Mi riferisco a Regression di Alejandro Amenábar.
Ecco la recensione:
Regression di Alejandro Amenábar
del 2015. Con Ethan Hawke, Emma Watson, David Thewlis, Lothaire
Bluteau, Dale Dickey, David Dencik, Peter MacNeill, Devon Bostick,
Aaron Ashmore, Aaron Abrams. (106 min. ca.)
John Gray (Dencik) è accusato di aver
abusato sessualmente della figlia Angela (Watson). Il detective Bruce
Kenner (Hawke) si mette subito sulla pista dei riti satanici. L'uomo
confesserà, ma la strada per la verità è ancora lunga...
Thriller
sovrannaturale con venature horror (basato su fatti realmente accaduti, dicono i titoli di testa) molto
interessante inizialmente, dalle atmosfere cupe e dalla fotografia
che vira su toni freddi, verdi, che potrebbe far ricordare qualche
opera di Fincher (Zodiac*, Seven?) e che qui e
lì sembra omaggiare il John Carpenter de Il seme della follia*
(alcune inquadrature notturne lo ricordano.
E anche il rimando alla
scrittrice che crea paura e una certa isteria collettiva) o il
Polanski di Rosemary's Baby (le scene dei riti), ma che
in realtà non riesce né ad eguagliarle né ad avere un briciolo di
quella genialità. Amenábar, il quale aveva così tanto convinto con
le suggestioni e il non mostrare mai esplicitamente spiriti e
fantasmi in The Others - accennandoli e basta -, qui
cerca di fare altrettanto, non abbondando di effetti speciali o di
immagini macabre (che pur sono presenti), non riuscendo tuttavia a
metterci la stessa forza.
La sceneggiatura in sé (scritta sempre da
lui) non funziona e il finale è banale, si accartoccia su se stesso,
viene anticipato e si capisce dove andrà a parare almeno un'oretta
prima.
Nulla è convincente, neppure le azioni che compiono i
personaggi. Un colpo al cerchio e un colpo alla botte per far tornare
i conti. Ma questi non tornano. O almeno, la soluzione appare troppo
semplice per come era stata posta tutta la vicenda. Una delusione.
Il
cast non è pessimo come è stato detto, ma è diretto male, non
sembra crederci mai veramente. Ethan Hawke è sottotono, Emma Watson
sembra sempre sull'orlo del pianto ed è fintissima, non fa provare
empatia nonostante l'impegno. David Thewlis nei panni dello psicologo
Kenneth Raines è sprecato, David Dencik è attonito. Dale Dickey offre forse la performance migliore ma il suo personaggio è una macchietta. E comunque tutti sembrano
spaesati.
Un film di impianto anni '90 (comprese le ingenuità) che
scorre bene e coinvolge ma non spaventa, non ha la tensione adatta ad
una pellicola di questo genere ed ogni colpo di scena è prevedibile
come la pioggia a Pasqua. Pessimo.
Da vedere soltanto per curiosità
(e in lingua originale: il doppiaggio è agghiacciante).
Sconsigliato.
*Mie recensioni
Voto: **
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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