Mi riferisco ad Affliction di Paul Schrader.
Ecco la recensione:
Affliction di Paul Schrader del
1997. Con Nick Nolte, Sissy Spacek, James Coburn, Willem Dafoe,
Brigid Tierney, Holmes Osborne, Jim True-Frost, Tim Post, Christopher
Heyerdahl, Marian Seldes, Janine Theriault, Mary Beth Hurt, Wayne
Robson, Sean McCann. (114 min. ca.)
Wade Whitehouse (Nolte), vigile in un paesetto del New Hampshire, divorziato e con una figlia che non vuole saperne di passare neppure una serata con lui, durante un freddo inverno viene coinvolto totalmente da un incidente di caccia in cui Evan Twombley (McCann), un sindacalista, rimane ucciso. Ufficialmente il colpo sarebbe partito dal fucile di Twombley stesso. Tuttavia con lui c'era Jack Hewitt (True-Frost), collega suo amico. Wade non trova pace e dovrà fare i conti con i demoni interiori e del passato, caratterizzato da violenze perpetrate dal padre alcolizzato (Coburn).
Film tratto dal romanzo Tormenta di Russell Banks e interessante commistione di generi (in bilico tra poliziesco e dramma familiare).
Dai tempi dilatati, molto riflessivo, riesce via via a raccontare e a entrare più nel profondo nella storia dei personaggi e a caratterizzarli perfettamente.
Personaggi sgradevoli, che fanno provare pena e imbarazzo e risultano sopra le righe (come la recitazione del resto) e non fanno nulla per sembrare anche solo leggermente simpatici.
Nick Nolte e James Coburn sono però eccezionali nei loro ruoli: ineccepibili nel ruolo del figlio e del padre, tutti e due una sorta di perdenti ed egoisti. Non stupisce che abbiano ricevuto una nomination all'Oscar. Ed è probabilmente la migliore interpretazione di Nolte insieme a quella ne "Il principe delle maree". Bravi anche tutti gli altri. Ad esempio i sempre in gamba Sissy Spacek e Willem Dafoe. È proprio il difficile rapporto padre-figlio che viene rappresentato e scandagliato così bene. Le scene di violenza domestica (nel presente o con i flashback) mettono i brividi e non sono così lontane dalla realtà.
Fa ben capire quanto le violenze dei padri ricadano sui figli, sulla loro autostima, sulla loro incapacità di amare sul serio e soprattutto, che questa attitudine alla violenza viene tramandata volente o nolente.
Agghiacciante, ma non c'è nulla di più vero.
Quel freddo (climatico stavolta) - e quella neve - viene mostrato così bene da una fotografia a tema, rendendo l'atmosfera ancora più tagliente, ancora più sofferente ed insopportabile.
Ottima la colonna sonora di Michael Brook.
Un film che pare innocuo ma che più scava a fondo più fa male.
La narrazione frammentaria, non lineare evita alla trama di prendere una piega banale.
Particolare, duro, dolente, senza speranza.
Da vedere. Consigliatissimo.
Voto: ***1/2
Wade Whitehouse (Nolte), vigile in un paesetto del New Hampshire, divorziato e con una figlia che non vuole saperne di passare neppure una serata con lui, durante un freddo inverno viene coinvolto totalmente da un incidente di caccia in cui Evan Twombley (McCann), un sindacalista, rimane ucciso. Ufficialmente il colpo sarebbe partito dal fucile di Twombley stesso. Tuttavia con lui c'era Jack Hewitt (True-Frost), collega suo amico. Wade non trova pace e dovrà fare i conti con i demoni interiori e del passato, caratterizzato da violenze perpetrate dal padre alcolizzato (Coburn).
Film tratto dal romanzo Tormenta di Russell Banks e interessante commistione di generi (in bilico tra poliziesco e dramma familiare).
Dai tempi dilatati, molto riflessivo, riesce via via a raccontare e a entrare più nel profondo nella storia dei personaggi e a caratterizzarli perfettamente.
Personaggi sgradevoli, che fanno provare pena e imbarazzo e risultano sopra le righe (come la recitazione del resto) e non fanno nulla per sembrare anche solo leggermente simpatici.
Nick Nolte e James Coburn sono però eccezionali nei loro ruoli: ineccepibili nel ruolo del figlio e del padre, tutti e due una sorta di perdenti ed egoisti. Non stupisce che abbiano ricevuto una nomination all'Oscar. Ed è probabilmente la migliore interpretazione di Nolte insieme a quella ne "Il principe delle maree". Bravi anche tutti gli altri. Ad esempio i sempre in gamba Sissy Spacek e Willem Dafoe. È proprio il difficile rapporto padre-figlio che viene rappresentato e scandagliato così bene. Le scene di violenza domestica (nel presente o con i flashback) mettono i brividi e non sono così lontane dalla realtà.
Fa ben capire quanto le violenze dei padri ricadano sui figli, sulla loro autostima, sulla loro incapacità di amare sul serio e soprattutto, che questa attitudine alla violenza viene tramandata volente o nolente.
Agghiacciante, ma non c'è nulla di più vero.
Quel freddo (climatico stavolta) - e quella neve - viene mostrato così bene da una fotografia a tema, rendendo l'atmosfera ancora più tagliente, ancora più sofferente ed insopportabile.
Ottima la colonna sonora di Michael Brook.
Un film che pare innocuo ma che più scava a fondo più fa male.
La narrazione frammentaria, non lineare evita alla trama di prendere una piega banale.
Particolare, duro, dolente, senza speranza.
Da vedere. Consigliatissimo.
Voto: ***1/2
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