Mi riferisco a Gli occhi della notte di Terence Young.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini - e testo - SPOILER]:
Gli occhi della notte (Wait Until Dark) di Terence
Young del 1967. Con Audrey Hepburn, Alan Arkin, Richard Crenna, Efrem
Zimbalist Jr., Jack Weston. (107 min. ca.)
Susy Hendrix (Hepburn), una donna rimasta
cieca dopo un incidente stradale, entra in possesso casualmente di
una bambola contenente droga consegnata al marito Sam (Zimbalist Jr.)
in aeroporto da una donna conosciuta in volo. Dovrà fare i conti con
tre malviventi che cercheranno di recuperarla e che cercheranno di
intortare lei, sfruttando la sua incapacità di vedere, facendosi
passare per amici del marito e poliziotti. Ma anche Susy farà in
modo di sfruttare la sua disabilità - rimanendo al buio - per
salvare se stessa e il suo uomo.
Tratto da una pièce di Broadway, è
un thriller ad alto tasso di suspense che in certi punti risente però
dell'impianto teatrale.
Claustrofobico, ben costruito, con personaggi
azzeccati e una carismatica protagonista, si svolge - per l'appunto -
tutto (tranne una breve sequenza) all'interno dell'appartamento di Susy.
Giocando ad una specie
di nascondino con oggetti e personaggi, il clima teso è palpabile.
Qualche incertezza verso la metà, quando i gesti diventano
ripetitivi, ma si riprende nel finale in un culmine di suspense e
qualche trovata classica che fa sobbalzare letteralmente.
Audrey
Hepburn (ha avuto una nomination all'Oscar per questo ruolo), è in
parte: si vede che si è preparata e sa affrontare con forza un
personaggio molto difficile, soprattutto perché deve essere
credibile nel manipolare oggetti o camminare in mezzo a veri e propri
ostacoli come una non vedente. Una bella sfida. Alan Arkin già bravo
anche allora, è un cattivo bizzarro e con la Hepburn ha un bello
scontro, un vero e proprio duello. Richard Crenna e Efrem Zimbalist
Jr.. Jack Weston è sempre un ottimo caratterista: ha perfino un tic
all'occhio che sembra reale.
In definitiva è un film ben realizzato
ma un po' datato, di poco respiro, con una regia buona ma troppo al
servizio del copione e un epilogo troppo scontato (seppur liberatorio).
Nonostante ciò mantiene un certo fascino, è
particolare nell'uso delle luci (in quelle scene, in effetti, è
girato con intelligenza), terrorizza e fa provare empatia per la
protagonista braccata nella sua stessa abitazione.
Musiche di Henry
Mancini (un po' debolucce, anche la canzone che si sente nei titoli
di coda).
Da vedere. Consigliato.
Voto: ***
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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