mercoledì 19 aprile 2017

IN SALA - Personal Shopper di Olivier Assayas, thriller psicologico/mistery che parla di comunicazione e di solitudine. Con una Kristen Stewart perfetta come protagonista (regge tutto il film da sola)

Oggi vi voglio parlare di un film in questi giorni nelle sale. Un film di un autore francese molto condiderato. Qui alle prese con una storia particolare e un'opera veramente interessante.
Mi riferisco a Personal Shopper di Olivier Assayas.
Ecco la recensione:






Personal Shopper di Olivier Assayas del 2016. Con Kristen Stewart, Lars Eidinger, Nora von Waldstätten, Anders Danielsen Lie, Sigrid Bouaziz, Ty Olwin, Audrey Bonnet, Pascal Rambert, Benjamin Biolay. (105 min. ca.)
Maureen (Stewart) è una ragazza americana che lavora tra Parigi e Londra come personal shopper. È ancora in lutto per la morte del fratelllo gemello a causa di un difetto cardiaco (che ha anche lei). Questi era un sensitivo e lei stessa comincia ad avvertire strane presenze e capisce che può riuscire a comunicare con loro. 

















Film mistery/drammatico/thriller psicologico criptico e cerebrale, che sì è una "ghost story", ma è anche un modo, attraverso la protagonista, per parlare di comunicazione in senso più ampio e della solitudine dietro la quale ci nascondiamo (siamo sempre dietro uno schermo e ci relazioniamo con gli altri così, ci facciamo influenzare anche da persone che non conosciamo, estranee, anche soltanto attraverso messaggi. Emblematiche le scene in cui lei continua a scrivere al cellulare). 
Kristen Stewart è l'attrice perfetta per questo ruolo: così enigmatica, introversa, taciturna ed al contempo magnetica. La pellicola in pratica è tutta sulle sue spalle e lei riesce a farsene carico senza problemi. Non fa molto in realtà, eppure ogni gesto, ogni movimento ha un senso. Un'interpretazione "interiore".
È un'opera complessa ed articolata, solo apparentemente fredda e forse un po' irrisolta (più di Sils Maria*). Ma cattura, coinvolge e affascina. 
Ha un ritmo sempre costante e teso che non fa staccare gli occhi allo spettatore per un solo istante. Poi che ci siano momenti che provocano un certo spaesamento e turbano (però non diventa mai un film horror, non ci sono scene spaventose, soltanto sottilmente ambigue e strane. È un film sulla paura non "di paura": paura di ciò che non conosciamo. E sulla solitudine) è normale (e auspicabile). Interessante il montaggio e una regia che mostra e non mostra. 
Non un film perfetto, ma pieno d'atmosfera e che non molla neanche a distanza di ore dalla visione e fa porre molte domande. 
Presentato a Cannes e in arrivo nelle sale in questi giorni. 
Da vedere. Consigliato.


*Mia recensione
Voto: ***/***1/2






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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