lunedì 29 febbraio 2016

Zodiac di David Fincher, thriller tutto giocato sulla tensione che deriva dall'incastrare i pezzi di un enorme puzzle. Misterioso, d'atmosfera, scritto e diretto benissimo. Ottimo film corale (in parte gli attori)

Oggi vi voglio parlare di un film di pochi anni fa. Un film veramente ottimo, diretto da un regista eccezionale.
Mi riferisco a Zodiac di David Fincher.
Ecco la recensione:





Zodiac di David Fincher del 2007. Con Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo, Robert Downey Jr., Anthony Edwards, Brian Cox, Elias Koteas, Chloë Sevigny, John Carroll Lynch, Dermot Mulroney, John Getz, Philip Baker Hall. (162 min. ca.)
Nel 1969 nella Contea di Vallejo in California, un assassino seriale si aggira aggredendo delle coppie e ammazzando le donne in questione (gli uomini sopravvivono). Non soddisfatto, invia ai giornalisti delle lettere di minacce e dei codici cifrati. Sulle sue tracce di mettono Paul Avery (Downwy Jr.) del San Francisco Chronicle, il detective Dave Toschi (Ruffalo) e soprattutto Robert Graysmith (Gyllenhaal), fumettista all'interno della redazione del giornale che più di tutti gli altri saprà decifrare il codice e farà un lavoro di ricerca. 

























Basato sui libri del vero Robert Graysmith sul Killer dello Zodiaco (perciò è ispirato anche ad una storia vera), è un thriller complicato, intricatissimo, pieno di suspense. 
La tensione, a parte qualche scena forte, è quasi tutta psicologica e proviene dall'incastro del puzzle, dal continuo cercare di far combaciare gli indizi. 
La regia di Fincher è solida e più asciutta del solito, meno virtuosistica: sa accompagnare lo spettatore - nei passaggi più impervi e nello scorrere del tempo, dato che la storia si snoda in tre/quattro decenni - ed è un tutt'uno con la sceneggiatura di James Vanderbilt. 
Ottima anche la direzione degli attori. Spicca giustamente Jake Gyllenhaal, ma anche Mark Ruffalo si dimostra in parte, convincente ed espressivo. Ottimo anche Robert Downey Jr.. Ma tutto il cast dà qualcosa, visto che si tratta di un flm corale. 
È riuscita e curata la caratterizzazione dei personaggi, si dà spazio anche alle loro vicende personali, cosicché il tutto abbia un ampio respiro. 
I tempi sono molto dilatati, ma la lunga durata non pesa perché ci sono continui colpi di scena e variabili imprevedibili. 
Un film davvero intrigante, coinvolgente, suggestivo (anche per le ambientazioni, le atmosfere, la fotografia fredda), appassionante. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2









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domenica 28 febbraio 2016

Viaggio in Inghilterra di Richard Attemborough, film biografico/sentimentale su un breve periodo della vita dello scrittore C. S. Lewis. Periodo in cui ha conosciuto l'unico amore della sua vita. Malinconico, tristissimo, commovente ai massimi livelli. Con due protagonisti perfetti: Anthony Hopkins e Debra Winger

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film biografico/sentimentale diretto da un bravo regista che qui calca un po' troppo la mano. Cast perfetto.
Mi riferisco a Viaggio in Inghilterra di Richard Attemborough.
Ecco la recensione:





Viaggio in Inghilterra (Shadowlands) di Richard Attenborough del 1993. Con Anthony Hopkins, Debra Winger, Joseph Mazzello, Edward Hardwicke, John Wood, Julian Fellowes. (131 min. ca.)
Oxford. C. S. Lewis (Hopkins), lo scrittore famoso il ciclo di romanzi Le cronache di Narnia, è un insegnante di mezza età, conservatore, scapolo - vive con il fratello Warnie (Hardwicke) - ed è un assiduo frequentatore dei circoli culturali. Un giorno si presenta nella sua vita Joy Gresham (Winger), americana moderna, aspirante scrittrice, con il figlio Douglas (Mazzello), grande lettore e suo ammiratore. La donna, per poter rimanere in Inghilterra (ormai ha divorziato dal marito alcolizzato), ormai che sono diventati amici, gli chiede di sposarla. Clive (detto anche Jack), quando la donna si ammalerà di cancro alle ossa, decide di sposarla, questa volta per amore che piano piano lui ha capito di provare, ricambiato. Faranno così un ultimo viaggio in giro per la campagna inglese e scopriranno il significato del vero amore. 



















Film biografico/sentimentale/drammatico (prima era stato un'opera teatrale e successivamente anche uno sceneggiato televisivo) un po' anomalo. La prima parte ha dei tempi dilatati, è piuttosto piatta e fredda, quasi un incipit. 
La seconda metà ha molto più ritmo e c'è un'escalation di emozioni e momenti di sofferenza. 
Gli attori sono bravi. Anthony Hopkins in uno dei ruoli migliori della sua carriera senza dubbio: il suo C. S. Lewis così impacciato, intimorito, ma anche così appassionato e pieno di trasporto verso la donna che ama, è perfetto. Debra Winger però gli ruba la scena: carismatica, dallo sguardo acuto, espressiva, simaptica e - ahimè - sempre bravissima ad interpretare la moribonda (si ricordi Voglia di tenerezza). Davvero in parte. In gamba il piccolo Joseph Mazzello: espressivo anche lui anche nelle scene più drammatiche. C'è anche Julian Fellowes, lo sceneggiatore di Gosford Park e il creatore della serie Downton Abbey in un piccolissimo ruolo. 
Un film girato molto bene, scritto altrettanto, con bei paesaggi, delle belle atmosfere e suggestioni, ma che ha il difetto di sferrare troppi colpi bassi per far commuovere lo spettatore che arriverà ai titoli di coda devastato dal pianto. 
Nonostante ciò ha dei momenti intensi, poetici e profondi (per i temi trattati: vita, morte, fede). Insomma Attemborough sa cosa dire e come dirlo, calcando però un po' troppo la mano. Malinconico, tristissimo, ma coinvolgente (ed è più romanzato e arioso che non una biografia convenzionale. Tra l'altro C. S. Lewis a quanto pare non era una persona così chiusa e solitaria come viene presentata per giustificare il cambiamento avvenuto quando ha realizzato di amare Joy). Impossibile non rimanerne invischiati. Da vedere (quando si è in vena). Consigliato. 


Voto: ***





Il trailer:






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venerdì 26 febbraio 2016

Theeb di Naji Abu Nowar, film che racconta la storia di un ragazzino che cerca di sopravvivere nel deserto, in balia dei ladroni. Crudo, realistico, essenziale e suggestivo, con un ottimo protagonista

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film giordano fra la rosa dei candidati per il Miglior Film Straniero ai prossimi Oscar.
Mi riferisco a Theeb di Naji Abu Nowar.
Ecco la recensione:



Theeb di Naji Abu Nowar del 2015. Con Jacir Eid Al-Hwietat, Hussein Salameh Al-Sweilhiyeen, Hassan Mutlag Al-Maraiyeh, Jack Fox. (100 min. ca.)
Wasi Rum, 1916. Theeb (Al-Hwietat) è un ragazzino che vive da nomade con il fratello Hussein (Al-Sweilhiyeen) dopo la morte del padre. Quando arriva nel loro accampamento un uffciale inglese che chiede aiuto per arrivare ad un pozzo e poi alla Mecca,lo segue. Soltanto che il gruppo verrà attaccato dai ladri. Solo lui sopravviverà e dovrà cavarsela da solo. Forse. 











Film d'esordio alla regia di Naji Abu Nowar, molto asciutto, dai ritmi molto dilatati, ma dal racconto compatto. Non c'è niente di superfluo, tutto è utile alla costruzione della storia. 
Crudo, duro, ciò che sorprende è la quasi totale mancanza di tenerezza. Theeb non è il solito bambino che piagnucola: ha paura, ma vuole sopravvivere perciò affronta tutto a sangue freddo, con la determinazione di un adulto, sapendo addirittura cos'è la vendetta. 
Questo è un grande pregio ed elemento particolare di una pellicola che sembrerebbe simile a tante altre all'apparenza. 
Girato benissimo, con ambientazioni suggestive, assolate e aride, con tante, tantissime mosche, con degli attori davvero in gamba (a partire dal piccolo protagonista) ed espressivi, seppur i dialoghi siano pochissimi (perciò la difficoltà è maggiore). Piccolo film, ma realizzato bene. In corsa per l'Oscar come Miglior Film Straniero
Da vedere. Consigliato. 


Voto: ***






Il trailer:







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