla vita vera, la vecchia vita per Joy, una tutta nuova per Jack. 
Con i sensi di colpa, le paure, la non accettazione di ciò che è accaduto, forse anche per colpa dell'intrusione dei media che si intromettono e indagano mediante interviste con domande provocatorie. 
I due personaggi poi devono fare i conti con un altro tipo di reclusione: quella per sottrarsi dalle insidie dei germi e, per l'appunto, della stampa/televisione. Il regista riesce a ricreare anche per questa parte quel clima soffocante. La casa dagli interni un po' particolari con soppalchi e scale è di aiuto. Bravissimi gli attori. Brie Larson interpreta perfettamente una ragazza normale, comunissima, che deve affrontare qualcosa più grande di lei, anzi, che questa esperienza orribile ha fatto crescere prima del dovuto. E soprattutto una madre che farebbe qualsiasi cosa pur di proteggere suo figlio prima dal "Vecchio Nick" e poi dalle altre persone, anche soltanto la famiglia, ormai estranee per lei. Una performance sentita, di sottrazione, molto spontanea, sincera negli intenti. Ma l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista e la quantità di premi ricevuti è alquanto esagerata, considerando le altre nominate che hanno lavorato di finezza, sul non detto, con gli sguardi (la Blanchett e la Rampling). Fantastico il piccolo Jacob Tremblay, che è riuscito ad immedesimarsi nel suo Jack con convinzione e dolcezza. Bravissima anche Joan Allen nel ruolo della nonna di Jack. Cameo (poco simpatico) di William H. Macy nel ruolo del padre di Joy. 
Un film molto curato anche dal punto di vista della sceneggiatura (della stessa Donoghue), ben fatto. Si respira un'atmosfera da cinema indipendente che strizza però l'occhio al grande pubblico. Infatti qualche colpo basso c'è (ed è normale avendo una storia con un bimbo) e in effetti le ultime battute sembrano un po' telefonate, seppur plausibili per gli eventi e il contesto. 
Tuttavia il rapporto madre-figlio (esclusivo e di dipendenza) è affrontato in modo così realistico, così delicato, che cancella anche qualche difettuccio (a anche alcune forzature narrative). 
Colonna sonora mai invadente e appropriata. 
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***1/2





Il trailer:





 Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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