lunedì 3 aprile 2017

Colonia di Florian Gallenberger, thriller che racconta la storia vera e pressoché sconosciuta, durante il periodo del golpe, dell'enclave "nazista" cilena gestita da un pazzo ex SS. La storia d'amore - convenzionale - è solo un pretesto. Ricco di tensione costante e con scene a loro modo terrificanti, quasi da film horror

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film tedesco con un nome piuttosto noto come protagonista e racconta una parte di storia realmente accaduta. Molti difetti, ma almeno ha il pregio di parlarne. Snobbato al botteghino.
Mi riferisco a Colonia di Florian Gallenberger.
Ecco la recensione:






Colonia di Florian Gallenberger del 2015. Con Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner, Julian Ovenden, Martin Wuttke, August Zirner, Nicolás Barsoff, Steve Karier, Stefan Merki, Johannes Allmayer, Gilles Soeder. (110 min. ca.)
Nel 1973, durante il golpe cileno, Daniel (Brühl), fotografo e simpatizzante di Allende, viene portato nei sotterranei della Colonia Dignidad, un'enclave gestita dal predicatore religioso Paul Schäfer (Nyqvist), e torturato. La fidanzata Lena (Watson) decide di entrare fingendosi una laica in crisi spirituale. Scoprirà e proverà sulla sua pelle violenze inaudite. Scappare non sarà facile. 





















Basato su fatti realmente accaduti (la storia dei due è inventata ovviamente, ma i personaggi sono ispirati a persone realmente esistite), è un thriller/storico/sentimentale di media fattura, con molte forzature e dalle tante scene improbabili soprattutto per quanto riguarda i rapporti causa-effetto e con un finale à la Argo davvero poco credibile. 
Eppure funziona in senso stretto, ossia nel suo essere un thriller mantiene la tensione dall'inizio alla fine. Inoltre, da quando la protagonista entra in quel posto fuori dal mondo, si percepisce la sua caduta nell'abisso di orrore. 
Gallenberger è riuscito a creare quell'atmosfera peculiare e suggestiva che fa vivere allo spettatore lo stesso disagio misto a disgusto dei personaggi. 
La parte storica è decisamente più interessante di quella di fiction molto romanzata dei due amanti che cercano di salvarsi l'un l'altra. E sapere che tutto ciò è accaduto sul serio, che esisteva davvero quel lager (ora riconvertito in "holding Villa Baviera"), all'apparenza un piccolo paradiso simil-bavarese (ma sempre in Cile), in cui l'ex SS Schäfer era libero di abusare (soprattutto bambini), comandare, usare violenza fisica e psicologica come in un'Auschwitz "alternativa" a favore stavolta del governo di Pinochet, mette i brividi e una rabbia enorme. 
Gli attori sono bravi. Emma Watson si impegna in un ruolo dimesso, molto sobrio ma determinato: fa molta tenerezza e ciò va a favore del personaggio. Daniel Brühl riesce ad essere convincente. Michael Nyqvist è eccezionale nei panni di Schäfer: inquietante, perfido, completamente pazzo. Richenda Carey, che interpreta la "kapò" Gisela, è altrettanto sinistra e minacciosa. 
Dunque, è sicuramente un film ambizioso e lodevole per i contenuti, meno per il risultato (ha anche creato qualche tensione in Germania per la sua uscita, dato che pare che il Paese fosse al corrente dei fatti all'epoca) e per la storia d'amore piuttosto convenzionale. 
Il regista e sceneggiatore ha chiaramente attinto da più opere. Non che sia un male, anzi, ma in questo caso qualche banalità e caduta di gusto è presente e non è all'altezza (di un Missing - Scomparso di Costa-Gavras, ad esempio). 
Rimane comunque un pugno allo stomaco che sconvolge in più momenti. 
Da vedere. Consigliato. 


Voto: **1/2





Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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