lunedì 31 luglio 2017

La nostra vita di Daniele Luchetti, film drammatico, spaccato sociale e storia semplice di un padre che deve cercare di tirare a campare dopo la morte della giovane moglie. Cast in parte

Oggi vi voglio parlare di un film di pochi anni fa. Un film italiano presentato a Cannes di un autore interessante ma forse un po' discontinuo.
Mi riferisco a La nostra vita di Daniele Luchetti.
Ecco la recensione:






La nostra vita di Daniele Luchetti del 2010. Con Elio Germano, Isabella Ragonese, Raoul Bova, Stefania Montorsi, Luca Zingaretti, Giorgio Colangeli, Alina Berzunteanu, Marius Ignat, Awa Ly, Emiliano Campagnola. (95 min. ca.)
Claudio (Germano) è un giovane che lavora come operaio edile in un cantiere. Viene coinvolto suo malgrado nella morte di un guardiano morto cadendo dalla tromba dell'ascensore lasciata aperta. Inoltre, la sua esistenza ha un'ulteriore crollo dopo che la moglie Elena (Ragonese) già madre degli altri due figli, muore per complicanze del parto. Sarà un continuo annaspare per far quadrare i conti, far stare bene i suoi figli.








Film drammatico che racconto uno spaccato sociale in modo molto semplice e coinvolgente seppur succeda realmente ben poco.
Tragico, angosciante, si percepisce la sofferenza del protagonista.
Luchetti realizza una pellicola molto intensa, verace, scritta bene soprattutto, con un cast in parte.
Elio Germano è perfetto (ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile a Cannes), seppur talvolta sopra le righe, ma non per colpa sua (la scena del funerale con Anima Fragile di Vasco Rossi è esagerata e la recitazione caricata).
Isabella Ragonese si vede poco ma è sempre molto espressiva e credibile. Raoul Bova compare poco (per fortuna) ed è funzionale. Luca Zingaretti interpreta un personaggio un po' macchietta ma se la cava bene. Gli altri fanno la loro.
Un film (presentato in concorso a Cannes. L'unico italiano di quell'edizione) dolente, depressivo, che ti svuota. Retorico e ruffiano a tratti, racconta una storia qualsiasi con intelligenza e forza narrativa.
Il finale è forse un po' troppo sbrigativo e buonista.
Da vedere (quando si è in vena). Consigliato.


Voto: ***





Il trailer:








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domenica 30 luglio 2017

Paura di James Foley, thriller convenzionale, prevedibile e talvolta esasperato che ha però la giusta atmosfera e un protagonista ambiguo e morboso che fa la sua parte. Con Mark Wahlberg e Reese Witherspoon giovanissimi

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un thriller piuttosto semplice e prevedibile, ma d'atmosfera.
Mi riferisco a Paura di James Foley.
Ecco la recensione:






Paura (Fear) di James Foley del 1996. Con Mark Wahlberg, Reese Witherspoon, William Petersen, Amy Brenneman, Alyssa Milano, Christopher Gray, Tracy Fraim, Gary Riley, Jason Kristofer. (97 min. ca.)
Nicole Walker (Witherspoon) è una liceale. In un bar conosce David McCall (Wahlberg), più grande di lei. Inizialmente si presenta come il tipico bravo ragazzo, poi comincia a dimostrare uno strano attaccamento. Il padre di lei (Petersen) sospetta qualcosa. E i successivi comportamenti di David gli daranno ragione: si tratta di uno psicopatico. 












Thriller convenzionale ma ben costruito, che gioca astutamente al gatto e al topo e sul problema delle frequentazioni e della troppa libertà data ai giovani. 
Lo stalking qui è portato all'estremo, esasperato ma - di nuovo - sfruttato per creare spettacolo. 
James Foley (regista delle 50 sfumature, ultimamente, ahimè) si dimostra in gamba nel raccordare la vicenda, nel mantenere il ritmo sempre teso. 
La suspense non manca, in effetti. Il personaggio di David è morboso, ambiguo e inquietante. La sua possessività è resa perfettamente. 
Il cast è in parte e i protagonisti sono due giovani Mark Wahlberg e Reese Witherspoon: lui assolutamente credibile nel ruolo fin quando i toni diventano (volontariamente o meno) grotteschi e trash. Comunque è un cattivo perfetto. Lei brava a fare l'ingenua. Sono presenti anche una Alyssa Milano piuttosto inconsistente. William Petersen incolore e una brava Amy Brenneman. 
Un film dall'impianto anni '90, prevedibile e telefonato, ma ansiogeno quanto basta che sa gettare qua e là gli indizi per creare tensione, fino al culmine finale, con un'efficace uso dell'interno/esterno della casa che riescono a mantenere una certa atmosfera. 
Poco importa se lo spettatore sa come finirà. 
Di maniera (anche la colonna sonora però molto incalzante e adatta di Carter Burwell) ma si fa ricordare ancora oggi. 
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***




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sabato 29 luglio 2017

Laws of Attraction - Martimonio in appello di Peter Howitt, commedia che si rifà - penosamente - ai vecchi film hollywoodiani anni '40-'50 (in particolare quelli con la coppia Spencer Tracy e Katharine Hepburn). Sgonfia, svogliata, mai divertente, con una protagonista sprecata

Oggi vi voglio parlare di un film di un po' di anni fa. Una commedia americana perdibile, davvero pessima.
Mi riferisco a Laws of Attraction - Matrimonio in appello di Peter Howitt.
Ecco la recensione:





Laws of Attraction - Matrimonio in appello (Laws of Attraction) di Peter Howitt del 2004. Con Pierce Brosnan, Julianne Moore, Michael Sheen, Parker Posey, Frances Fisher, Nora Dunn, David Kelly, Heather Ann Nurnberg, Johnny Myers, Mike Doyle. (90 min. ca.)
Daniel Rafferty (Brosnan) e Audrey Woods (Moore) sono due bravi avvocati (divorzisti) che si trovano a scontrarsi in tribunale. Tra scaramucce, tensione sessuale e un'avventura, si innamoreranno sul serio. 












Commedia ridicola e pallido tentativo di riportare in auge la commedia sofisticata/brillante, con le battaglie dei sessi, à la Tracy-Hepburn. 
Il risultato è, come detto, scadente. 
Convenzionale (dalla trama alla colonna sonora), banale, prevedibile e stanco fin dall'inizio, con battute e gag che non fanno ridere, con situazioni stupide e telefonatissime. 
Gli attori - alcuni - sono sprecatissimi. Julianne Moore ha un sorriso sempre stampato in faccia: si impegnerebbe anche ma nulla può contro una sceneggiatura pessima e una regia inconsistente. Michael Sheen sembrerebbe simpatico (e bravo come al solito), ma idem come sopra. Pierce Brosnan (che è anche produttore esecutivo) interpreta il solito piacione e non si sposta da lì. 
Un film finto, irritante, che è tutto ciò che non dovrebbe essere una commedia di questo tipo. George Cukor insegna ancora. 
In una parola: imbarazzante. 
Da evitare come la peste. 


Voto: */*1/2






Il trailer:








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venerdì 28 luglio 2017

CULT - Maledetto il giorno che t'ho incontrato di Carlo Verdone, commedia su due personaggi complessati e nevrotici che in qualche modo si trovano. Ben sceneggiato, divertente

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Una commedia italiana di un autore/attore molto amato (del quale sto parlando molto in quest'ultimo periodo).
Mi riferisco a Maledetto il giorno che t'ho incontrato di Carlo Verodne.
Ecco la recensione:






Maledetto il giorno che t'ho incontrato di Carlo Verdone del 1992. Con Carlo Verdone, Margherita Buy, Elisabetta Pozzi, Giancarlo Dettori, Stefania Casini, Renato Pareti, Dario Casalini, Alexis Meneloff, Valeria Sabel, Richard Benson. (112 min. ca.)
Bernardo Arbusti (Verdone) è un giornalista e critico musicale nevrotico e ansioso che sta ancora più male, anzi, è devastato da quando sua moglie Adriana (Pozzi) l'ha lasciato. Quando arriva al limite, decide di entrare in terapia. Si rivolge dunque al prof. Altieri (Meneloff). Proprio uscendo dal suo studio si imbatte in Camilla Landolfi (Buy), attrice complessata e ansiosa più di lui innamorata del suddetto psichiatra. Comincerà con lei uno strano rapporto... 

















Commedia che anticipa una tematica molto amata da Verdone (la psicoanalisi, l'ipocondria, rapporti di coppia, società frenetica, ecc...). 
Lo fa con la giusta dose di ironia, una sceneggiatura con dialoghi e situazioni che funzionano da commedia sofisticata/degli equivoci mista a sentimentale. 
I personaggi sono ben caratterizzati e divertenti pur nella loro nevrastenia. Verdone è sempre molto in gamba: misurato, goffo alla sua maniera. Margherita Buy è perfetta (manco a dirlo, visto che si specializzerà in questi ruoli) e molto espressiva. 
C'è anche un cameo del musicista Richard Benson. 
Un film - maturo - dal buon ritmo, piacevole, coinvolgente e con una bella colonna sonora. 
Anche questo - come tantissimi altri lavori di Verdone regista - è un cult. 
Da vedere. Consigliatissimo.


Voto: ***/***1/2






Il trailer:








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