venerdì 15 aprile 2016

Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson, commedia drammatica agrodolce in salsa orientale. Dai colori sgargianti, tecnicamente impeccabile, con tre attori che funzionano. Simpatia e sensibilità per un film che non lascia indifferenti (come sempre quando si parla di questo grande autore)

Oggi vi voglio parlare di un film di pochi anni fa. Un film molto delicato e ironico diretto da un grande regista - e autore - contemporaneo.
Mi riferisco a Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson.
Ecco la recensione:





Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited) di Wes Anderson del 2007. Con Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman, Amara Karan, Wallace Wolodarsky, Waris Ahluwalia, Irrfan Khan, Barbet Schroeder, Camilla Rutherford, Anjelica Huston, Bill Murray, Natalie Portman. (91 min. ca.)
Francis (Wilson), Peter (Brody) e Jack (Schwartzman) Whitman sono tre fratelli newyorkesi che, dopo la morte del padre, partono per l'India per rivedere la madre (Huston) che nel frattempo è diventata suora e non si è fatta vedere al funerale del marito. Dopo un viaggio interminabile finiranno per trovare sì la madre, ma soprattutto ritrovare se stessi. 
























Commedia drammatica surreale e agrodolce – speziata, in salsa orientale - originalissima e, come al solito con Wes Anderson, bizzarra e colorata. 
E quale migliore occasione per sfruttare questi colori sgargianti in tutte le varie tonalità se non ambientarla in India così da poter giocare anche con le scenografie un po' kitsch (ma sempre di gusto fine, intendiamoci), la fotografia brillante e i costumi? 
Tecnicamente è impeccabile. L'uso sia dei meravigliosi paesaggi che degli interni (del treno) è eccezionale, con un montaggio altrettanto perfetto. Se poi ci si abbina una colonna sonora meravigliosa che passa dai Kinks ai Rolling Stones, da Debussy a Joe Dassin, totalmente coerente (anche per i testi) con quanto raccontato per immagine, allora davvero non ci sarebbe più nulla da aggiungere. 
Eppure qualcos'altro bisogna dire: anche la storia - per quanto stralunata - ha una sua profondità. Il rapporto tra fratelli che inizialmente quasi non si conoscono e poi finiscono per diventare amici, la condivisione di momenti sia divertenti che dolorosi, la riscoperta di una madre che ha lasciato tutto per vivere dell'essenziale. 
E queste valigie che sembrano essere di vitale importanza, ma che in realtà non sono altro che superflue ed ingombranti in confronto a quello che i tre hanno creato, è altresì una commovente lezione di vita. 
Wes Anderson è così, spiazza ogni volta in modo diverso. 
Ha i suoi attori feticcio, ossia Wilson (il più simpatico dei tre, forse, con tutte quelle bende in testa e in faccia), Schwartzman, Huston (fantastica anche se per pochi minuti: la bravura e il carisma non si smentiscono mai), Murray (che in questo caso è solo un cameo), ma li usa a suo piacimento. Ha le sue tematiche ricorrenti (la famiglia, le relazioni), ma sa come rinnovarle e creare qualcosa di nuovo. Un film decisamente meno comico e sincopato rispetto al precedente Le avventure acquatiche di Steve Zissou* (che tuttavia non era meno profondo, solo un po' più leggero), più riflessivo (l'ambientazione lo richiedeva) e dai tempi più dilatati, eppure così appassionante e tenero, con qualche scena comunque irresistibile. 
Suggestivo, demenziale, nonsense addirittura e così fantasioso, che lo spettatore ne rimane rapito, incantato come se, anche stavolta, stesse assistendo ad una favola in movimento. 
Le opere di Wes Anderson, che unisce abilità, la cura maniacale dei particolari ad una rara sensibilità (con quel pizzico di malinconia beffarda), fanno bene sia al cinema che a chi le guarda.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.

*Mia recensione 
Voto: ***1/2






Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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