Mi riferisco a The Discovery di Charlie McDowell.
Ecco la recensione:
The Discovery di Charlie McDowell
del 2016. Con Rooney Mara, Jason Segel, Jesse Plemons, Riley Keough,
Robert Redford, Ron Canada, Mary Steenburgen. (102 min. ca.)
Thomas Harbor (Redford)
dice di avere prove sull'esistenza dell'aldilà, della vita dopo la
morte. La sua dichiarazione è causa di suicidi di massa da parte di
persone fragili, mitomani o semplici curiosi di averne una
dimostrazione concreta. Due anni dopo, suo figlio Will (Segel) va a
trovarlo nella magione trasformata in laboratorio, che ospita però
anche "aspiranti" e pentiti suicidi. Nel viaggio in
traghetto conoscerà Isla (Mara), una giovane particolare e anche lei
intenzionata a suicidarsi...
Film di fantascienza distribuito dal 31
di marzo da Netflix molto interessante e affascinante. D'atmosfera,
colpisce subito per la fotografia fredda, dai toni azzurri e grigi,
quasi sfumati.
Tra realtà ed illusione (anzi, realtà alternativa),
più dimensioni e il tema del doppio (tematica cara a McDowell anche
nel suo primo lungometraggio The One I Love*, davvero
molto ben fatto), racconta anche una storia d'amore mai melensa o
ostentata. E anche in questo caso si ritorna a Spike Jonze, Kaufman,
Gondry, vere fonti di ispirazione e punti di riferimento per il regista. L'incontro tra Will
e Isla, a ben vedere, è un omaggio a quello tra Joel e Clementine di Se mi lasci ti cancello: c'è anche una sorta di umorismo
salace e di divertimento di fondo e i due personaggi sono al primo
impatto simili. Un po' svitata lei, dimesso lui).
Il cast è molto in
parte. Jason Segel è stato molto espressivo ma mai sopra le righe:
un uomo normale alle prese con delle cose più grandi di lui. Rooney
Mara (stranamente bionda ed eterea come non mai) è sempre eccezionale. Il ruolo della
disturbata, un po' stramba, taciturna, pensierosa e acuta
osservatrice è tagliato su di lei perfettamente. Jesse Plemons, che
abbiamo conosciuto e amato nella seconda stagione di Fargo,
è il fratello "meno intelligente" di Will. Ineccepibile
nella sua caratterizzazione. E poi c'è Robert Redford: che classe ha
ancora nonostante gli anni che passano! Elegante e soprattutto
spontaneo, naturale. Credibile in ogni gesto, in ogni cosa che dice: per lui recitare è come bere un bicchier d'acqua, lo fa senza sforzo alcuno.
Un film dal sapore indie coinvolgente,
lucido e sorprendentemente lineare nonostante i temi, ben costruito
(sa giocare bene con tutti gli elementi che ha a disposizione) che
probabilmente si perde sul più bello, con un calo di tensione ed
espedienti di trama già visti. Insomma, la somiglianza con altre
opere di questo genere si fa più forte.
Eppure è senza
sovrastrutture, coerente con se stesso e genuino. Si sente l'amore
messoci per realizzarlo, la voglia di mettere in scena qualcosa di
piacevole.
Ed in effetti lo è ed è un'opera difficile da spiegare a
parole: va vissuto. Anche perché la piega da thriller verso la metà
non deve essere svelata. Così come le possibili interpretazioni del
finale. McDowell si riconferma un giovane autore (è sua la
sceneggiatura) molto in gamba, che sa usare bene la macchina da presa
e sa lavorare bene su più piani (anche narrativi).
Da vedere per curiosità. Consigliato.
*Mia recensione
Voto: ***
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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