martedì 30 giugno 2015

CULT: L'uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet, dramma di un ebreo di mezza età sopravvissuto ad un lager nazista. Montaggio, regia, composizione delle immagini e musiche stranianti e un Rod Steiger fantastico

Oggi vi voglio parlare di un film di molti anni fa. Un film drammatico e davvero crudo divenuto un classico della storia del cinema e acclamato per l'interpretazione dell'attore protagonista.
Mi riferisco a L'uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet.
Ecco la recensione:





 
L'uomo del banco dei pegni (The Pawnbroker) di Sidney Lumet del 1964. Con Rod Steiger, Geraldine Fitzgerald, Brock Peters, Jaime Sánchez, Thelma Oliver, Marketa Kimbrell, Baruch Lumet, Juano Hernandez, Eusebia Cosme, Warren Finnerty. (116 min. ca.)
Sol Nazerman (Steiger), è un ebreo tedesco di mezza età sopravvissuto ad un lager che gestisce un banco dei pegni ad Harlem, sotto il racket di un boss di colore. I suoi modi sono bruschi con tutti, non dimostra empatia, come se avesse un cuore di pietra anche a chi tenta di avvicinarlo con le più buone intenzioni come Marilyn Birchfield (Fitzgerald), assistente sociale e donna sola. L'unico a cui sembra tenere è Jesus Ortiz (Sánchez), il giovane aiutante portoricano. Jesus ha un giro di amici sbandati che vogliono rapinare il negozio... 































Pellicola drammatica che ben racconta le ripercussioni psicologiche di chi è stato nei campi di sterminio nazisti. Infatti il protagonista continua a ritorvarsi a pensare a certe situazioni, a risentire rimbombare certe parole: in questi casi vengono utilizzati dei veri e propri flash di immagini crude più o meno lunghe a seconda dello stato d'animo di Nazerman. Un plauso al montaggio. 
Ogni cosa fin dall'inizio è volutamente sgradevole. Anche i personaggi lo sono: Nazerman stesso lo è per come tratta gli altri, Ortiz è petulante e davvero assillante, per non parlare dei clienti. 
Il bianco e nero è stupendo e la musica jazz composta da Quincy Jones sottolinea e aumenta lo straniamento e il malessere di questi poveri derelitti in una città, New York, fantasma. 
Sidney Lumet va contro tutte le regole e non ha paura di mettere in mostra l'orrore, il disagio ed anche una sessualità malata dettata dallo sfruttamento. 
L'interpretazione di Rod Steiger è dolente, fisica, palpabile, davvero sentita. Geraldine Fitzgerald bravissima. 
Un film quasi d'avanguardia per la composizione delle scene (molte immagini si ripetono come si ripetono nella mente di Nazerman), per la struttura della narrazione (ed anche - appunto - per la colonna sonora) e per la recitazione così sopra le righe. E soprattutto violentissimo, intollerabile, perfino irritante, un vero pugno sullo stomaco. 
Doveroso. Un cult imperdibile. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 
(Unico appunto negativo e poco credibile: Rod Steiger nei flashback nel campo di sterminio appare pelato ma ancora troppo robusto per il contesto. Si poteva trovare una controfigura o lasciare all'immaginazione, magari riprendendo di spalle un altro attore). 


Voto: ***1/2/****










Il trailer:










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lunedì 29 giugno 2015

Soldi sporchi di Sam Raimi, thriller grottesco ben scritto e diretto, con atmosfere e ambientazioni suggestive. Bravissimo Billy Bob Thornton

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film thriller (e drammatico) diretto e scritto benissimo, con ottimi personaggi.
Mi riferisco a Soldi sporchi di Sam Raimi.
Ecco la recensione:





Soldi sporchi (A Simple Plan) di Sam Raimi del 1998. Con Bill Paxton, Bridget Fonda, Billy Bob Thornton, Brent Briscoe, Jack Walsh, Chelcie Ross, Becky Ann Baker, Gary Cole, Bob Davis, Peter Syvertsen. (121 min. ca.)
Hank (Paxton) e Jacob (Thornton) Mitchell, due fratelli, insieme al loro amico Lou (Briscoe), camminano in mezzo ad un campo coperto dalla neve per cercare di uccidere una volpe ma si trovano davanti ad un aereo precipitato all'interno del quale è presente una borsa con dentro quattro milioni di dollari. Dopo averci pensato bene, decidono di non denunciare il fatto alla polizia, ma di dividersi la somma. L'incaricato a tenerli temporaneamente è Hank, che, nel caso le cose andassero male, dovrà essere pronto a bruciarli. Hank coinvolge anche la moglie Sarah (Fonda). Quest'ultima dà loro dei consigli e scopre personalmente - lavorando in biblioteca - che quei soldi non sono "sporchi" ma sarebbero stati il riscatto per una persona rapita. Le cose non andranno come previsto e scateneranno una serie di omicidi fatti passare per incidenti... 
















Tratto dal romanzo Un piano semplice di Scott B. Smith (ed in effeti il titolo originale è A Simple Plan), è un thriller con una spruzzata di grottesco. 
Simile per le dinamiche, lo stile, i personaggi e l'ambientazione a Fargo* dei Fratelli Coen (di due anni prima tra l'altro, segno che si è voluto cavalcare l'onda del genere, a ragione, visto il risultato), ha una trama più complessa, l'umorismo c'è ma è più cinismo. Si sorride qualche volta ma è tutto molto più drammatico, meno divertissement e meno commedia. 
La vicenda è costituita da il rapporto causa-effetto ed è perfettamente sceneneggiata. E il fratello "scemo" e sfortunato di Hank, interpretato magnificamente, come al solito, da un Billy Bob Thornton non ancora famosissimo, è un personaggio triste, malinconico e senza speranza. Bravi gli attori, dunque. Forse il migliore è proprio Thornton, seguito da Bill Paxton con quello sguardo perennemente smarrito e preoccupato. Bridget Fonda è piuttosto naturale, non proprio incisiva. È interessante invece il ruolo: piccolo ma importante al fine della storia. 
La regia è ottima perché riesce a mescolare vari generi e a mantenere il ritmo costantemente teso. Sparatorie, sangue, intrighi (non così inverosimili) ed un finale che spiazza e convince perché coerente. (La colonna sonora di Danny Elfman non è memorabile come quella di Carter Burwell). 
Un film di intrattenimento intelligente. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 

*Mia recensione
Voto: ***1/2






Il trailer:










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