mercoledì 31 dicembre 2014

Ludwig di Luchino Visconti, dramma storico pomposo, regale, sontuoso, scritto benissimo e diretto altrettanto. Un vero capolavoro dallo stile sempre ricercato con un cast perfetto

Oggi vi voglio parlare di un film molto interessante. Elegante, sontuoso, pomposo con quella "megalomania" che solo un genio quale era il suo autore poteva permettersi.
Mi riferisco a Ludwig di Luchino Visconti.
Ecco la recensione:




Ludwig di Luchino Visconti del 1972. Con Helmut Berger, Romy Schneider, Trevor Howard, Silvana Mangano, Gert Fröbe, Helmut Griem, Izabella Telezynska, Umberto Orsini, John Moulder-Brown, Sonia Petrovna, Folker Bohnet, Heinz Moog, Adriana Asti, Marc Porel, Nora Ricci, Mark Burns, Gérard Herter, Carla Mancini. (237 min. ca.)
La storia di Ludwig (Berger), re di Baviera a diciannove anni. Diventerà amico e finanziatore di Richard Wagner che aiutò a costruire il Festspielhaus di Bayreuth. Innamoratosi di sua cugina Elisabetta (Schneider), questa lo spinge verso la sorella Sophie (Petrovna). Il fidanzamento non va a buon fine e Ludwig, persona bizzarra e dai comportamenti ambigui (e la costruzione di castelli enormi), comincia a dare segni di squilibrio mentale come il fratello Otto (Moulder-Brown). Gli viene così tolto il trono e lui si suicida di notte e uccide il dottore che l'aveva accompagnato in passeggiata.





















Film pomposo, sontuoso, elegantissimo, che riesce a creare un personaggio affascinante, solitario, notturno.
Dalla sceneggiatura solida (dello stesso regista in collaborazione anche con Suso Cecchi D'Amico), ha riprese impeccabili, scenografie magnifiche, fotografia perfetta - con inquadrature che paiono dipinti - di Armando Nannuzzi, costumi altrettanto, cura dei particolari, anche soltanto dei gesti. Helmut Berger è come sempre magnifico a interpretare una persona di dubbia moralità e particolare (senza sforzi, gli veniva naturale). Romy Schneider è perfetta nella acida cugina. Trevor Howard è un Richard Wagner carismatico. Gli altri compaiono non tantissimo ma ovviamente fanno la loro figura. Nonostante la lunghezza (di tre ore e poi con il restauro postumo la versione integrale è di quasi quattro ore) coinvolge.
La sinfonia che si sente suonare dai musicisti in casa di Wagner era inedita fino alla realizzazione dell'opera di Visconti.
Ottima anche il resto della colonna sonora con Robert Schumann e Jacques Offenbach oltre a Wagner.
Da vedere assolutamente. Consigliato.


Voto: ****






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martedì 30 dicembre 2014

Un tocco di classe di Melvin Frank, commedia sofisticata moderna dai dialoghi veloci e taglienti dall'impianto teatrale. Si ride di gusto ma c'è anche spazio per la malinconia. Ottimi i due protagonisti: una forte e determinata Glenda Jackson e un nevrotico sciupafemmine George Segal

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa molto divertente, dall'impianto teatrale ma realizzato benissimo, pieno di ritmo e di dialoghi veloci e taglienti, recitato benissimo dai protagonisti.
Mi riferisco a Un tocco di classe di Melvin Frank.
Ecco la recensione:





Un tocco di classe (A Touch of Class) di Melvin Frank del 1973. Con Glenda Jackson e George Segal, Paul Sorvino. (113 min. ca.)
Vicki Allessio (Jackson) e Steve Blackburn (Segal) si incontrano per caso varie volte per Londra sotto la pioggia. Lei divorziata con figli, lui sposato con figli. Steve non ci pensa due volte e la invita a bere qualcosa. Vicki non ci pensa due volte ad accettare. Per riuscire a ritagliarsi un momento privato lui la inviterà anche per un weekend a Marbella. Lei accetta anche questo invito e in men che non si dica - pur con qualche schermaglia e difficioltà durante il viaggio e il soggiorno - diventano amanti. Tornati, decidono di prendere un appartamentino a Soho e di vedersi nei momenti di libertà. Le cose andranno bene. Poi le complicazioni saranno più forti del loro amore.













Commedia e dramma dallo stampo teatrale, ben scritto, con dialoghi veloci, taglienti e mordaci.
La storia in sè è molto semplice ma succedono comunque tante cose.
La prima parte è sicuramente più simpatica: si ride molto e di gusto (le scene in hotel sono uno spasso). Verso i tre quarti, quando si capisce (ed anche i protagonisti lo capiscono) che la relazione andrà a finire male, ecco che tutto diventa più malinconico. Il finale amaro senza happy end era doveroso (e rispecchia la realtà di molte situazioni simili).
Glenda Jackson è un portento: forte, energica, di carattere ed espressivissima (peccato non faccia più l'attrice per dedicarsi alla politica). Oscar meritatissimo per lei. George Segal è un attore straordinario e troppo sottovalutato e quando fa il nevrotico dà il meglio di sè (lo si era già appurato nella pellicola - sempre molto teatrale, con Barbra Streisand come partner - Il gufo e la gattina*, ad esempio). Tutti e due hanno dei tempi perfetti, dei botta e risposta fulminei, il piglio giusto.
La regia di Melvin Frank è come sempre puntuale e dà molto spazio a loro.
Commedia sofisticata moderna per il linguaggio e l'argomento (non viene nascosta la natura del loro approccio, anche se poi sfocia in amore) riuscita.
Piacevole, briosa, piena di ritmo anche nelle scene prevedibili.
Da vedere. Consigliatissimo.

*Mia recensione

Voto: ***1/2







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lunedì 29 dicembre 2014

Mi piace lavorare (Mobbing) di Francesca Comencini, ritratto realistico di una situazione - purtroppo attualissima - di sottomissione, ricatti e soprusi sul posto di lavoro. Con una Nicoletta Braschi che riesce ad incanalare la sua proverbiale flemma in un'interpretazione misurata e convincente

Oggi vi voglio parlare di un film italiano di qualche anno fa fatto molto bene, molto realistico e ben recitato da un cast composto - tranne la protagonista - da attori non professionisti. Tratta un argomento controverso ma sempre attuale.
Mi riferisco a Mi piace lavorare (Mobbing) di Francesca Comencini.
Ecco la recensione:




 
Mi piace lavorare (Mobbing) di Francesca Comencini del 2003. Con Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini. (89 min. ca.)
Anna (Braschi) è una madre separata che vive con la figlia Morgana (Comencini) che mantiene lavorando come contabile esperta in un'azienda. Quando questa viene assorbita e i capi cominciano a parlare di tagli, Anna viene presa di mira, mettendola in difficoltà, cambiandole mansioni continuamente (anche di responsabilità come il cronometrare il lavoro dei magazzinieri, i quali, ovviamente se la prenderanno con lei), facendole pressione, sfiancandola (infatti Anna si sentirà poco bene avendo una crisi di nervi/depressione), portandola così alle dimissioni. Ma lei cercherà una soluzione.










Ritratto realistico di una situazione quantomai attuale. Sottomissione, derisioni, umiliazioni, ricatti in un ambiente altrettanto realistico. La protagonista sembra inerme, obbligata ad accettare i soprusi. Fino a che non ne potrà più.
In questo Nicoletta Braschi è stata bravissima: la sua famosa flemma qui è stata perfetta e usata per dare vita ad un personaggio credibile. Un'interpretazione notevole.
Bravi anche gli altri attori non professionisti che sono parsi parte integrante di quel mondo del lavoro anche per il modo di parlare, molto naturali. Brava anche la ragazzina che ha interpretato Morgana. Un film girato bene, molto asciutto, con piglio documentaristico.
La sceneggiatura è della stessa Comencini in collaborazione con il sindacalista Daniele Ranieri e Assunta Cestaro, avvocato del lavoro.
La mano della CGL c'è e si vede ma il tutto si limita a raccontare una storia senza strafare in prese di posizione.
Peccato per il finale troppo frettoloso che non ha permesso di vedere le varie procedure per il ricorso. Tuttavia è riuscito, teso e appassionante, fa rivivere le sofferenze e l'ansia della protagonista. Vincitore della sezione Panorama del Festival di Berlino.
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***







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mercoledì 24 dicembre 2014

Mamma Mia! di Phyllida Lloyd. Musical irritante con una storia esile esile. Canzoni degli ABBA rovinate, un cast sprecato e impacciato per un film da dimenticare

Per augurarvi Buon Natale, oggi vi voglio parlare di un film leggero. Ma cosa dico leggero? Inconsistente! Un musical di qualche anno fa che ha avuto un enorme successo ma che io ho detestato.
Mi riferisco a Mamma Mia! di Phyllida Lloyd.
Ecco la recensione (che sarà molto di parte):







Mamma Mia! di Phyllida Lloyd del 2008. Con Meryl Streep, Amanda Seyfried, Pierce Brosnan, Colin Firth, Stellan Skarsgård, Julie Walters, Christine Baranski, Dominic Cooper, Philip Michael, Rachel McDowall. (109 min. ca.)
In un'isola greca Sophie Sheridan (Seyfried), giovanissima, è alla vigilia del suo matrimonio. Pochi giorni prima ha invitato tre uomini che hanno avuto una relazione fugace con la madre (Streep), una donna forte che l'ha cresciuta da sola e che non le ha mai fatto sapere chi è suo padre ed ovviamente il suo obiettivo è scoprirlo. La verità verrà a galla... forse.















Commedia musicale tratta dal musical omonimo scritto da Catherine Johnson e ispirato dal film di Melvin Frank Buonasera, signora Campbell del 1968 e ovviamente con le canzoni e musiche degli ABBA.
La storia è esile esile ma di leggerezza non ce n'è in questa pellicola: prolissa nonostante la media durata, situazioni ridicole e scenette create appositamente per cantare questo o quel pezzo, francamente imbarazzanti.
Cast sprecato e recitazione pessima: Amanda Seyfried che ha "l'onore" di aprire con la simpatica Honey Honey ottiene il risultato opposto e cioè far irritare lo spettatore con moine e urletti da imbecille insieme alle sue amiche (che non vengono neanche presentate, tra l'altro). Meryl Streep è troppo di maniera e troppo, davvero troppo sopra le righe e anche lei abbonda di smorfie. Sarà anche intonata (ma con The Winner Takes It All cantata sopra la rupe, sembra fintissima, appare sforzarsi di interpretare e lo spettatore spera che metta un piede in fallo e via). Pierce Brosnan quando canta ha lo sguardo di chi si domanda cosa stia dicendo. Colin Firth è impacciato, imbolsito, fuori forma anche espressivamente. Stellan Skarsgård è forse il migliore tra gli uomini perché non canta praticamente mai e ha una faccia simpatica. Julie Walters che fa la zitellona mangiauomini è scialba e insopportabile all'inizio. Forse alla fine quando intona Take a Chance on Me strappa due risate per il balletto sopra al tavolo. Ma dura pochi secondi. Christine Baranski invece è forse la migliore tra le donne: sicuramente la più espressiva ma anche lei viene coinvolta in certe scene assolutamente detestabili. Dominic Cooper è anonimo.
La regia è fuori fuoco, si limita a riprendere, a fare qualche panoramica ma in quanto a direzione degli attori lascia molto a desiderare.
La sceneggiatura è quel che è.
La fotografia nella media, molto brillante. Le scenografie sono utilizzate male.
I brani degli ABBA sono stati completamente rovinati per raccontare una vicenda banale e infima. Uno dei film più brutti che si possano guardare (genere musical a parte). Magari a teatro sarà più divertente ma cinematograficamente il risultato è ignobile.
Da evitare come la peste.


Voto: *1/2






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