lunedì 11 aprile 2016

Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola, commedia drammatica grottesca e tragica che con lucida brutalità mette in scena le bruttezze della miseria. Nino Manfredi protagonista eccezionale di un film "nauseante" e malinconico

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film italiano diretto da un grande regista (del quale ho recensito altri due film ultimamente).
Mi riferisco a Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola.
Ecco la recensione:





 
Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola del 1976. Con Nino Manfredi, Francesco Anniballi, Ennio Antonelli, Giselda Castrini, Alfredo D'Ippolito, Ettore Garofolo, Franco Merli, Linda Moretti, Giovanni Rovini, Adriana Russo, Maria Luisa Santella. (115 min. ca.)
Roma, metà degli anni '70. Nella baraccopoli periferica, vive Giacinto Mazzatella (Manfredi) di origine pugliese con la moglie e l'intera famiglia. Tutti in una baracca in condizioni non umane. Giacinto violento e tirchio, ha paura (fondata in realtà) che i suoi parenti vogliano portargli via il milione di lire che nasconde sempre in posti diversi. Nessuno sopporta più quelle terribili condizioni di vita e la situazione peggiora quando Giacinto si porta in casa la procace prostituta Iside (Santella) ed inizia a viziarla. La moglie a quel punto decide di ucciderlo con la complicità di tutto il parentado. 






















Commedia drammatica grottesca intrisa di quel realismo malinconico nostrano à la Pasolini o à la Citti (non è un caso che siano presenti anche attori dei film di Pasolini: Garofolo e Merli). 
Scola mostra senza sconti la miseria, la desolazione e, per l'appunto, il lerciume di quegli ultimi. Lerciume non soltanto fisico, ma anche morale. 
Senza pudore, istintivi come animali (vanno con chiunque quando hanno voglia). Questi poveretti che cercano di farsi le pulci l'un l'altro, si accapigliano per una casa costituita da quattro pezzi di lamiera. Può essere considerato un ritratto non soltanto di una specifica classe in un determinato territorio, altresì metafora dell'intera società. 
Anche i bambini sono come animali. Alla mattina vengono "accompagnati" pochi metri più in là per andare a giocare in un recinto: sarebbe una specie di asilo. Quello che si percepisce è ben altro. Visivamente evocativo, il regista può osare mettendo in scena scene di sesso di ogni tipo, violenza domestica, angherie di ogni tipo. 
Gli attori sono bravissimi: spontanei, hanno la faccia giusta, il piglio giusto. Manfredi qui è in stato di grazia e riesce ad interpretare con convinzione un personaggio ripugnante, irritante per il quale lo spettatore prova soltanto disgusto. Ma nessuno si salva, neanche la nonna (che fa ridere e imbarazza al contempo. Poi, ogni tanto, fin dall'inizio, spara delle perle di saggezza). Tra l'altro è interpretata da un uomo, Giovanni Rovini. 
Un film duro, tragico, crudo, brutale (anche per i toni), nauseante, un vero pugno allo stomaco, scritto benissimo e diretto con intelligenza e lucidità. 
Anche il ritmo è sempre teso: il pubblico viene coinvolto immediatamente nella vicenda di questi derelitti e partecipa, vuole vedere fino a che punto arriva. 
Il finale infatti non si smentisce: è uno schiaffo. 
Perfetta la colonna sonora di Armando Trovajoli. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2/****









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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